L’attesa
Una madre, Anna, ha perso suo figlio. Una ragazza, Jeanne, viaggia dalla Francia verso la Sicilia nella speranza che il suo fidanzato la perdoni per qualcosa accaduto un anno prima. Un giovane uomo, Giuseppe, non c’è più per Anna, non c’è ancora per Jeanne. In una villa due donne si incontrano e quasi come due fantasmi, sospese in un tempo indefinito, attendono. C’è una dismisura tra le due, un’asimmetria. Anna è alle prese con un’assenza irrevocabile, deve solo lasciare che il fiato del figlio contenuto in un canotto si disperda per sempre. Jeanne ha a che fare, invece, con l’imprevedibilità, e non può far altro che sperare che le cose si sistemino, che Giuseppe risponda al telefonino e che torni ad apprezzare il bel vestito rosso. Il passato e il futuro si trasformano in stati d’animo opposti che però creano un legame, instabile, ma pur sempre un legame.
In questa distanza, che solo incidentalmente è anche generazionale, si insinua lo sguardo di Piero Messina che con L’attesa dirige la sua opera prima, in concorso alla Mostra.
Riflettere criticamente su questo film, però, non è semplice perché ci si vorrebbe abbandonare ai sentimenti e improvvisamente si viene ridestati dal regista che tutto vuole tenere sotto controllo. La relazione tra le due protagoniste, condizionata da un lutto che la madre decide di non condividere ed elaborare con la giovane fidanzata del figlio, viene soffocata da immagini di maniera, retoriche, ridondanti, che si sovrappongono in modo soverchiante a sentimenti che dovrebbero sfuggire a tanto descrittivismo.
Poca fiducia nello spettatore, evidentemente. Che poi è il tratto che unisce molte opere viste fin qui al Lido, così didascaliche, poco disposte al rilascio di significati imprevisti, con immaginari che sembrano preparati a tavolino.
Vedere Jeanne uscire dalla villa e avventurarsi per la campagna siciliana per poi immergersi nelle acque di un lago in compagnia di due personaggi in cerca d’autore, rompe un incantesimo, quello della villa, quello di due fantasmi che devono decidere se porsi l’uno contro l’altro, se incontrarsi, se riconoscersi, se tornare nel presente o rimanere cristallizzati nel loro tempo, nella loro solitudine, fuori da ogni umanità possibile.
E altre visioni contribuiscono a ingabbiare lo sguardo dello spettatore, orientato a forza sul bel corpo, sull’emozione ostentatamente interpretata, sul paesaggio che evidentemente piace tanto alle film commission e ai B&B locali.
Un film di un regista, dunque, che sembra anche lui in attesa di liberarsi dai vincoli di un’autorialità più incline a spiegare e a incorniciare il senso dell’esistente e, soprattutto, dell’assente che a immaginarlo. La presenza (che sbuca anche da una vasca da bagno) vince ancora sull’immagine mancante.
(L’Attesa); Regia: Piero Messina; sceneggiatura: Giacomo Bendotti, Ilaria Macchia, Andrea Paolo Massara, Piero Messina; fotografia: Francesco di Giacomo; montaggio: Paola Freddi; interpreti: Juliette Binoche, Lou de Laâge, Giorgio Colangeli, Domenico Diele, Antonio Folletto, Giovanni Anzaldo; produzione: Indigo Film, Medusa Film, Barbary Films; distribuzione: Medusa Film; origine: Italia, Francia, 2015; durata: 100’