Torno a vivere da solo

Nel 1982 Vado a vivere da solo lanciò definitivamente Jerry Calà sul grande schermo. Da quel film in poi, il comico ex membro dei Gatti di vicolo Miracoli divenne uno dei nuovi divi della comicità popolare italiana, incarnando il trentenne donnaiolo eterno adolescente. Oggi, dopo una carriera che l’ha visto grande protagonista negli anni ottanta e poi in declino costante fino al nuovo millennio, Calà prova a tornare al successo con il seguito ideale del film diretto da Marco Risi.
Questo è il film della mia maturità. Così Jerry Calà, qui nelle vesti di regista e attore, ha definito il suo ultimo lavoro, Torno a vivere da solo. Guardando a questa affermazione senza prevenzioni e soprattutto considerandola contestualizzata all’interno dell’universo cinematografico dell’attore, ci troviamo d’accordo con Calà. Non possiamo ritenerla un’opera che si stacca notevolmente da un punto di vista qualitativo dal livello dei precedenti lavori da lui interpretati; però entrando nel mondo leggero, scanzonato, popolaresco e mai troppo impegnato delle sue pellicole, quest’operazione può veramente segnare un passo verso la maturazione di Jerry Calà. Non ci troviamo di fronte ad una commedia sofisticata, dall’umorismo sottile ed intelligente, ma da un punto di vista registico e soprattutto contenutistico ci mostra una nuova faccia del comico e dell’autore Calà.
Innanzitutto, il film non si presenta sciatto, sbrigativo, inconcludente e volgare come le sue ultime regie (vedi Vita smeralda e Gli inaffidabili), ma al contrario si lascia guardare piacevolmente grazie ad una sceneggiatura semplice ma efficace che punta soprattutto sui dialoghi e sui personaggi piuttosto che sugli sketch, e ad una regia che in questa occasione rivela un tocco delicato e offre una messa in scena ritmata e gradevole. In più, Torno a vivere da solo risulta un’opera molto personale, che non ha la presunzione di raccontare il mondo dei giovani di oggi né di continuare a rinchiudere l’ormai cinquantenne protagonista nel personaggio eterno giovane che l’ha reso popolare negli anni ’80. Troviamo infatti un Jerry Calà che non nasconde il peso degli anni e che si ritrova alla prese con i problemi matrimoniali e familiari dei cinquantenni, con i figli e con il mondo di oggi.
Il regista/attore appare anche più maturo nel trattare queste tematiche. Lo fa infatti con un tono sempre divertito, simpatico, spensierato, e nonostante a tratti cada in discorsi scontati e prevedibili, rifugge costantemente la superficialità. In più il film ha un altro pregio: non gioca nostalgicamente con il film dell’82. Sebbene la sequenza della presentazione del loft sia un omaggio esplicito a Vado a vivere da solo, essa però rimane l’unica parentesi nostalgica che il regista si concede. Tutto il resto del racconto offre infatti spunti, personaggi e situazioni che si distanziano notevolmente dal vecchio lavoro. Ciò avviene anche grazie alla perfetta contestualizzazione del racconto nell’Italia attuale ed al modo in cui i due sceneggiatori (lo stesso Calà e Gino Capone) riescono ad inserire in esso molti dei problemi presenti oggi nel nostro paese. Per cui il film si fa specchio, critico ma speranzoso, dell’Italia dei SUV, dei divorzi, delle famiglie allo sbando, della droga giovanile, dello shopping sfrenato, dei mancati PACS.
Sottolineando doverosamente il fatto che Torno a vivere da solo rientra in quel genere di commedie italiane similcinepanettone/revival vanziniano anni ’80, e quindi precisando che quanto detto finora va comunque preso con le pinze e soprattutto rapportato allo standard medio di quel tipo di film, è bene però riconoscere i meriti di Jerry Calà, che ha saputo reinventarsi come attore e come regista e che è riuscito a dirigere sapientemente i suoi attori, da Tosca D’Aquino a Don Johnson, da Enzo Iachetti fino all’ottimo Paolo Villaggio.
Bisogna ammetterlo: un’inaspettata rinascita.
(Torno a vivere da solo) Regia: Jerry Calà; sceneggiatura: Jerry Calà. Gino Capone; fotografia: Duccio Cimatti; montaggio: Patrizio Marone; scenografia: Alfonso Rastelli; costumi: Giovanna Tresoldi; interpreti: Jerry Calà (Giacomo), Enzo Iacchetti (Ivano), Tosca D’Aquino (Francesca), Paolo Villaggio (padre di Giacomo), Eva Henger (Jessica); produttore: Massimiliano Caroletti; distribuzione: Eagle Pictures; origine: Italia; durata: 106’.
