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Tutto in quella notte

Pubblicato il 17 ottobre 2004 da Simona Morgantini


Tutto in quella notte

Tutto in quella notte è un film che merita un’attenzione particolare nel panorama cinematografico italiano almeno per due motivi: è scritto molto bene e sembra irrorare di nuova vitalità il genere della commedia. La sceneggiatura è un ben congegnato incastro di storie e personaggi che si intrecciano in modo originale, per alcuni tratti anche in maniera esilarante. I dialoghi hanno il ritmo vivace e brillante della commedia ebraico newyorchese e senza essere volgari o sciattamente televisivi. I colpi di scena e il finale a sorpresa completano il quadro di una commedia deliziosa intrisa di humor e intelligente satira sulla società contemporanea e i suoi idoli. Tutto in quella notte ha il merito di non rifarsi in modo stanco e pedissequo alla “vecchia” commedia all’italiana, ormai agonizzante su schemi narrativi e stilistici consunti. L’umanità descritta da Franco Bertini è mediocre, ipocrita, egoista, ambiziosa, avida di soldi e di sesso ma molto diffusa e riscontrabile in tutte le classi sociali. Il vero protagonista della storia è l’avidità, o meglio l’insensatezza dell’avidità. I protagonisti appartengono a classi sociali e culturali diversissime, ma tutti soffrono della stessa malattia: l’ansia del desiderio fine a se stesso in una società opulenta e consumistica che sembra sollecitare solo frenesia e perdita del proprio baricentro. Bertini “mostra” senza giudicare, senza dare lezioni di morale, ma semplicemente “fa parlare i fatti” attraverso la concatenazione delle azioni dei personaggi e il loro buffo decadere e rovinare dietro a desideri idioti e inutili imposti dai media. Un film al fondo tragico, con cui è in linea il finale molto amaro che può sulle prime spiazzare. Il film di Bertini pone infine una riflessione sul cinema d’autore, che da qualche anno in Italia sembra debba essere “per forza” di tono fosco, morboso, privo di ironia, e preferibilmente trattare di temi lontani dalla quotidianità: storie “limite” tipo patologie psichiche, mafiosi di buon cuore, amori anoressici, eccetera. Bertini anche in questo ha un grosso merito e il suo film, prodotto a basso budget da Aurelio De Laurentiis, potrebbe porsi come esempio di un redivivo cinema nostrano.

regia: Franco Bertini sceneggiatura: Franco Bertini fotografia: Daniel Poli montaggio: Fulvio Molena interpreti: Luciano Scarpa, Eleonora Russo, Flavio Insinna, Rolando Ravello produzione: Aurelio De Laurentiis origine: Italia 2004 durata: 96’ distribuzione: Film Mauro

[ottobre 2004]

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