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Tulpa - Perdizioni mortali

Pubblicato il 21 giugno 2013 da Giuseppe Valentino
VOTO:


Tulpa - Perdizioni mortali

Free your Tulpa…

Accompagnato da questo leitmotiv, Federico Zampaglione dopo l’ottima commedia-noir Nero bifamiliare e l’horror a tinte forti Shadow, torna al cinema con questo Tulpa – Perdizioni mortali, thriller dal gusto retrò.

Lisa è una donna in carriera. Professionale ed impeccabilmente seria di giorno, di notte svestiti gli abiti della manager, con un trucco pesante, diventa la sensuale virago frequentatrice di un esclusivo club di scambisti: il Tulpa. Nell’esoterico locale, sotto la guida del guru Kiran, la bella Lisa si concede piccanti incontri sessuali sia con uomini che con donne. Il tutto sembra molto appagante finché, ad uno ad uno, tutti i suoi partner cominciano ad essere decimati da un misterioso killer. Cosa accadrà alla povera Lisa?

Federico Zampaglione ama il cinema, e soprattutto quelle pellicole di genere che nello storico ventennio 1970/80 alcuni coraggiosi e spesso talentuosi autori hanno regalato all’Italia e al mondo. Memore di questa gloriosa eredità - che negli anni ha saputo catalizzare intorno al suo nucleo tutta una schiera agguerrita di fan, tra cui alcuni importanti registi d’oltreoceano (John Landis, Martin Scorsese, Quentin Tarantino solo per citare i più noti) – il leader dei Tiromancino decide di confrontarsi con il giallo a sfondo erotico. Zampaglione, anche basandosi sulla sua esperienza di cinefilo, sa benissimo che questo genere ha delle regole precise, e infatti per confezionare il suo Tulpa, cerca di seguire fedelmente tutti gli archetipi coniati dal cinema del primo Argento, da Bava Jr. e da Sergio Martino (non a caso la scena di sesso a tre ricorda, e non poco, le immagini d’apertura di I corpi presentano tracce di violenza carnale dello stesso Martino). Volendo realizzare un divertissement allo stato puro, il regista sceglie di tenersi alla larga da qualsiasi intento di critica sociale, o anche di semplice richiamo alla contemporaneità, se si esclude ovviamente l’ambientazione tra gli uffici dell’Eur, che comunque serve solo ad inquadrare in un contesto lavorativo e d’abitudini il personaggio di Lisa (Claudia Gerini).

Tulpa, pur se non privo di un suo fascino, è un film non del tutto riuscito. Il problema non è dato dal fatto che il suo autore, coltivando e assecondando una passione, desideri riportare in auge un genere che ha fatto e continua a fare proseliti, ma che il suo thrilling latita proprio di tutti quegli elementi che avrebbero dovuto esserne il punto di forza. Poca suspense; omicidi sì efferati, ma che nella maggior parte dei casi si limitano ad una sequela di citazioni: la modalità con cui viene assassinato il primo uomo ad esempio, ricalca l’uccisione del fidanzato di Betty in Opera (Dario Argento 1988); la donna a cui viene sfigurato il volto con l’olio bollente, è citata quasi alla lettera (lì però era dell’acido) da …E tu vivrai nel terrore! L’aldilà (Lucio Fulci 1981), e questo solo per segnalare i due casi più evidenti. Certo, il minuzioso lavoro sulle citazioni è sicuramente apprezzabile, ma avrebbe dovuto essere accompagnato anche da qualcosa di più personale, per evitare la semplice riproposizione e catalogazione di scene già note. L’altro punto debole del film, è rappresentato proprio dalle tanto sbandierate scene erotiche, che si limitano a poche e castissime immagini. Siamo ben lontani dalla vette sensualissime della scena d’amore in mezzo ai cocci di bottiglia, tra Edwige Fenech e Ivan Rassimov in Lo strano vizio della Signora Wardh (Sergio Martino 1971), o dal nudo di Barbara Bouchet, serpente tentatore del piccolo Michele in Non si sevizia un paperino (Lucio Fulci 1972). Nonostante tutto però, sprazzi di vera bravura registica sono percepibili, perché va detto che Federico Zampaglione, a livello visivo, gestisce benissimo l’intera operazione, ed anzi evita il naufragio di un film altrimenti deludente. La sequenza iniziale ad esempio, l’incontro tra i due amanti all’interno del residence deserto, priva di dialoghi e illuminata in maniera fortemente contrastata, lasciava ben sperare (soprattutto per il macabro dettaglio degli organi genitali asportati al povero erotomane). L’apprezzabile lavoro sulle immagini si concretizza in una manciata di sequenze che mostrano quello che il film avrebbe potuto essere. Affascinante e ben strutturato il primo incontro di Lisa con l’elegante e algido Kiran (Nuot Arquint) all’interno dei locali del Tulpa; bella la sequenza dell’inseguimento nei sotterranei, tutta virata sui toni del rosso acceso (un plauso all’elegante fotografia di Giuseppe Maio), e quella in cui la Gerini apprende dal giornale della morte dei suoi partner sessuali, girata con una fluidissima camera a mano. Il problema purtroppo è da attribuirsi quasi esclusivamente ad una sceneggiatura poco originale che, nonostante la firma (a livello di soggetto) del mitico Dardano Sacchetti, si limita a cucire insieme situazioni e intuizioni già ampiamente sperimentate in altre pellicole. Forse a Zampaglione è mancato quel pizzico di incoscienza e stravaganza che ha permesso ad esempio a Rob Zombie, con materiale altrettanto trito, di realizzare nel suo The Lords of Salem, un film straordinario nella forma, visionario nel contenuto e fortemente originale pur nella non originalità della trama.


CAST & CREDITS

(Tulpa); Regia: Federico Zampaglione; sceneggiatura: Federico Zampaglione, Giacomo Gensini; fotografia: Giuseppe Maio; montaggio: Marco Spoletini; musica: Andrea Moscianese, Federico Zampaglione, Francesco Zampaglione; interpreti: Claudia Gerini, Michele Placido, Michela Cescon, Nuot Arquint, Ivan Franek; produzione: Maria Grazia Cucinotta, Giovanna Emidi, Silvia Natali; distribuzione: BoleroFilm; origine: Italia 2012; durata: 82’


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