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Un padre, una figlia

Pubblicato il 15 settembre 2016 da Matteo Galli
VOTO:


Un padre, una figlia

Partiamo dicendo che l’ottimo film di Cristian Mungiu, premiato a Cannes con il riconoscimento per la regia insieme a Oliver Assayas (Personal Shopper) è basato su un evento che ne tradisce il carattere di apologo apparentemente realistico, ma in fondo leggermente implausibile. Eliza si è candidata per frequentare una Università nel Regno Unito e l’application ha avuto successo. Adesso deve concludere gli esami di maturità. E proprio il giorno in cui sta recandosi a sostenerli viene aggredita (forse violentata) e, sotto shock, rischia di ottenere risultati più scadenti del suo standard. Da qui, appunto, si innescano i tentativi di correre ai ripari da parte del padre, perché il trasferimento in GB, se la ragazza non raggiungesse un determinato risultato, sarebbe a rischio. E questo, per la figlia ma soprattutto per il padre, sarebbe un disastro. Ebbene, questa premessa non è completamente convincente, se a Cambridge l’hanno presa, l’hanno presa e basta. Ma non importa. All’interno di un film che indaga in modo esemplare le relazioni sistemiche in seno alla famiglia e alla società (a sua volta retta da costellazioni parafamiliari e familistiche) il protagonista del film che in originale si intitola Bacalaureat è e resta a tutti gli effetti il padre Romeo, un cardiochirurgo cinquantenne che vive nella provincia rumena; dopo aver invano auspicato un cambiamento profondo del proprio paese, una volta abbattuto Ceausescu (tanto da avervi fatto ritorno dopo anni di esilio), Romeo si ritrova disilluso ed esacerbato, con una moglie depressa, un’amante (peraltro ragazza madre) anch’essa non proprio allegrissima e dunque proietta sulla figlia tutte le speranze in un futuro migliore, facendo di tutto perché se ne vada da un luogo evidentemente irredimibile. Facendo di tutto, appunto: l’uomo retto, che tale rettitudine aveva cercato di trasmettere – vox clamantis in deserto – alla figlia adesso si vede costretto a scendere a patti con le prassi vigenti nel proprio paese che fa della corruzione, del familismo il proprio sistema. Il film racconta dunque questa “caduta” e lo fa - se è possibile un tale ossimoro - con fredda misericordia. La composizione delle inquadrature, di un rigore quasi imbarazzante, è semplicemente perfetta, i movimenti spesso in steady cam a rappresentare i tormentosi spostamenti del protagonista sono tutti funzionali, i dialoghi quasi sempre chirurgici (forse una decina di minuti in meno non avrebbe guastato), la descrizione degli ambienti, interni ed esterni, implacabile, con frequente sottrazione del controcampo, la fotografia biancastra e livida. Resta, forse, l’effetto apologo che qua e là disturba, seppur stemperato da un sapiente gioco con le convenzioni di genere, soprattutto thriller: chi lancia quei sassi nel salotto borghese? Anche se poi il dato fattuale cede il passo alla sua valenza simbolica (il sasso che rompe la finta armonia) che appare manifesta. Nell’anno (e nel festival) dell’altrettanto notevole Toni Erdmann di Maren Ade, la Romania sembra prestarsi davvero a meraviglia come terreno di conflitti sociali e generazionali, anche nel film tedesco un padre e una figlia. La figlia di Mungiu nasconde un tormento profondo, non ha potuto, non ha saputo capire che cosa desiderare, c’era il padre a desiderare e progettare per lei e il volto della giovane Maria Victoria Dragus esprime molto bene il disagio. Dopo il non completamente convincente e ossessivo Oltre le colline, Mungiu è tornato al livello del suo primo lungometraggio vincitore a Cannes (4 mesi, 3 settimane e 2 giorni) che lo aveva proiettato di colpo nell’Olimpo del cinema d’autore europeo.


FOTOGALLERY


CAST & CREDITS

(Bacualaureat). Regia: Christian Mungiusceneggiatura: Christian Mungiu; fotografia: Tudor Vladimir Panduru; montaggio: Mircea Olteanu; interpreti: Adrian Titieni (Romeo), Maria-Victoria Dragus (Eliza), Rares Andrici (Marius), Lia Bugnar (Magda), Malina Manovici (Sandra); produzione:Les Films du Fleuve, Mobra Films, Romanian Film Boardorigine: Romania-Francia 2016; durata: 128’


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