TORINO FILM FESTIVAL 2006 - FUORI CONCORSO - 46 OKU NEN NO KOI - BIG BANG LOVE, JUVENILE A

Miike Takashi procede ormai da 13 anni ad una profonda rielaborazione dell’immaginario horror, fantascientifico-cyberpunk e manga, un’operazione che si fa sempre più imprescindibile per il cinema contemporaneo. Il suo cinema è un incontro di linguaggi e materiali frammisti, coagulati in un insieme unico e coerente. Con Big Bang Love conferma la sua straordinaria capacità di riproporre temi e visioni provenienti da differenti generi, acuendo anzi l’integrità del suo discorso personale. Traduce le diverse influenze in un unico, riconoscibilissimo stile, dimenticando ogni ostentazione di versatilità.
Big Bang Love racconta la storia di Jun Ariyoshi, in carcere per aver ucciso un cliente del bar gay dove lavorava, dopo che questi l’aveva stuprato. In prigione Ariyoshi conosce Shiro Kazuki, un detenuto violento e feroce, che diventa amico di Ariyoshi e lo prende sotto la sua ala protettiva. Tra i due si instaura un rapporto di sensualità e di passione. Ma un giorno una guardia trova il corpo di Kazuki privo di vita mentre Ariyoshi, sopra il cadavere, urla di essere il responsabile della sua morte.
La storia di Ariyoshi e Kazuki viene ricostruita a partire dall’omicidio. E’ stato davvero Aryioshi ad uccidere Kazuki? Quale può essere stata la ragione? Il film procede dunque ad una vera e propria indagine del tempo che precede l’assassinio, scavando nella storia dei due e degli altri prigionieri a loro collegati. Assistiamo così a un film performativo, che si costruisce e si ricostruisce alla ricerca della verità, sviluppando la sua integrità a partire dall’omicidio, momento generativo del plot. Vengono acquisiti passo passo tasselli, collegamenti, attraverso un procedimento decisamente efficace, come nel momento in cui Miike decide di riproporre la stessa scena, un momento che potrebbe essere fondamentale per la soluzione della storia, più volte, sotto diversi punti di vista. In questo modo vengono segnati ipotetici snodi narrativi e le piste del caso che di volta in volta sembrano più verosimili. Ma è importante sottolineare come Big Bang Love non sia affatto una detective-story: tanto che i poliziotti che cercano di risolvere il caso rimangono sempre nell’ombra, come simulacri che fanno da portavoce alle domande che il film pone a sé stesso. L’indagine di Big Bang Love è strutturale: è la modalità di racconto del testo. Lo sguardo è rivolto esclusivamente alla vicenda ingenerata.
Una storia di proiezioni e di presenze, di inquietanti fantasmi dal passato e di complesse indagini interiori. In quest’atmosfera eterea e profondamente irreale, la regia riesce ad esaltare straordinariamente la violenza che sottende tutto il testo, la pulsione erotica e mortale che ne trabocca.
Una forza impressionante emerge da un uso eccessivo e viscerale dei colori e accentua la materialità metafisica del film; come il carcere, o il deserto fuori da esso, o l’astronave. Tutto concorre a creare un ambiente alieno, astratto, uno spazio filmico unico ed irripetibile.
Un’opera dall’eccezionale forza visionaria.
(46 Oku Nen Nokoi) Regia: Miike Takashi; soggetto: dal romanzo di Ikki Kjiwara, Hisao Maki; sceneggiatura: Masa Nakamura; fotografia: Masahito Kaneko; montaggio: Yasushi Shimamura; scenografie: Nao Sasaki; costumi: Michiko Kitamura; interpreti: Ryuhei Matsuda (Jun Ariyoshi), Masanobu Ando (Shiro Kazuki), Shunsuke Kubozuka, Kiyohiko Shibukawa, Jo Kanamori; produzione: Shiro Sasaki, Takeshi Watanabe; distribuzione: Shochiku Co. Ltd; origine: Giappone, 2006; durata: 85’
