Un giorno perfetto

Partiamo da un dato di fatto: i fischi quasi unanimi che hanno accolto il film alla proiezione per la stampa. Non di certo un bell’inizio per questa nuova fatica di Ferzan Ozpetek e sicuramente non un bell’inizio per i film italiani in concorso. Già nella scorsa edizione della mostra di Venezia, le opere nostrane in competizione furono quelle meno gradite dalla critica presente al Lido ed il mancato apprezzamento per Un giorno perfetto ricorda molto l’accoglienza che Porporati e soprattutto Franchi e Marra ricevettero un anno fa. Bisogna anche dire che il concorso del 2007 fu fitto di ottimi film e le opere italiane non proprio felicemente riuscite sfigurarono non poco al confronto con i loro “avversari” per il Leone d’oro. Quest’anno la situazione, almeno fino a questo momento, è ben diversa. Nessuno dei quattro film già presentati sin qui ha ottenuto critiche esaltanti e la speranza era che le pellicole italiane potessero almeno confondersi in questa comune medietà. Stiamo ancora aspettando Corsicato, Avati e Bechis, ma – è triste dirlo – sin ora l’opera dell’italo-turco Ozpetek è stata quella che ha ottenuto i fischi più pesanti.
Detto questo, sarebbe giusto aprire un discorso ben più ampio, già intrapreso troppe volte da anni a questa parte, sul cinema italiano in generale, ma è bene esporre ed analizzare i motivi per i quali Un giorno perfetto ha ricevuto questa fredda accoglienza. Innanzitutto, è opportuno dire che Ozpetek non è più quello degli inizi. E’ innegabile che i suoi primi film, che piacciano o no, rilevassero almeno uno stile ed una poetica ben riconoscibili, con costanti tematiche ed ambientazioni. Il bagno turco, Harem Suarè e soprattutto Le fate ignoranti spinsero il regista a ritagliarsi un importante spazio nel panorama del cinema italiano, in quel periodo più che mai avaro di film degni di nota. Ozpetek si presentava come un regista capace di realizzare opere che tentavano di spingersi verso l’autorialità ma che allo stesso tempo miravano ai favori del pubblico. Con La finestra di fronte, vincitore del David di Donatello come miglior film, il secondo atteggiamento ha cominciato a prevalere sul primo; poi Cuore sacro ha rappresentato una infelice parentesi mistica nella sua filmografia; ed infine Saturno contro ritornava allo stile ed ai temi più cari al regista continuando il discorso cinematografico delle prime opere. Ora, Un giorno perfetto mostra un nuovo Ozpetek ed il risultato è indubbiamente un film non riuscito. Ciò che si nota immediatamente è l’incompatibilità tra la storia raccontata e la poetica del regista. Spinto dal produttore Domenico Procacci a portare sullo schermo il romanzo di Melania G. Mazzucco, Ozpetek non riesce a fare suo il racconto che per tragicità ed intensità meritava probabilmente un autore dal pugno più duro. La storia non è assolutamente nelle sue corde e ciò non giova in alcun modo al film. Dal modo con cui il regista porta avanti la narrazione si riscontra facilmente che non sente sue le tematiche che la impregnano.
Messa in scena a tratti televisiva e sceneggiatura che non offre veri snodi nel racconto: sono questi i principali difetti della pellicola. Nonostante il gruppo narrativo principale sia quello del difficile e tragico rapporto sentimentale tra Isabella Ferrari, Valerio Mastandrea ed i loro figli, la costruzione della storia allarga l’attenzione anche alle figure di contorno, nel tentativo di ottenere un racconto corale in cui ogni singolo personaggio acquisti un ruolo importante nello scacchiere delle vicende. Il risultato però è confusionario, in quanto viene messa troppa carne al fuoco e i vari argomenti trattati e le diverse storie che si intrecciano non trovano un terreno comune e hanno notevole difficoltà nello sposarsi tra loro.
Un giorno perfetto, così come Cuore sacro, dimostra che purtroppo Ozpetek è più un autore che si sa muovere bene nella sua dimensione personale che un regista universale capace di adattarsi a diverse storie e diversi generi. La nostra speranza è che con i prossimi film possa stupirci e che possa smentire le nostre affermazioni.
Un ultimo appunto sui due attori principali. Isabella Ferrari e Valerio Mastandrea nella lunga sequenza in cui recitano insieme sullo schermo funzionano più che dignitosamente. L’attrice però nel complesso esce con difficoltà da un atteggiamento televisivo, mentre Mastandrea, nonostante alcuni dialoghi che gli vengono affidati risultino abbastanza banali, si conferma uno dei migliori interpreti del nostro cinema.
(Un giorno perfetto) Regia: Ferzan Özpetek; soggetto: dal romanzo omonimo di Melania G. Mazzucco; sceneggiatura: Ferzan Özpetek, Sandro Petraglia; montaggio: Patrizio Marone; fotografia: Fabio Zamarion; musica: Andrea Guerra; interpreti: Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Monica Guerritore, Nicole Grimaudo, Stefania Sandrelli, Valerio Binasco, Angela Finocchiaro, Milena Vukotic; produzione: Fandango, Rai Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia; durata: 102’.
