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Un ragionevole dubbio

Pubblicato il 6 marzo 2014 da Alessandro Boni
VOTO:


Un ragionevole dubbio

Gli elementi basilari intorno a cui costruire un thriller cinematografico di qualità sono pochi ma imprescindibili: una trama, anche complessa, ma logica e armonicamente strutturata; dei personaggi solidi e credibili, con personalità e motivazioni delineate con cura; una regia in grado di creare le giuste atmosfere e capace di lavorare efficacemente sui meccanismi di creazione della suspense, al fine di dosare nel modo più corretto il grado di tensione nelle varie situazioni. Quando queste condizioni di base non sono rispettate in misura adeguata, un film rischia di scadere nello scontato e di trasmettere un generale senso d’incompiutezza. E’ quello che accade per Un ragionevole dubbio, una produzione tedesco-canadese affidata a Peter Howitt – l’autore di Sliding Doors – che qui stranamente si firma con lo pseudonimo di Peter P. Croudins. Il regista inglese, pur mostrando mano sicura nella messa in scena e conferendo il giusto ritmo alla narrazione, non riesce in effetti ad apportare valore aggiunto in termini di visionarietà e suggestioni ad una sceneggiatura che già non brilla particolarmente per originalità; in casi come questo, è alto il rischio di realizzare una pellicola che finisca presto nell’anonimo calderone dei prodotti senza infamia e senza lode.

Mitch Brockden (Dominic Cooper) è un giovane e stimato procuratore di Chicago, città in cui vive assieme alla bella moglie ed alla figlia appena nata. La sua vita serena e gratificante viene però sconvolta quando una sera, tornato alticcio da una serata con amici, investe un uomo con la sua auto e fugge senza soccorrerlo; della morte di quell’uomo, un detenuto in libertà vigilata, viene però accusata un’altra persona, Clinton Davis (Samuel L. Jackson). Preda di un forte senso di colpa, Mitch fa in modo di patrocinare l’accusa con lo scopo di far rilasciare l’accusato, che lui sa essere innocente ma che, in seguito, non si rivelerà così pieno di virtù. Il successivo verificarsi di altri delitti ambigui in città farà emergere, infatti, una realtà inaspettata e sanguinosa, che costringerà Mitch a dover lottare per la sua vita e quella dei suoi cari.

Come emerge abbastanza chiaramente, la trama de Un ragionevole dubbio sviluppa uno dei più classici cliché dei “legal thriller”: l’uomo normale ed integrato nella società che viene posto di fronte a difficili scelte morali e che viene trascinato in situazioni di cui non conosce meccanismi e regole ma da cui deve uscire a tutti i costi. Nell’affrontare una tipologia di storia così frequentemente narrata da cinema ed anche da serie TV, la sceneggiatura avrebbe dovuto quindi fare un grande sforzo di creatività, creando snodi imprevedibili ma logici oppure conferendo particolare spessore drammatico ai personaggi, per stimolare un maggior coinvolgimento emotivo dello spettatore. Tutto fila via, invece, nel modo più scontato e rassicurante ed anche quelli che dovrebbero risultare colpi di scena di un certo effetto finiscono spesso per scontrarsi con lo scoglio della credibilità, reso ancora più insidioso dallo scarso approfondimento dei caratteri dei personaggi e delle motivazioni delle loro azioni. Anche il livello delle interpretazioni non aiuta, peraltro, a risollevare le sorti del film: Dominic Cooper non sembra infatti possedere il carisma necessario per sostenere senza impacci il suo ruolo da protagonista, che dovrebbe essere maggiormente sfaccettato e che risulta invece troppo monocorde; Samuel L. Jackson, di contro, è piuttosto efficace ma in un ruolo estremamente simile a tanti altri da lui interpretati, contribuendo paradossalmente ad aumentare il tasso di “già visto” della pellicola.

Un contributo di inventiva l’avrebbe potuto apportare la regia di Peter Howitt, che si rivela pulita e ben ritmata ma sostanzialmente incolore, incapace di far scoccare una significativa scintilla di creatività; ne Un ragionevole dubbio, infatti, scarseggiano le sequenze di particolare impatto visivo ed emotivo e, più in generale, risulta poco efficace la costruzione di atmosfere di tensione. Sembra veramente lontana la lezione del grande Hitchcock, che creava suspense quasi dal nulla, magari semplicemente riprendendo Cary Grant mentre sale una scalinata con un vassoio ed un bicchiere di latte sopra.


CAST & CREDITS

(Reasonable Doubt) Regia: Peter P. Croudins; sceneggiatura: Peter A. Dowling; fotografia: Brian Pearson; montaggio: Richard Schwadel; musica: James Jandrisch; scenografia: Craig Sandells; interpreti: Dominic Cooper, Samuel L. Jackson; produzione: Grindstone Entertainment Group, South Creek Pictures, Bavariapool, Paradox Entertainment, Eagle Vision, Telefilm Canada; distribuzione: Adler Entertainment; origine: Germania, Canada; durata: 91’.


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