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TORINO FILM FESTIVAL 2006 - DOC 2006 - THIS IS MY SISTER

Pubblicato il 17 novembre 2006 da Salvatore Salviano Miceli


TORINO FILM FESTIVAL 2006 - DOC 2006 - THIS IS MY SISTER

L’argomento è tra quelli che bene si presterebbero ad uno stile meramente didascalico, ritmato da una cadenza drammatica sempre più profonda. Piperno, al contrario, usa una chiave di lettura assai distante.
This is my Sister mantiene la sua carica sociale raccontando semplicemente la vita di Jane e Alvin, madre e figlio ed entrambi sieropositivi, ma nulla concede al patetico, costruendo un delicato ritratto che per equilibrio e godibilità potrebbe benissimo essere scambiato per un’opera di finzione.
In realtà, la scoperta della malattia e lo sconquasso che essa inevitabilmente porta nella vita dei protagonisti è perfettamente avvertibile, così come la paura, più che giustificata, dell’emarginazione e la depressione che ne consegue.
Sfruttando però anche la naturale verve del terzo personaggio principale, Martha, sorella di Jane, e reale motore dell’azione, Piperno si astiene dal portare sullo schermo esclusivamente disperazione ed angoscia, ma affronta il coraggio, la rivalsa e la voglia di andare avanti. Anche in questo caso si astiene dalla retorica, concentrandosi sulla natura cinematografica della sua opera e realizzando un prodotto assai interessante.
Tra le vie di Nairobi, dunque, Piperno, consapevole dell’impossibilità di riprendere un momento di così profondo dolore della vita di una famiglia, come la rivelazione della malattia, decide di affidarsi ad un linguaggio non più violentemente descrittivo, tipico del documentario. Quello che ne risulta è un viaggio più intimo, figlio dell’esplorazione e dell’uso di stili che, per forma e leggerezza, appartengono forse più ad un genere come la fiction.
Jane, Alvin e Martha interpretano, quindi, la loro reale esperienza e lo fanno senza però rivelare una qualche parziale artificiosità del progetto, anzi restituendo pienamente la verità della storia che li aveva visti già protagonisti nella vita reale prima ancora che sullo schermo.
Piperno sceglie, come lui stesso dichiara, di non volgersi al passato, basandosi su interviste e documenti da ricostruire. La scelta gli permette di associare il ritmo più congeniale e funzionale al tipo di storia raccontata, concorrendo ad aumentare l’interesse per questo suo lavoro.
Come già detto, infatti, il film è assolutamente riuscito non solo strutturalmente, ma anche ideologicamente.
Evitando la pedanteria e la retorica, arriva prima il messaggio ed il valore che sta alla base del progetto e cioè mostrare come sia ancora presente una malattia, l’Aids, che nell’occidente si è deciso consapevolmente, forse perché fra tutte è quella che più mette in discussione i rapporti sociali, di dimenticare. Piperno lo fa con originalità ed ironia e non era semplice.


CAST & CREDITS

(This is my Sister) Regia e fotografia: Giovanni piperno; montaggio: Ilaria Fraioli; suono: Max Gobiet; interpreti: Jane Kinyanjui, Martha Kinyanjui, Alvin Kinyanjui ; produzione: AMREF - Mestiere Cinema; origine: Italia / Kenia 2006; durata: ‘62;


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