Venezia 63 (Conferenza stampa)

Trattengono a stento l’orgoglio il Presidente della Biennale d’Arte Davide Croff e il Direttore della Mostra del Cinema Marco Müller, nell’illustrare questa nuova, la 63a, edizione (la terza preparata e condotta insieme) del più prestigioso appuntamento cinematografico nostrano. Dopo le 23 nominations agli Oscar collezionate dai film passati l’anno scorso al Lido, i due non si sono seduti sugli allori e per quest’anno si dichiarano pronti a fare ancora di più e meglio.
Rispetto all’argomento dell’anno, quello riguardo una presunta rivalità tra la vecchia Mostra e la neonata Festa, nessuna diatriba, assicura Croff. “Si è cercato, senza successo, di creare una polemica. Vorrei ribadire che la Mostra dialoga con la Festa del Cinema. Fa parte del dna di Venezia quello di ricercare un necessario dialogo e fare sistema. Stiamo sviluppando iniziative insieme a Roma. Sottolineo che questo è un momento di continuità e non di discontinuità. Pur con qualche forma di ‘sana’ concorrenza”.
La parola d’ordine, secondo Croff, è dunque ‘continuità’. Di riflessione, ricerca, scoperta. La Mostra del cinema deve dunque proseguire nel suo intento di coniugare cultura e spettacolo, muovendosi alla ricerca di un momento di dialogo tra due (opposte?) visioni di quest’”arte industriale”, come la definisce lo stesso Direttore. Ma la Mostra deve anche continuare a sorprendere, sempre.
“Una selezione che spero susciterà ammirazione e stupore”, conclude ottimista Croff, prima di cedere il microfono a Müller. Questi, dichiara immediatamente, altrettanto entusiasta, che “ci sono all’appello tutti i film che volevamo a Venezia”. Poi, prosegue: “L’anno scorso ci sono giunti 1.100 film da visionare, quest’anno ben 1.429, cioè 329 film in più. Io credo che ci sia stato questo significativo incremento perché i produttori e i registi sanno che qui c’è qualcosa in più. Inoltre, ed è la prima volta in tutta la storia della Mostra, tutti e 21 i film in concorso sono presentati in prima mondiale a Venezia. Questo perché si sa che possiamo regalare un’accoglienza unica, diversa da altri luoghi, una specie di ‘affetto preoccupato’. C’è qualcosa che magari noi, ‘latinamente’, sappiamo dare meglio di altri”.
Poi comincia a spendere alcune parole di presentazione per questi titoli così ambiti che è riuscito ad accaparrarsi. “Abbiamo voluto De Palma per l’apertura” spiega. Poi aggiunge, rivelando un retroscena divertente: “Lui però, a quel punto, ha esplicitamente richiesto di passare in concorso. Il film è belliss... anzi, ora non posso nemmeno dire che è bellissimo, perché è in concorso... e’ buono come tutti gli altri film del concorso” chiosa, tra il diplomatico e il sornione.
Rispetto alla passata edizione, ci sono stati ulteriori allargamenti. Intanto per quanto concerne il numero dei Paesi ospitati: l’anno scorso i film provenivano da 18 nazioni differenti, mentre quest’anno sono ben 27. Torna l’Africa nel concorso principale (mancava dai tempi del grande Ousmane Sembene), con il film del Chad, Paese presente per la prima volta alla Mostra. Torna pure la Malesia, con Tsai Ming-liang, “autore cinese di Malesia”, ricordiamolo. “Ma non c’è stata alcuna volontà di ecumenismo. I film poi parleranno da soli...”.
Ben 6 le opere provenienti dal Giappone, tanto che Müller deve pure “difendersi” dall’accusa - non seria, speriamo, per carità - di essere “filogiapponese”. “Il Giappone, giova ricordarlo, fino a tre anni fa non veniva in anteprima mondiale. Anche quest’anno abbiamo un film d’animazione in concorso, di Kon Satoshi, l’autore del bellissimo Tokyo Godfathers, uscito anche qui da noi. E poi c’è pure Miyazaki figlio, anche se non nel concorso. Questo per rispondere a chi dice che siamo “slow” e non “rock”... non so proprio come fa...”. Promette che anche le proiezioni della sezione Mezzanotte saranno a dir poco pirotecniche. Il film iraniano Baaz ham sib daari? di Fazli Bryran, ad esempio, pare sia una sorta di Mad Max iraniano. E il polacco Piotr Uklansky con Summer Love ha realizzato “una specie di western all’italiana”. Sempre sulla scia di questa ventata di freschezza, sottolineiamo la presenza di una folta e agguerrita schiera di giovani cineasti. “Un terzo della selezione è opera di giovani cineasti, all’opera prima o seconda. Anche se, di nuovo, non è che li siamo andati a cercare col lanternino”.
La concorrenza romana ha spinto la prestigiosa manifestazione lagunare a puntare su un potenziamento delle proprie offerte e un rafforzamento delle proprie strutture. Quest’anno, difatti, come ammette lo stesso Müller, la rassegna ha potuto beneficiare del 40% di finanziamenti in più messi in campo da parte degli sponsor rispetto all’anno passato. Ma governo (secondo le recenti dichiarazioni di Rutelli) e enti locali hanno fatto sapere che non faranno mancare il loro sostegno, soprattutto per quanto concerne i lavori per il Nuovo Palazzo del Cinema.
Molto nutrita la presenza italiana, quest’anno... “Purtroppo, ovviamente, ci sono moltissimi esclusi” dice, anche per mettere le mani avanti, Müller “ma 10 lungometraggi italiani è praticamente 1/6 della selezione: di più non potevamo proprio fare. E poi, non mi chiamate, per favore, Straub-Huillet due cineasti ‘non’ italiani. Sono quarant’anni che vivono sulla Magliana!”.
Un’edizione dunque, come non mai nel nome del cinema italiano. Anzi, di Rossellini, secondo Müller: “Vogliamo fare questa Mostra nel segno di Rossellini. Senza nulla togliere agli altri due importanti centenari, di Visconti e Soldati, che difatti celebriamo... ma tra i tre, Rossellini è un po’ più che un cineasta... anche perché lui sapeva prendere nuove rincorse e rinnovarsi continuamente”.
Anche sulle celebrazioni dei centenari, è stato intessuto un dialogo fitto e proficuo con Roma e Mario Sesti, conferma Müller.
