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Venezia 61 - Riflessioni

Pubblicato il 17 settembre 2003 da Giovanni Spagnoletti


Venezia 61 - Riflessioni

Serata finale, sabato 11 settembre, di premiazione alla restaurata Fenice di Venezia (in mitica diretta Rai2, chi l’ha registrata dovrebbe tenere e rivendere a caro prezzo la vhs) in perfetta, coerente linea con il resto di questa 61 Mostra Internazione d’Arte cinematografica, la prima pensata e organizzata dal duo Croff/Müller. Con uno slogan necessariamente semplificativo si potrebbe dire: pasticcioneria tutta italica + buone intenzioni frustrate. Insomma, come si era intuito sin dall’inizio, un bel ginepraio di contraddizioni questa Biennale Cinema, fatta di un ottimo programma sulla carta e di un’organizzazione catastrofica e autolesionista in un mix equilibristico tra mondanità tutta appiattita sul divismo d’oltreoceano e vocazione cinefila sacrificata però ad ogni alito di vento. Probabilmente per accontentare chiunque, si sono invece scontentati tutti, in un effetto domino che rimanda a casa addetti ai lavori e spettatori con tanti sentimenti confusi e contrastanti (nonché molte incazzature tra cui, quella, evitabilissima, del celebre catalogo Electa con sezioni invertite e pagine mancanti). I padroni del vapore - il ministro Urbani e la Rai, uscita sconfitta per la seconda volta dopo il caso Bellocchio dell’anno scorso - hanno prudentemente taciuto a caldo sulle decisioni della Giuria guidata da John Boorman, mostrando un insolito far play, probabilmente per affilare le armi nel prossimo futuro. L’unico a parlare chiaro è stato il teorico neoconservatore e consigliere d’amministrazione Rai, Marcello Veneziani, a sintetizzare, quale “cervello collettivo” degli attuali detentori del potere, quanto devono aver pensato nei lunghi momenti della premiazione veneziana: “Ho visto che i premi sono stati dati a temi come l’aborto, l’eutanasia e Radio Alice ...non sono entusiasta: la Mostra del Cinema di Venezia è una pura location. A Cannes, invece, viene riconosciuto il cinema francese: non capisco perché qui non accada lo stesso con il cinema italiano”. Lasciando da parte l’ultima rivendicazione aziendal-mercantile, Veneziani però ha intuito in negativo (ma non ci voleva molto!) il nocciolo delle decisioni della giuria (e di una parte consistente della filosofia del Concorso): quello di presentare e premiare un cinema del “reale” - talvolta europeo, magari a low budget - che ci parla dei problemi morali e materiali dell’oggi. Da questo punto di vista, oltre al grande escluso Gianni Amelio, vittima sacrificale e innocente di un ginepraio tutto italiano, tanti altri buoni film avrebbero potuto entrare nel Palmares finale: da Amos Gitai a Wim Wenders, dalla Marziyeh Meshkini alla Svetlana Proskurina, tanto per fare qualche nome. Pur a lodare il senso di indipendenza della Giuria, riconosciuto con grande correttezza dallo stesso Amelio, forse la politica del “raddoppio” dei premi a Vera Drake di Mike Leigh (Leone d’Oro + la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla protagonista Imelda Staunton) e Mar adentro di Alejandro Amenábar (Gran Premio della Giuria + Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile per il grande Javier Bardem) ha mortificato la varietà e la qualità del resto del Concorso - di certo non ha fatto gioco al neodirettore Marco Müller. A riconferma ulteriore del perdurare di un grandissimo e inarrestabile “vento dell’Est”, nessuno, invece, ha avuto niente da ridire sul Premio Speciale per la Regia al coreano Kim Ki-duk di Bin jip (recuperato in “zona Cesarini” come “film sorpresa”) o l’Osella “tecnica” allo Studio Ghibli per il film d’animazione Hauru no ugoku shiro del maestro giapponese Miyazaki Hayao - anzi molti (e a quanto pare c’è stato una accanita discussione anche nella Giuria) avrebbero “promosso” questi due film a riconoscimenti maggiori. Viceversa il Premio “Marcello Mastroianni” a Marco Luisi e Tommaso Ramenghi, i due debuttanti del film di Guido Chiesa, Lavorare con lentezza - Radio Alice 100.6 Mhz sembra essere, in mancanza di gaffe peggiori, più che altro, una classica toppa ai mancati riconoscimenti al cinema italiano - un’altra delle trappole mortali, suggerite dall’alto, su cui era stata forzosamente costruita quest’edizione della Mostra. Davanti agli occhi del mondo la cinematografia di casa nostra, a parte Le chiavi di casa di Amelio, ha fatto una ben magra figura, con alcune, limitate eccezioni nelle sezioni collaterali: Vento di terra (Orizzonti) di Vincenzo Marra, La vita è breve ma la giornata è lunghissima (Cinema digitale) di Lucio Pellegrini e Gianni Zanasi e poco altro. E’ un discorso lungo ed articolato su cui avremo forse modo di ritornare, mentre ci piacerebbe ancora ricordare, oltre ai nomi già citati in precedenza, per lo meno un altro gruppetto di titoli “dimenticati” che hanno animato, a nostro giudizio, il Concorso di Venezia 61: dal francese Rois et Reine (uno dei nostri preferiti!) di Arnaud Desplechin a Kohi jikou di Hou Hsiao-Hsien o ancora Palindromes di Todd Solondz. E comunque sia, questa Biennale non è un mucchio sterile di rovine fumanti come spesso in passato, benché abbia bisogno - lo si ricordava già qualche giorno fa su queste stesse pagine - di un serio e urgente ripensamento complessivo “a partire dall’idea che gli organizzatori hanno del cinema e della visione delle opere” selezionate. A cominciare da un palinsesto demenziale che ha sacrificato due importanti sezioni “parallele”, la Settimana Internazionale della Critica e le neonate “Giornate degli autori” a cui si è concessa visibilità minima (ma allora che ci stavano a fare?). Non ci è dato di sapere se i vertici politici attuali terranno in piedi la nuova direzione (che è sotto prova) o la scaricheranno in quattro e quattr’otto. A Marco Müller, ci auguriamo, che comunque vada concessa la prova d’appello.

