Uomini di Dio

Degli uomini e di Dio. E’ riassumibile nel suo titolo originale (Des Hommes et des Dieux) l’opera del francese Xavier Beauvois vincitrice del Gran Premio della Giuria al 63° festival di Cannes. Basato su una tragica storia vera, il film vede come protagonisti otto monaci cristiani francesi che, negli anni ’90, vivono in un monastero sulle montagne del Maghreb. C’è rispetto tra loro e i fratelli musulmani. Nessuna tensione, nessun dissapore. Solo amicizia, collaborazione, aiuto reciproco. I monaci partecipano alle loro feste e non hanno la pretesa di cambiare le loro usanze; i musulmani vedono nel monastero un punto di riferimento su cui contare sempre. L’armonia della loro coesistenza viene rotta dall’arrivo di un gruppo terroristico islamico che occupa la regione. I monaci dovranno decidere se rimanere o no, se mantener fede alla propria missione o optare per la scelta più semplice: lasciare il monastero per salvare le proprie vite. Sarà la fede in Dio, però, a convincerli che sia ancora possibile una via d’uscita o una soluzione, e sarà la loro natura di uomini, coerenti e dediti alla loro missione, a spingerli all’attesa di un sacrificio annunciato. Non si tratta di eroismo, nessuno di loro vuole essere ricordato come un martire. E’ una scelta di vita, difficile ma convinta.
Uomini di Dio non vuole tanto i ricostruire i fatti, quanto riportare sullo schermo una vicenda di tolleranza, di fratellanza, di coraggio, di umanità. Beauvois non denuncia e non tenta di dare una spiegazione alla poca chiara vicenda reale (non furono ritrovati i corpi delle vittime, ma solo le teste, e sussiste anche l’ipotesi dell’uccisione accidentale da parte dell’esercito algerino), ma intende restituire la vita dei monaci trappisti, il loro amore per la natura, la loro attenzione per il prossimo e la gioia per le piccole cose. Quando il regista si impegna in questa rappresentazione della quotidianità tocca livelli altissimi e lascia esplodere un potente messaggio di pace, ancor più che nel finale, dove il “testamento” fuori campo del priore, chiuso con le parole Amen ed Inshallah appare forzato e didascalico.
L’opera appare costruita da un punto di vista narrativo principalmente in tre momenti. Il primo è quello della presentazione del contesto ambientale e dei personaggi, in cui viene mostrata la possibilità di una felice convivenza tra diverse culture; la seconda, che sviluppa la precedente e costituisce la parte centrale del film dopo l’invasione terroristica, è interamente strutturata sul lavoro introspettivo dei monaci, che li porterà alla decisione del loro destino; e l’ultimo è il momento dell’attesa, in cui il gruppo di religiosi sfida la paura della morte rispettando la sua missione di fede.
Beauvois dirige in modo rigoroso. Nonostante la storia gliel’avrebbe permesso, non rischia – e fa bene – nessuna divagazione mistica. La fede dei monaci è descritta con grande rispetto e con grande verosimiglianza. La macchina da presa non si permette mai di intromettersi nelle loro preghiere, ma osserva distaccata, mostra con discrezione. Il regista tratta i suoi personaggi con amore: li delinea uno ad uno, li rende tutti protagonisti - lasciando spiccare solo il loro priore, interpretato da un bravo e misurato Lambert Wilson, che si riscatta dopo l’impalpabile performance in La princesse de Montpensier, sempre in concorso a Cannes – li accarezza in ogni inquadratura e nel finale, con una splendida e lunghissima carrellata sui loro volti, sembra quasi ringraziarli per loro esistenza.
Per quanto riguarda invece i terroristi islamici, Beauvois non esprime alcun giudizio. Forse per non voler cadere in discorsi di estrema attualità, lascia in secondo piano l’argomento e preferisce focalizzarsi sugli otto monaci.
Des Hommes et des Dieux ci mette un po’ ad ingranare la marcia giusta. Soprattutto nella prima parte si poteva tagliare qualcosa ed aumentare il ritmo della narrazione. Anche il binomio fede-umanità all’inizio stenta a farsi coeso. Ma quando, nella parte centrale, Beauvois riesce a prendere le misure del racconto, il film trascina lo spettatore in un tripudio di emozioni e lo costringe a riflettere sulla realtà. E l’inquadratura finale, in cui i monaci svaniscono lentamente nel bianco accecante della neve delle montagne maghrebine spinti dai fucili minacciosi dei terroristi, si fissa nella mente e non ti lascia più.
Meritato Grand Prix a Cannes per un’opera coraggiosa ed emozionante.
(Des hommes et des Dieux) Regia: Xavier Beauvois; sceneggiatura: Xavier Beauvois, Etienne Comar; fotografia: Caroline Champetier; montaggio:Marie-Julie Maille; suono: Jean-Jacques Ferran; interpreti: Lambert Wilson (Christian), Olivier Rabourdin (Christophe), Michael Lonsdale (Luc), Philippe Laudenbach (Cèlestine); produzione: Why Not Productions, Armada Films, France 3 Cinema; distribuzione: Lucky Red; origine: Francia; durata: 120’.
