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Valzer con Bashir

Pubblicato il 9 gennaio 2009 da Antonio Valerio Spera


Valzer con Bashir

L’anno scorso fu Persepolis ad entusiasmare il pubblico della Croisette. Il film di animazione franco-iraniano di Marjane Satrapi piacque a tal punto da portarsi a casa il premio della giuria. Tutto il resto lo conosciamo, dal suo straordinario successo internazionale fino alla nomination agli Academy Awards.
L’autrice iraniana anche quest’anno è presente al festival di Cannes, ma la ritroviamo in giuria. Il suo posto all’interno del concorso è idealmente occupato da un’altra animated feature che siamo sicuri potrà ottenere tanti consensi quanti il suo predecessore. Dall’Iran ci spostiamo in Israele e l’autore è Ari Folman. Il suo Waltz with Bashir è un’opera che per tematiche, potenza visiva ed originalità narrativa non può passare inosservata.
Già dall’incipit ci si rende conto della forza espressiva, del dolore e della disperazione che caratterizzeranno l’intero racconto. Il primo piano di un cane ringhioso, che seguito da numerosi suoi simili, corre senza freni per una città impaurendo i cittadini. E’ una sequenza onirica di straordinario impatto che lascia immediatamente sbalorditi.
Il film di Folman ha un’importanza storica, politica e sociale. Analizza il presente, metaforizza la psicologia di un personaggio e scava nella sua memoria, che non è solo memoria del singolo, ma è memoria collettiva, cioè storia. Esattamente la storia di inizio anni ’80, della missione dell’esercito israeliano nella prima guerra libanese. Ari, il protagonista della vicenda, è un film maker che di quella missione ha fatto parte ma che di essa non ricorda più nulla. Allora decide di incontrare ed intervistare i vecchi amici, ormai sparsi per il mondo, per farsi aiutare a ricordare.
Tra passaggi onirici e flashback continui, Waltz with Bashir, nonostante sia un film d’animazione, propone immagini di realtà pura, non mistificata che, nella sua cornice da fumetto, impregna il racconto di verità e concretezza. E’ proprio quest’opposizione tra sogno e realtà che sorprende di più. Il film infatti passa dall’onirismo puro a sequenze che sanno quasi di documentarismo televisivo, quello delle guerre in diretta che dagli anni’70 a oggi mette davanti ai nostri occhi le macabre immagini della vita (?) contemporanea.
L’opera di Ari Folman serve da documento storico, da studio politico e da analisi psicologica. E’ un lavoro importante che colpisce duro allo stomaco ed al cuore. Il finale con le immagini reali di repertorio che mostrano vittime accalcate sotto le macerie, sebbene possa risultare una scelta banale, proprio per la sua semplicità rappresenta la degna conclusione di un’opera che fino a quel momento aveva scelto l’animazione per raccontare la tragedia di una guerra. Esso giustifica il film e le scelte visivo-stilistiche dell’autore, sottolineando l’impossibilità di rappresentare le tragedie della guerra attraverso un tentativo di ricostruzione, il più delle volte mistificatrice, della realtà.


CAST & CREDITS

(Valse avec Bashir); Regia e sceneggiatura: Ari Folman; montaggio: Nili Feller; fotografia: David Polonski; animazione: Yoni Goodman; produzione: BRIDGIT FOLMAN FILM GANG, LES FILM D’ICI, RAZOR FILM, ARTE FRANCE, ITVS INTERNATIONL; distribuzione: Le Pacte; origine: Israele; durata: 87’.


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