CONCORSO

Leone d’Oro VERA DRAKE di Mike Leigh

Gran Premio della giuria MAR ADENTRO di Alejandro Amenábar

Premio Speciale per la regia Kim Ki-duk, BIN JIP (LA CASA VUOTA)

LE CHIAVI DI CASA di Gianni Amelio Uno sguardo sensibile sul mondo LAVORARE CON LENTEZZA. RADIO ALICE 100.6 MHZ di Guido Chiesa Chiesa si conferma cantore della memoria storica PALINDROMES di Todd Solondz Aviva, la ragazzina dai mille volti che voleva fare un figlio KOHI JIKOU di Hou Hsiao-Hsien Sfidati a vedere e immaginare ciò che è fuori campo HARYU INSAENG (A CAVALLO DELLA TIGRE) di Im Kwon-taek Un affresco storico e politico della Corea fino agli anni ’70 SAG-HAYE VELGARD (PICCOLI LADRI) di Marziyeh Meshkini Percezione della realtà e poesia LAND OF PLENTY di Wim Wenders Irrimediabilmente appannato l’american dream di Wenders BIRTH di Jonathan Glazer Glazer non convince, la Kidman sì L’INTRUS di Claire Denis Cambiare cuore ma rimanere se stessi PROMISED LAND di Amos Gitai Gitai tenta la denuncia ma si perde nei simbolismi VANITY FAIR di Mira Nair Superflui e coloratissimi siparietti supportati da buona parte del gotha del teatro britannico OVUNQUE SEI di Michele Placido Il passo falso di Placido è lo stesso di un intero cinema ROIS ET REINE di Aranud Desplechin Una regina e troppi re, tra bollicine e linee rette HAURU NO UGOKU SHIRO (IL CASTELLO ERRANTE DI HOWL) di Hayao Myazaki Dal maestro dell’animazione una favola dedicata agli anziani TOUT UN HIVER SANS FEU di Greg Zglinski Influenze kieslowskiane nell’inverno svizzero THE WORLD di Ja Zhang - Ke Primo film del regista a essere liberamente distribuito in Cina DELIVERY di Nikos Panayatopoulos Malgrado la malinconia il godimento della visione UDALIONNYJ DUSTUP (ACCESSO REMOTO) di Svetlana Proskurina La Proskurina nel limbo delle autrici irrisolte 5X2 (CINQ FOIS DEUX) di Francois Ozon Non convince la coppia di oggi secondo Ozon

