Tutti al mare

Con Tutti al mare esordisce alla regia Matteo Cerami, figlio di Vincenzo, uno dei più illustri tra gli sceneggiatori del cinema italiano degli ultimi cinquant’anni. Già assistente alla regia di Benigni per Pinocchio e dei fratelli Frazzi per Certi Bambini, nonché autore del documentario La voce di Pasolini, il giovane Cerami sembra, anche a detta degli attori, sicuro nell’uso del mezzo cinematografico, come effettivamente si evince dalle belle inquadrature, ben esaltate dall’ottima fotografia di Calvesi e dal poetico gusto della scenografia di Giada Calabria. Maurizio, quarantenne scapolo che bada all’anziana madre paralitica, è il proprietario di un chiosco/ristorante sulla costa laziale, affollato nelle giornate estive dai personaggi più disparati: venditori di pesce tanto fresco da essere congelato, omosessuali feticisti, iettatori, lesbiche incinte, conduttrici della tv dei sentimenti, polacche in cerca di italiani «stronzi» da sposare e sfruttare, italiani «stronzi» sposati a polacche che li sfruttano, amici traditori, settantenni cleptomani e senza memoria e ottantenni che ricordano perfettamente la guerra e la raccontano ai nipoti. In serata, il locale assume tutta un’altra luce quando i “coatti” proletari lasciano il posto ai decadenti miti televisivi che si riuniscono per mangiare del pesce “fresco”, sebbene questa cena sia rovinata da uno sbarco di clandestini portati a riva da un bellissimo e incombente mare illuminato dalla luna piena.
Se il riferimento principale è quello di Casotto del misconosciuto Sergio Citti, in realtà gran parte della filmografia del regista romano è chiamata in causa: da Mortacci (lo stesso titolo ne è una citazione) a Cartoni animati (per il tema dell’immigrazione), da I magi randagi (per il tema delle nascite zero) a Vipera (il cavallo che corre sulla spiaggia), e va inoltre sottolineata la palese citazione di Che cosa sono le nuvole? di Pasolini. Sebbene oggi sembri quasi impossibile fare cinema come lo faceva Citti (con pochi soldi, una fotografia non patinata, attori non professionisti e storie anticonvenzionali inquadrate in un modo assolutamente personale), è apprezzabile il tentativo, non del tutto riuscito, di Matteo Cerami di rivendicare un modello del passato al quale, probabilmente in ogni caso, sarebbe stato ricondotto. Gianfranco Piccioli, produttore di Casotto così come di Tutti al mare, definisce questo film lo spaccato di «Un’Italia ancora ridente, ma spiaggiata» ed è amaro constatare quanta rassegnazione a questa consapevolezza trasudi dalla pellicola.
Se gli elementi surreali, tanto amati da Citti, sono ben rimodellati dal giovane Cerami, manca invece l’ “inquietante”: non è sacrificata Adalgisa, la conduttrice della tv dei sentimenti che odia dover sorridere sempre e che, nonostante si areni con il suo salvagente, riesce a tornare a riva; non è sacrificato neanche il topo che Maurizio riesce a catturare dopo lunghe peripezie, salvato dalle hostess omosessuali Giovanna e Sara, che lo definiscono cristianamente un essere di Dio al pari dell’uomo. L’unico sacrificio è quello della memoria: muore il nonno ottantenne congestionato da un gelato di troppo, senza che nessuno se ne accorga o pianga più di tanto la sua dipartita. In antitesi a questo ottantenne, è la generazione che lo succede, rappresentata da Nino, il quale ride e scherza, ruba e dimentica in nome della tanto citata democrazia che si traduce in atto nella libertà senza regole di calpestare gli altrui diritti e fare un po’ quel che si vuole. Un’Italia spiaggiata, dove la gente mangia, ma non ha fame e non sembra apprezzare i pasti che consuma annoiata, mentre discute dell’ultimo morto ammazzato glorificato dalla cronaca nera. Un’Italia dove il gommone di immigrati guastafeste appare più come una feconda speranza, che come un problema.
(Tutti al mare) Regia: Matteo Cerami:; sceneggiatura: Vincenzo Cerami, Matteo Cerami; fotografia: Maurizio Calvesi; scenografia: Giada Calabria; montaggio: Anna Napoli e Patrizio Marone; musica: Nicola Piovani; interpreti: Maurizio (Marco Giallini), signora Valeria (Ilaria Occhini), Adalgisa (Anna Bonaiuto), Alfredo (Ninetto Davoli), Nando (Libero De Rienzo), il suicida (Ennio Fantastichini), Gigi (Francesco Montanari), Giovanna (Ambra Angiolini), Smemorato (Gigi Proietti), Sara (Claudia Zanella), nonno (Sergio Fiorentini), Alina (Elena Radonicich), Gianni (Vincenzo Cerami); produzione: Film Vision, Rai Cinema; distribuzione: Rai Cinema; origine: Italia; durata: 95’.
