X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Vai e vivrai

Pubblicato il 6 novembre 2005 da Carlo Dutto


Vai e vivrai

Le gelide notti del deserto sudanese cingono centinaia di migliaia di profughi in fuga dalla vicina Etiopia, masse di disperati senza un presente né un futuro che li accolga. Solo alcuni di loro potranno lasciare il paese e la disperazione grazie all’imponente ponte aereo che nel 1984 e in seconda tornata nel 1991, il servizio segreto israeliano e quello statunitense attuano per portare in Israele i Falasha, gli ebrei-etiopi la cui discendenza risale alla stirpe della regina di Saba. Da qui ha inizio la seconda vita di un bambino cristiano che, fatto passare per ebraico, raggiunge Tel Aviv e per nascondere la propria identità, adotta il nome di Schlomo. Un evidente rinvio al precedente lavoro del regista Mihaileanu, Train de Vie, il cui protagonista e narratore, Schlomo, rinchiuso in un lager nazista, rivive l’odissea di un gruppo di ebrei per raggiungere la Palestina. Una nuova nascita, quasi un seguito quindi, qui aperto alla speranza così ben incarnata dallo sguardo del ragazzo verso la luna, la madre lasciata al suo destino, vera Terra Promessa per Schlomo. Un film dal forte piglio documentaristico sia per il frequente uso di macchina a mano che adotta il punto di vista del protagonista durante la crescita che per la connotazione dai colori impastati chiari, in particolare nelle scene di massa delle scene iniziali e finali, che del deserto mantengono la tenue ruvidezza della sua sabbia. ‘Una tavolozza che si mantiene monocromatica fino all’arrivo in Israele, quando l’acqua della doccia riflette la luce - dichiara il regista - e sciocca il ragazzo. Si passa quindi progressivamente al colore, fino al trionfo della vita con la scena dell’adozione’. Una integrazione nel Nuovo mondo che avviene a piccole tappe dolorose, trattata con tocco partecipe e ricco di pathos nel descrivere la difficoltà di una famiglia israeliana, non religiosa e di sinistra nel far accettare il figlio ‘diverso’ alla comunità. Una diversità che fa di Schlomo un personaggio dalle numerose identità: etiope/israeliano, cristiano/ebreo, nero in una famiglia di bianchi e che riecheggia la stessa vita del regista, ebreo francese rumeno nato Buchmann, il cui padre cambiò in Mihaileanu per sfuggire ai nazisti. In spirito con il titolo originale Va, Vis et Deviens, nel film risulta evidente e molto efficace la divisione in tre grandi blocchi narrativi. La frase stessa, presa in prestito da un romanzo di Vassili Grossman, rinvia all’imperativo iniziale della madre di Schlomo durante la separazione, e alle tre età che lo accompagnano nella ricerca a ritroso della propria identità e nella conseguente progressiva spoliazione di un Io tanto fittizio quanto opprimente. L’età dello sradicamento, del distacco dalla madre, il viaggio che porta alla sopravvivenza (Va), quindi il periodo adolescenziale, la nuova Genesi, ricco di impronte indelebili, l’amore, il rapporto con la famiglia adottiva e la ricerca delle proprie radici (Vis) e per finire il culmine del proprio destino di essere umano, l’età adulta (Deviens) finalizzata alla ricucitura con un passato tanto doloroso quanto insostituibile. Raccontare la Storia e i suoi piccoli e grandi avvenimenti a partire dalla dimensione più intima, dal vissuto privato, dalla quotidianità di chi la agisce o la subisce, come già nell’ Hanna K. di Costa-Gavras o nella tradizione dei film della Von Trotta, facendo emergere l’Uomo nel suo farsi attore della propria Storia. Il tutto incarnato da attori in stato di grazia, in particolare coloro che interpretano Schlomo nelle tre età della vita e Yael Abecassis, la madre adottiva. Per questo Vai e vivrai emoziona e gli si possono tranquillamente perdonare alcuni eccessi descrittivi poco elastici nell’intreccio.

[Novembre 2005]

(Va, Vis et Deviens) Regia: Radu Mihaileanu Soggetto: dal libro omonimo di Radu Mihaileanu e Alain Dugrand Sceneggiatura: Radu Mihaileanu, Alain-Michel Blanc Direttore della fotografia: Rémy Chevrin Montaggio: Ludo Troch Musica: Armand Amar Interpreti: Yael Abecassis, Roschdy Zem, Mosche Agazai, Mosche Abebe, Sirak M. Sabahat, Roni Hadar Produzione: Cattleya, Elzevir Films, Oi Oi Oi Productions, K2, Transfax Distribuzione: Medusa Film Origine: Francia, Israele [2005] Durata: 140 min. Sito originale www.vavisetdeviens-lefilm.com

Enregistrer au format PDF