FUORI CONCORSO

COME INGUAIAMMO IL CINEMA ITALIANO di Ciprì e Maresco Franco Franchi e Ciccio Ingrassia: Il successo e il declino di due uomini COLLATERAL di Michael Mann Un grande autore che usa il digitale, un grande attore e una notte americana: L.A. diventa la città di quarzo L’AMORE RITROVATO di Carlo Mazzacurati Una relazione sentimentale senza acuti SHE HATE ME di Spike Lee Sesso, bugie e... finanza, un altro affresco dissacrante sull’America di oggi LA DEMOISELLE D’HONNEUR di Claude Chabrol Una storia che inizia con una famiglia unita e finisce con la stessa famiglia sotto interrogatorio al commissariato THE MERCHANT OF VENICE di Michael Radford In laguna uno Shakespeare poco coraggioso RUDAO LOGHU BANG di Johnnie To Il nuovo film di To è insieme un bilancio e un rinnovamento del suo percorso di regista THE TERMINAL di Steven Spielberg L’America e le sue contraddizioni attraverso uno sguardo alla Capra THE MANCHURIAN CANDIDATE di Jonathan Demme La guerra nella testa del capitano Bennet

ORIZZONTI

SAIMIR di Francesco Munzi Menzione speciale Menzione della Giuria Leone del futuro Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis

Eventi speciali THE HAMBURG CELL di Antonia Bird La vita dei dirottatori prima degli attentati dell’11 settembre HEIMAT 3 di Edgar Reitz A vent’anni dal primo ciclo, Edgar Reitz torna in Heimat 3 a raccontarci la complessa storia dell’Unificazione della Germania

VITAL di Tsukamoto Shinya Il rapporto tra vita e morte è al centro del nuovo film di Tsukamoto MELANCHOLIAN KOLME HUONETTA di Pirjo Honkansalo La guerra e il futuro negato ai bambini AGNES UND SEINE BRUEDER di Oskar Roehler La ricerca della felicità tra malinconia e grottesco LA FEMME DE GILLES di Frederic Fontaine Una storia d’amore disperata e al tempo stesso avvincente come un trhiller VENTO DI TERRA di Vincenzo Marra Un cinema di riflessione e impegno senza violenza né buonismo MÚSICA CUBANA di German Kral Il lavoro di Wenders su Cuba proseguito da un suo giovane adepto UN MUNDO MENOS PEOR di Alejandro Agresti Territori che le altre cinematografie non percorrono più: i sentimenti MYSTERIOUS SKIN di Gregg Araki Una storia disorientante che divide la mente tra il desiderio del bene e il potere invisibile ma avvolgente del male TE LO LEGGO NEGLI OCCHI di Valia Santella Esempio di regista che dovrebbe assumere un po’ di modestia A LOVES SONG FOR BOBBY LONG di Shainee Gabel Una prima brillante forte di tre protagonisti che tengono bene insieme il racconto

SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA (SIC)

Leone del futuro Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis LE GRAND VOYAGE di Ismael Ferroukhi

KOI NO MON (OTAKUS INNAMORATO) di Matsuo Suzuki Costruito come un fumetto manga e stravagante nei personaggi tra cui segnaliamo due preziosi camei UNINHIBITED di Chen Leste Non c’è contestazione in questi giovani... vogliono solo respirare SAKENINE SARZAMINE SOKOOT di Saman Salur Ladri di biciclette docet, e noi gradiamo l’omaggio LES LIENS di Aymeric Mesa-Juan Spiegare la logica della morte? VE LAKACHTA LECHA ISHA (PRENDERE MOGLIE) di Ronit e Shlomi Culture e tradizioni in un microcosmo HUDIE (FARFALLA) di Yan Yan Mak Sulle paure e colpe dell’omosessualità femminile UNA DE DOS di Alejo Hernan Taube Indigenza e voglia di riscatto in Argentina P.S.I LOVE YOU di Dylan Kidd L’innovazione della commedia romantica

VENEZIA MEZZANOTTE

MAN ON FIRE di Tony Scott Reazionario e senza un minimo di ironia. Dove sei vecchio e caro Dirty Harry? VOLEVO SOLO DORMIRLE ADDOSSO di Eugenio Cappuccio Reinventarsi e sopravvivere

CINEMA DIGITALE

Miglior film: 20 ANGOSHT di Mania Akbari Il cinema come terapia di coppia

BELLISSIME di Giovanna Gagliardo L’omaggio a donne grandi e alle grandi donne

GIORNATE DEGLI AUTORI

DARWIN’S NIGHTMARE di Hubert Sauper L’infinita catena di conseguenze della globalizzazione IL GIORNO DEL FALCO di Rodolfo Biasetti Una storia quotidiana partendo da un fatto di cronaca non inconsueto TARTARUGHE SUL DORSO di Stefano Pasetto Una storia d’amore infelice e complicata NEMMENO IL DESTINO di Daniele Gaglianone Film inteso ed emozionante incentrato sulla solitudine adolescenziale PREDMESTJE (SUBURBS) di Vinko Möderndorfer Dalla Slovenia, violenza gratuita senza ironia


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