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Un’estate al mare

Pubblicato il 3 luglio 2008 da Antonio Valerio Spera


Un'estate al mare

Quando venne annunciato l’inizio delle riprese, la stampa lo aveva già ribattezzato il cinecocomero, sostituendo il tipico frutto estivo al panettone natalizio. In effetti, da un punto di vista commerciale, questa ci sembra la denominazione più azzeccata. Così come il film di Natale attira nelle sale milioni di spettatori durante il periodo invernale, l’obiettivo di Un’estate al mare era (ed è) quello di trasportare nel periodo estivo l’entusiasmo di quel tipo di pubblico appassionato di cinepanettoni. Cosa, tra l’altro, assolutamente non facile, dato che da sempre l’estate per le sale italiane è il momento in cui gli incassi calano fragorosamente.
Dopo aver visto il film, però, ci si rende conto che il fine di tale operazione va oltre l’obiettivo commerciale. Un’estate al mare, infatti, nei limiti del suo risultato (che avremo modo di argomentare), si inserisce perfettamente nell’ultima stagione vanziniana, quella che vede una ripresa di attori, di tematiche, di strutture e di atmosfere della passata commedia italiana. Avevano iniziato con La mandrakata, seguito del cult Febbre da cavallo, per poi continuare con In questo mondo di ladri, omaggio ad un certo cinema di Totò (vedi su tutti Totòtruffa ’62 e La banda degli onesti), con Il ritorno del monnezza, che riportava sullo schermo le atmosfere della commedia polizziottesca di Tomas Milian, ed in conclusione con Eccezziunale veramente capitolo secondo me e 2061, entrambi un tentativo di dare nuova linfa al linguaggio storpiato del terrunciello di Abatantuono, il secondo aggiungendo una rielaborazione del mitico L’armata Brancaleone. Molti di questi riferimenti sono espliciti e volontari, altri invece sono rimandi impliciti fatti da chi la commedia italiana la conosce a memoria e ce l’ha nel sangue.
Un’estate al mare rientra perfettamente in questa tendenza revival del cinema dei Vanzina, perché sia strutturalmente che contenutisticamente assembla in sé diversi aspetti della commedia italiana del passato. Bisogna innanzitutto partire dalla costruzione in episodi. Il film è infatti diviso in sette capitoli differenti, sette storie che sono accomunate esclusivamente dall’atmosfera estiva. Questa struttura non può che richiamare alla mente un atteggiamento narrativo che da I mostri in poi è diventato una delle peculiarità di tanto cinema italiano e che i due autori romani hanno ripreso già in altre occasioni (vedi Le barzellette).
Successivamente, è bene analizzare i contenuti degli sketch. Tutti partono da un’ossatura narrativa basata su equivoci, segreti e bugie, ma – come da sempre nel cinema vanziniano – questa facciata di puro divertimento nasconde sempre una critica sociale e di costume. La netta opposizione tra le classi sociali, che è costantemente presente nell’opera, è un’eco precisa della commedia all’italiana. Il povero che finge di essere ricco, l’incapace che fa carriera solo perché è riuscito a portare all’altare il partner benestante, il burino ripulito che ha l’aria di un uomo d’affari ma che dentro di sé crede ancora alla sua anima verace non sono altro che dei personaggi-topoi che provengono dal cinema degli anni ’60 e ’70, quello dei vari Sordi, Tognazzi, Gassman e Manfredi.
L’ episodio in cui questa ripresa tematica e di atmosfera risulta più evidente è anche l’episodio più riuscito. Ci riferiamo a quello interpretato dalla coppia Brignano-Brilli, in cui dal duetto-scontro tra i due amanti chiusi in ascensore viene un fuori un divertente discorso di satira sociale.
Ma ora veniamo ai limiti di Un’estate al mare. Sebbene, infatti, funzionino bene anche i capitoli che vedono protagonisti Biagio Izzo ed il mattatore Gigi Proietti (che fa anche da narratore alla vicenda e che nell’episodio finale dà prova di tutta la sua grandezza comica), ciò che manca è una critica della società che sappia andare in profondità. Ciò avviene, come detto, solo nell’episodio dell’ascensore, lasciando agli altri capitoli un umorismo vuoto che non graffia mai fino in fondo. Si ride spesso, non c’è dubbio, ma le risate non portano quasi mai ad una riflessione. Prendiamo ad esempio il capitolo con Enzo Salvi. In esso è chiara l’intenzione di infondere la narrazione di quella malinconia tipica della commedia all’italiana, ma purtroppo l’operazione rimane strozzata, si ferma a metà, un po’ per colpa del suo protagonista che si sgancia con difficoltà dalle sue macchiette, un po’ per colpa di una regia che sembra aver perso lo smalto, quel tocco divertito e divertente che sapeva fondere nostalgia e ironia spontanea.
La regia, dunque. E’ forse questo il vero punto debole degli ultimi film dei Vanzina. Sicuramente il regista Carlo rimane ancora un buon costruttore di gag, ma in questo film, così come in Olè e 2061, assistiamo ad una messa in scena piatta, non curante dei dettagli, un po’ sbrigativa. Soprattutto l’episodio Extralarge, con Greggio ed Anna Falchi, per il ritmo con il quale è costruito, assomiglia più ad un prodotto televisivo che cinematografico.
In conclusione, è bene avvertire che Un’estate al mare non è una commedia che tratta il periodo delle vacanze estive così come fece Risi ne L’ombrellone o ne Il sorpasso. Non solo manca una profondità di sottotesti tematici, ma non assistiamo neanche a spiagge affollate, a colori sgargianti, a tormentoni musicali. Se non fosse per qualche bellezza in bikini non ci si renderebbe neanche conto dell’ambientazione estiva. Il mare e le spiagge si vedono a malapena, appaiono come una cornice invisibile, che rende l’estate più che un contenitore narrativo, un contenitore commerciale, un mezzo che possa attrarre il pubblico in sala.
A vedere dagli incassi del primo weekend, sembra che possa raggiungere il successo aspettato. In caso contrario, continueremo ad accontentarci del panettone natalizio, ormai firmato Neri Parenti, rimanendo dell’idea comunque che un cocomero d’estate non stona mai. L’importante, però, è che sia fresco e ben saporito. Così che come fu il primo cinema dei Vanzina.


CAST & CREDITS

(Un’estate al mare) Regia: Carlo Vanzina; sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina; fotografia: Claudio Zamarion; montaggio: Raimondo Crociani; musica: Manuel De Sica, Luigi Mas; interpreti: Lino Banfi, Gigi Proietti, Biagio Izzo, Enzo Salvi, Ezio Greggio, Anna Falchi, Massimo Ceccherini, Enrico Brignano, Nancy Brilli, Alena Seredova, Victoria Silvstedt, Marisa Jara; produzione: Medusa Film; distribuzione: Medusa; origine: Italia; durata: 115’.


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