Treno di notte per Lisbona

Un regista di valore, vincitore in passato di un Oscar per il miglior film straniero e di due Palme d’Oro; una sceneggiatura tratta da un bestseller, enormemente apprezzato nei paesi di lingua tedesca; un cast internazionale di notevole livello. Questi i robusti pilastri su cui si fonda Treno di notte per Lisbona, una coproduzione europea che coinvolge Germania, Svizzera e Portogallo. Per la messa in scena del romanzo omonimo di Pascal Mercier, denso di riflessioni filosofico-esistenziali, il cineasta danese Bille August sceglie registri ed atmosfere da thriller psicologico; l’insopprimibile esigenza del protagonista di far luce su un mistero incastonato tra il passato ed il presente diventa l’occasione per un viaggio alla riscoperta del significato della vita ed alla ricerca di nuove speranze per il futuro. Puntando molto sulle suggestioni visive dei luoghi ed affidandosi – forse un po’ troppo - a “profonde” considerazioni con voce fuori campo, il film palesa un ritmo narrativo discontinuo, che alterna momenti di elevata tensione drammatica ad altri molto meno coinvolgenti; alla fine si ricava l’impressione che non sia del tutto riuscito l’ambizioso tentativo di tradurre in immagini un’opera letteraria sostanzialmente incentrata su tematiche filosofiche.
La pellicola segue le vicende di Raimund Gregorius, attempato professore di latino di Berna, che vive un’esistenza monotona e prevedibile, organizzata e rassicurante. Quando gli capita di salvare la vita ad una giovane donna che intendeva suicidarsi, non si rende conto di aver modificato anche il suo stesso destino. Comincia infatti a riflettere sul fatto che un solo istante può cambiare una vita e, dopo aver trovato un libro ed un biglietto di treno per Lisbona nel cappotto dimenticato dalla donna, cede all’impulso di partire per seguirne le tracce. La lettura del libro, opera di un medico oppositore del regime dittatoriale di Salazar, lo porterà, una volta giunto nella capitale lusitana, ad effettuare un appassionato lavoro di indagine sulla vita e le relazioni dell’autore, ormai morto. L’esistenza di Raimund troverà così nuovi stimoli e verrà altresì a determinarsi quel cambiamento di cui il professore aveva assoluta esigenza, pur non avendone piena coscienza.
In Treno di notte per Lisbona, la linea narrativa oscilla continuamente tra presente e passato, attraverso frequenti flashback che non si caratterizzano peraltro per l’uso di stili differenziati; Bille August sceglie infatti di rinunciare, ad esempio, ad immagini desaturate o monocrome per indicare che l’azione si colloca in un periodo anteriore, confidando molto nelle capacità del pubblico di districarsi agevolmente nei ripetuti salti temporali. Al riguardo, appare molto convincente la ricostruzione del periodo del regime dittatoriale degli anni ’70, con ambientazioni piene di fascino ed una Lisbona ricca di suggestioni romantiche; anche le sequenze relative a quello stesso periodo presentano un grado di credibilità ed un’intensità drammatica che non si riscontrano, invece, in quelle del presente, a tratti troppo “cerebrali” e con svolte di trama decisamente improbabili. Lo stesso Jeremy Irons, pur trasudando sempre carisma e talento, non sembra pienamente convinto del suo ruolo, offrendo un’interpretazione senza troppe sfumature, monocorde e poco appassionata.
Treno di notte per Lisbona è certamente un esempio di cinema di qualità; la cura nella costruzione delle immagini, la raffinatezza dell’ambientazione, la suggestione delle atmosfere, la profondità dei dialoghi sono tutti elementi che donano classe e fascino alla pellicola. Il problema però è che, forse, si è voluto trasferire in massa nel film tutto il contenuto filosofico ed esistenziale del libro di Mercier; la conseguenza è stata quella di appesantire la narrazione con numerose considerazioni che spaziano su senso della vita e solitudine, su amore ed amicizia, su lealtà e fiducia, su dovere morale ed impegno politico. Poiché, tuttavia, non tutto può essere espresso attraverso la sola forza delle immagini, c’è ridondanza di parole spesso affidate a commenti fuori campo, che finiscono peraltro per banalizzare certe situazioni. Ne deriva un film interessante ma dal ritmo disomogeneo che, nei momenti di minore intensità drammatica, può anche risultare freddo e poco coinvolgente.
(Night Train to Lisbon) Regia: Bille August; sceneggiatura: Greg Latter, Ulrich Herrmann; fotografia: Filip Zumbrunn; montaggio: Hansjorg Weissbrich; musica: Annette Focks; scenografia: Augusto Mayer; interpreti: Jeremy Irons, Jack Huston, Melanie Laurent, Tom Courtenay, Bruno Ganz, Lena Olin; produzione: K5 International, K5 Film, Palmstar Media Capital, Studio Hamburg Filmproduktion; distribuzione: Academy 2; origine: Germania, Svizzera, Portogallo; durata: 110’.
