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Un giorno devi andare

Pubblicato il 4 aprile 2013 da Alessandro Izzi
VOTO:


Un giorno devi andare

Qualcuno, dopo la visione di Un giorno devi andare, ha parlato di Malick.
Spesso parlare di film significa ragionare per assonanze ed è più facile cercare di capire a cosa un film somiglia piuttosto che per differenze.
Così il senso panteistico della prima potente inquadratura in cui vediamo la radiografia di un feto scolorarsi in un cielo trapuntato di stelle, più che allo smarrimento dello sguardo nell’Assoluto ci porta a paragoni con quanto di altrettanto assoluto abbiamo già visto.
Si ragiona per schermi, quindi per schemi. La formula di pensiero potrebbe essere così condensata nella massima: “Dimmi a chi assomigli ed eviterò la fatica di dirti chi sei”.
Il paragone con Malick prosegue poi con lo sperdimento della macchina da presa nei meandri del creato. Un’altra Natura cattedrale si apre davanti ai nostri occhi e il cinema italiano, che quest’anno riscopre un pizzico di politica e qualche frammento di critica di costume, ritrova un gusto visionario che non credevamo gli appartenesse più dai tempi di Antonioni.
Ma il passo è presto falso e la similitudine fa scivolare.

Diritti non è Malick. Né gli è passato per la mente, sia pure per un semplice momento, l’idea di diventarlo.
Non omaggia nemmeno il grande maestro americano che ora sforna troppi film e ha troppa ansia di filosofia nella ricerca delle sue immagini così potenti che tanto facilmente possono cascare nel ridicolo.
No! Diritti cerca il film suo. E l’immagine si piega al suo volere, con diversa voglia di volare.
Del resto in Malick c’è poco senso di comunità. Tra le navate del Mondo-Cattedrale messo in quadro nei suoi film passano individui-monadi che con fatica cercano un senso al loro esistere e lo rintracciano al più nella famiglia, e qualche volta nell’Amore che lega individui, possibilmente senza i nodi della tradizione.
Diritti, che canta la Natura con altrettanto smarrimento, la mette a contatto con un mondo popolato da persone. E queste persone sono costruite coi mattoni della propria cultura, con il senso di una Storia che, alle loro spalle, si sperde poi davanti allo sguardo in tanti rivoli di storie.
E queste persone incontrano altre persone e l’incontro è sdrucciolo e spesso doloroso perché insidioso perché ci porta a guardar anche noi stessi nello specchio oscuro dello sguardo altrui.
Due Mondi si sfiorano e con loro il peso di tradizioni lontane che si fraintendono e si riconoscono, si accarezzano e si fanno reciprocamente paura.

Tutto questo in Malick non ci sta. Lo cercheresti invano. Ma per Diritti è nel cuore stesso della poesia del cinema. È la sua poesia. La ragione del suo essere che si scava in immagini che cercano se stesse.
Dopo il dramma dell’alterità de Il Vento fa il suo giro e l’orrore del conflitto colto ad altezza di bambino in L’uomo che verrà è ora la volta delle madri. O, se preferite, della Madre che incarna e incanta tutto il senso della creazione e del bisogno di superare la Morte nel succedersi delle generazioni.
Un bisogno che dal singolo scivola all’universale come il feto che si trapunta di capocchie di stelle.

La peculiarità del film, rispetto al precedente, è l’abbandono del senso corale a favore di un discorso più solista e, per questo, più drammaticamente dolente. Così il senso di collettività, pur presente, assume i contorni di uno sfondo che toglie equilibrio all’ordito complessivo. Così a fronte del bisogno di capire di Augusta (un’eccellente Jasmine Trinca) ci sono invece gli indios che stanno più nel bozzetto che non in una comprensione profonda e dall’interno.
Ma è una mancanza di equilibrio di poco conto per un film che punta alto, vola possente e non cade mai. Un autore conferma il suo talento alla boa della terza prova. Il quarto film, quando arriverà, sarà senz’altro una promessa di nuovo mantenuta.


CAST & CREDITS

(Un giorno devi andare); Regia e sceneggiatura: Giorgio Diritti; fotografia: Roberto Cimatti; montaggio: Esmeralda Calabria; musica: Marco Biscarini, Daniele Furlati; interpreti: Jasmine Trinca, Anne Alvaro, Pia Engleberth, Sonia Gessner, Amanda Fonseca Galvao, Paulo De Souza, Eder Frota Dos Santos, Manuela Mendonça Marinho, Federica Fracassi; produzione: Aranciafilm, Lumière & Co., Groupe Deux; in collaborazione con Rai Cinema; distribuzione: BIM; origine: Italia, 2013; durata: 110’


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