Venezia 72 - Helmut Berger, Actor - Venezia Classici
Una casa fatiscente (a Salisburgo scopriremo poi) piena di oggetti e di muri scrostati. Un uomo anziano, sdraiato sul divano, davanti ad una televisione inizia a masturbarsi. L’uomo si alza, guarda in macchina. "I’m an actor", dice. Quell’uomo è Helmut Berger, il sex symbol degli anni Sessanta, l’attore feticcio di Visconti, il cantore dalla sessualità esagerata, amante di registi, attori, attrici. Protagonista di questo sorprendente documentario diretto da Andreas Horvath.
Non un normale biopic, nessuna immagine di archivio, nessun aneddoto su un glorioso passato ormai cancellato dal tempo. Helmut Berger, Actor è il ritratto freddo di un uomo anziano. Il ricordo di se stesso, la memoria, l’illusione di vivere come se non fosse successo niente. Qualcosa è successo, invece, il tempo è passato, e il tempo che passa crea disordine. Un disordine che non è in grado di districare nemmeno la donna delle pulizie, sorta di Virgilio che ci accompagna negli scarsi cinquanta metri quadrati della casa.
Un disordine che esplode anche nel rapporto tra l’attore e il regista, con Berger che si innamora di Horvath, che gli confessa i suoi sentimenti, che lo supplica di mostrargli il pene, di avere un rapporto sessuale, che lo insulta, lo deride. Come uomo e come regista. E gli ricorda continuamente con chi ha a che fare, che lui, il grande attore, sta lavorando e può smettere di farlo appena vuole, e questa volta siamo noi a confonderci, a non capire che cosa voglia dire essere soggetto di un documentario, se è veramente un lavoro, se quello che vediamo è la messa in scena creata solo dal regista, o da Helmut Berger, che recita il ruolo del divo che si trasforma in uomo.
E il film è tutto qui. Nel rapporto tra oggetto e soggetto, sul ruolo dell’autore, sul ruolo del soggetto filmato, sull’etica e sulla politica dell’immagine. Horvath questo tema lo svela, e ci mostra quello che noi pensiamo possa essere "tutto", anche i compromessi a cui ha dovuto cedere, l’accettare, il ribellarsi, il rimanere impassibile mentre Berger lo denuncia come molestatore ad una macchina della polizia. E Horvath continua a riprenderlo, per i tre anni che ha impiegato per girare questo film: subendo lo stalking telefonico, i messaggi in segreteria, i progetti nei quali Berger vorrebbe coinvolgerlo. I rapporti sessuali nei quali vorrebbe coinvolgerlo.
Horvath sta, fermo. Davanti all’altro.
L’altro pretende di avere un potere. Il montaggio, la scelta del materiale da inserire, il ritmo e la narrazione, faranno giustizia e chiariranno chi ha il potere e chi è soltanto un pretesto narrativo, ossia, in questo caso un divo che si è trasformato in un vecchio.
(Helmut Berger, Actor); Regia, sceneggiatura, fotografia e produzione: Andreas Horvath; origine: Austria, 2015; durata: 89’