TORINO FILM FESTIVAL 2006 - DOC 2006 - PERRYFARRELL

Una anarchia visiva, tecnica e concettuale anima Perryfarrel, documentario portato in concorso da Giovanna Sonnino.
Il lavoro procede contemporaneamente in due direzioni apparentemente opposte. C’è, infatti, una spinta verso l’esterno che porta sullo schermo una Catania che si capisce essere molto amata dall’autrice, e che arriva a noi attraverso i suoi sapori - colori, difficile scindere le due parole in Sicilia, ma anche attraverso il suo mediterraneo modo di restare ancorata ad usi e tradizioni antiche, dove sacro e profano si scontrano e si compenetrano. Parallelamente c’è il racconto di una storia intima ma quasi prostituita all’occhio di una telecamera molto più che presente, si direbbe quasi vigile.
Nulla sembra essere pianificato se non l’assenza della pianificazione stessa. Pur restando sempre emanazione dell’occhio della Sonnino, la telecamera compie un viaggio infinito tra le mani di improvvisi ed improvvisati operatori. Sembra quasi che lo scopo sia cercare di catturare quante più ottiche e visioni possibili in uno spasmodico allargamento del concetto di punto di vista. Ma è anche un gioco di libertà creativa, il rifiuto, ed al contempo dichiarazione, dello stile, la rinuncia a qualsiasi omogeneità.
Eppure la confusione visiva che ne viene fuori, l’assoluta mancanza di costruzione dell’inquadratura, così come la moltitudine scenografica sembrano possedere un loro ragionato codice di comportamento.
Vengono alla mente certe dichiarazione di Perry Farrel, cantante icona, oltre che titolo del documentario, di cui la Sonnino conserva in casa una sorta di gigantografia. “Bisogna avere una visione periferica, l’unica possibile per vedere il centro”, tra le più famose dell’artista newyorchese, si adatta in maniera straordinaria al lavoro della regista catanese. Quella che, infatti, ci presenta è una visione che parte dai margini, dai confini, siano essi geografici o concettuali, per arrivare poi al centro; il centro di Catania con la processione dedicata a Sant’Agata, il centro di una sua possibile avventura sentimentale, il centro delle sue relazioni emotive.
Anche il montaggio, che pare più ordinare che selezionare, si astiene da qualsiasi implicito principio, uniformandosi allo stile del documentario. Un lavoro, quello della Sonnino, libero da sovrastrutture e da obblighi cinematografici, una boccata d’ossigeno, probabilmente per l’autrice, un documentario godibile per chi ne fruisce.
(Perryfarrell) Regia, soggetto, sceneggiatura: Giovanna Sonnino; fotografia: Giovanna Sonnino, Giovanni Catania, Nuccia Longo, Cristiana Mastropietro, Angelica Grizi, Luigi Las Casas, Hugo Kroiss, Antonio Lizzio, Antonio Bonaccorso; montaggio: Luca Motta; suono: Antonio Lizzio; produzione: Giovanna Sonnino; distribuzione: Mathelikaorigine: Italia 2006; durata: ‘70;
