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A bigger splash

Pubblicato il 26 novembre 2015 da Anton Giulio Onofri
VOTO:


A bigger splash

A Bigger Splash è il titolo di uno tra i più celebri quadri di David Hockney, dipinto in California nel 1967, dove l’artista britannico si era trasferito qualche anno prima in cerca di sole, luce e sesso. Al centro della tela, sul bordo di una piscina, dove da un trampolino si è appena tuffato qualcuno che non vediamo provocando il grande spruzzo bianco, c’è una sedia da regista: è su quella sedia che Luca Guadagnino ha voluto idealmente accomodarsi per elaborare il suo remake de La piscine, il film con Romy Schneider e Alain Delon diretto da Jacques Deray nel 1969, nella Francia appena scossa dalla rivoluzione studentesca e attraversata da nuovi brividi di coscienza politica e sociale. Se con Io sono l’amore, presentato a Venezia sei anni fa e baciato da un inatteso successo internazionale, Guadagnino falliva il suo tentativo di aggiornare il modello viscontiano, molto più convincente e riuscita è stavolta la rivisitazione di autori come Rossellini e Antonioni, rimasticati con i nuovi linguaggi del cinema dell’era postmoderna del digitale e del videoclip.

L’azione è spostata dalla Saint Tropez del film del ‘69 al centro del Mediterraneo, nell’isola di Pantelleria, battuta dal vento di scirocco e tappa obbligata dei flussi migratori che dall’Africa si spingono verso l’Italia e l’Europa del Nord. Fin da subito è palese l’intenzione di Guadagnino di fotografare una situazione di strettissima attualità per tratteggiare un degrado andato ormai ben oltre la débauche dei protagonisti del film originale, belli e ricchi simulacri del Capitalismo al potere oggetto delle contestazioni del ’68: nell’odierno mondo globalizzato i “nuovi ricchi” sono le marionette di un sistema germogliato e fiorito proprio intorno a quella che della contestazione sessantottina fu la colonna musicale, il Rock. La star irlandese, Tilda Swinton, che ha perso momentaneamente la voce e il suo nuovo fidanzato dolce e macho Matthias Schoenhaerts, il suo ex producer ed ex amante americano, uno scatenato e inedito Ralph Fiennes di cui la giuria terrà senz’altro conto nell’assegnare la coppa per il miglior attore, con la figlia minorenne annoiata (che a bordo piscina legge Le benevole di Jonathan Littell) Dakota Johnson, l’ex attrice francese avanti con gli anni, niente meno che Aurore Clément, ma ancora affamata di brividi erotici senza distinzioni di sesso… Soggetti di un mondo occidentale incapace di maturità e di gestire relazioni interpersonali tra il disastroso e l’ipocrita, che nel teatro di un’isola vulcanica arsa dalla canicola estiva nel centro del Mediterraneo commettono crimini più e meno gravi che resteranno tutti impuniti, in abbagliante contrasto con la miseria di povertà, disperazione e morte che sciama alle loro spalle, e che Guadagnino sceglie di mostrare con opportuna e gradita discrezione.

Fedelissimo alla trama dell’originale francese, A Bigger Splash ne è tuttavia distantissimo nei toni e nei modi di un cinema bulimico che si nutre di uno sguardo educato dalla cultura visuale del videoclip, mobile e libero di schitarrare con energia adrenalinica senza tuttavia mai rinnegare la sua matrice cólta. Vero è che verso il finale, con l’ingresso del maresciallo dei carabinieri di Corrado Guzzanti il registro cambia in chiave grottesca, con effetti che qualcuno ha avvertito come una stonatura, e che invece racchiudono, forse, il senso di una decadenza culturale e morale dal sapore nuovo e, ahimè, irreversibile della risata che ci seppellirà.


CAST & CREDITS

(A bigger splash); Regia: Luca Guadagnino; sceneggiatura: David Kajganich; fotografia: Yorick Le Saux; montaggio: Walter Fasano; interpreti: Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Matthias Schoenaerts, Dakota Johnson, Corrado Guzzanti; produzione: Studio Canal; distribuzione: Lucky Red; origine: Francia, Italia, 2015; durata: 125’


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