Un omaggio a Werner Schroeter per la Viennale

Quest’anno la Viennale, tra le sue tante iniziative, ha reso omaggio al regista tedesco Werner Schroeter, scomparso nel 2010, con una retrospettiva dei suoi primi cortometraggi girati in super 8.
All’epoca era, insieme a Wim Wenders, uno dei primi allievi della Scuola di Cinema di Monaco, dalla quale decise di andarsene solo dopo tre settimane e percorrere la difficile strada della regia autodidatta.
La vita e la produzione artistica del regista tedesco sono state inizialmente imbevute di quella cultura underground, di cui egli nei tardi anni sessanta è stato uno dei più noti rappresentanti europei nel cinema assieme a Andy Wahrol che invece ne incarnava l’icona pittorica.
La sua carriera sin dagli esordi è stata costellata da successi vari: già a partire del suo primo film, il collage in nove parti Eika Katappa [Id., 1969], con quattro personaggi in situazione d’amore e gelosia proiettati su doppio schermo, che ha riscosso grande successo al festival sperimentale Hamburger Filmschau nel marzo 1969.
Il successo internazionale di Nel regno di Napoli/Neapolitanische Geschwister (vincitore del Festival di Taormina e di Chicago nel 1978) e di
Palermo oder Wolfsburg, [Palermo o Wolfsburg, orso d’oro alla Berlinale 1980], porta ad una più regolare distribuzione cinematografica le opere di Schroeter che dopo questo “dittico italiano” si fanno, però, qualitativamente più discontinue.
Questi film di successo sono la conclusione e l’affermazione di ciò che abbiamo potuto vedere alla Viennale, attraverso corti che rappresentano il primo vagito di uno stile che si formerà e completerà pochi anni dopo, conquistando l’attenzione del cinema mondiale: Maria Callas singt 1957 Rezitativ und Arie der Elvira aus. Ernani 1844 von Giuseppe Verdi (CALLAS I, II, III, IV) del 1968, dello stesso anno anche Himmel Hoch, Carla (Carla singt Carla), Paula-"Je reviens", La morte di Isotta.
Da questa produzione giovanile emerge chiaramente un elemento che poi caratterizzerà tutta la sua vita di artista ovverosia la sua melomania.
L’amore viscerale per la Callas e per l’Opera saranno uno dei leitmotiv della sua produzione sia cinematografica che teatrale - Schroeter dirigerà molte opere liriche importanti durante la sua lunga carriera - sino alla fine della vita.
Il ritmo ossessivo delle immagini di questi primi corti e la loro frammentarietà, la voluta casualità delle immagini e la sperimentazione iconografica hanno così reso il regista tedesco come uno dei grandi pionieri europei dell’underground che, all’epoca, si contrapponeva in maniera provocatoria ai canoni estetici del cinema mainstream di stampo hollywoodiano.

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