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Venezia 59 - Un monde presque paisible

Pubblicato il 18 agosto 2002 da Alessandro Borri


Venezia 59 - Un monde presque paisible

Tratto dal romanzo Quoi de neuf sur la guerre (Che c’è di nuovo sulla guerra, Marsilio) di Robert Bober, pubblicato oltralpe nel 1993, Un monde presque paisible è ambientato nella Francia dell’immediato dopoguerra, e si svolge quasi esclusivamente in una sartoria parigina del quartiere ebraico dove confluiscono alcuni sopravvissuti alla Shoa. Robert Bober, che è stato assistente alla regia di Truffaut e ha diretto numerosi documentari e programmi letterari, proviene da una famiglia ebrea di origine polacca e alle pagine del libro ha consegnato una storia in larga parte autobiografica. I sopravvissuti, l’indomani della Liberazione, la vita che ricomincia e il senso della vita che difficilmente riesce a ritrovare una strada negli animi, passano dalla pagina scritta all’immagine in movimento. Si tratto di un argomento e di un periodo storico che raramente fanno capolino sugli schermi, più spesso frequentati dall’illustrazione dei controversi anni dell’Occupazione (da L’ultimo metro a Lacombe Lucien, sino a Laissez-passer, l’ultimo lavoro di Tavernier presentato quest’anno a Berlino resuscitando polemiche mai sopite), ma sono anni altrettanto appassionanti e densi di contraddizioni. In un parco giochi i bambini tirano le pietre per buttare giù pupazzi di legno che hanno nome Hitler, Pétain (e pensare che qui al Lido Haider è stato accolto con tutti gli onori!), la guerra è finita ma gli animi sono ancora dolenti e la ricostruzione non è senza compromessi (l’agente di polizia che arrestò gli ebrei destinati alla deportazione, è ancora imperturbabile al suo posto). Secondo film francese in concorso (dopo Au plus près du paradis di Tonie Marshall), Un monde presque paisible è diretto da un veterano del cinema d’oltralpe: Michel Deville, classe 1932, a lungo assistente di Decoin prima di firmare il suo esordio alla regia, a cavallo degli anni Sessanta, al fianco di tanti altri cineasti esordienti all’epoca tutti etichettati indistintamente Nouvelle Vague, e inaugurare una carriera di prolifico regista di genere e non solo. La realizzazione di Deville ci appare però come una cartolina d’epoca un po’ sbiadita, una messa in scena diligente e troppo piatta di un soggetto appassionante. La ricostruzione è curata, gli interpreti sono intensi, ma il film, nonostante le venature sin troppo nostalgiche, non si anima, rimane freddo, sospeso, come quei fermo immagine che interrompono la narrazione senza avere un’effettiva ragion d’essere.

[8 settembre 2002]

Cast & credits:

regia: Michel Deville; interpreti: Simon Abkarian, Lubna Azabal, Zabou Breitman.


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