Venezia 75 - Emma Peeters - Giornate degli autori
Emma Peeters è un’aspirante attrice traferitasi a Parigi da diversi anni.
Gli ingaggi per lei sono pochi, limitati a qualche comparsata, e, per sbarcare il lunario, Emma è costretta a un odioso lavoro di commessa in un negozio di elettrodomestici. Nelle vendite è assai brava (la premiano addirittura come dipendente del mese), ma non si sente nata per quello.
Per cosa sia nata, in fondo, non lo capisce per davvero neanche lei. Forse nemmeno per fare l’attrice, anche se è il suo sogno da quando aveva dieci anni. In fondo la parte migliore che ha recitato resta quella di uno spot pubblicitario per una marca di detersivi e nei corsi di teatro, che segue con diligenza insieme a tante aspiranti attrici assai più giovani di lei che sta per compiere trentacinque anni, viene tacciata di anafettività. Glielo dice pure un maestro yoga che le sbatacchia campane tibetane lungo il corpo disteso su un lettino, terrorizzato, il guru, al fatto che lei non mandi intorno nessun tipo di vibrazione, nemmeno fosse morta.
E morire, a un certo punto, sembra davvero la soluzione a ogni problema. Tant’è che Emma si dà una settimana per mettere a posto ogni cosa, poi il suicidio.
Ma scegliere la morte non è facile malgrado i tutorial su youtube, ovviamente tenuti da un giapponese che qualcosa ne dovrà pur sapere di harakiri. Le volontà di Emma, poi, sono chiare: niente sofferenza e nessun metodo di suicidio che le rovini il corpo.
Quindi restano da risolvere altri dettagli: scegliere la bara, trovare una sistemazione per il gatto, salutare i genitori. Cose così. Ordinaria amministrazione che, però, dopo l’auto licenziamento dal lavoro e la rinuncia alla carriera di attrice, d’improvviso le illumina momenti delle giornate, di una delicata atmosfera da musical purché le riesca di ricordare le parole delle canzoni.
Peccato che ci si metta in mezzo l’operatore delle pompe funebri che Emma sceglie come ultimo amante da una botta e via, ma che diventa per questo un ingombrante corteggiatore.
Emma Peeters gioca sul grottesco con spirito irriverente e leggero. Nel far questo punta su un ritmo frizzante che deve gran parte delle sue bollicine a un cast spiritoso e in parte soprattutto quando si discosta dai canoni precostituiti della commedia francese.
L’umorismo mai greve, anche quando mette in campo carri funebri con cuoricini fiorati al posto delle più lugubri corone, si muove sia su un livello metalinguistico (con costanti ammiccamenti a vari generi, soprattutto nelle libere fantasticherie di Emma che arrivano sino alla parodia del film muto) sia su un livello situazionale, con la costruzione di gag intriganti, sia su un livello prettamente linguistico e di sceneggiatura con battute spesso disarmanti.
Emma Peeters conferma come Parigi resti la città dell’innamoramento, anche se si passa prevalentemente per i cimiteri e se i ponti non sono quelli dei lucchetti, ma quelli dei suicidi. Lo fa col garbo della commedia dal leggero retrogusto filosofico, che non dimentica mai la sua natura di divertissment intelligente e mai volgare.
(Emma Peeters); Regia: Nicole Palo; sceneggiatura: Nicole Palo; fotografia: Tobie Marier Robitaille; montaggio: Frédérique Broos; musica: Robert Marcel Lepage; interpreti: Monia Chokri (Emma Peeters), Fabrice Adde (Alex Bodart), Stéphanie Crayencour (Lulu), Andréa Ferréol (Bernadette), Anne Sylvain (madre di Emma), Jean-Henri Compère (padre di Emma), Thomas Mustin (Bob), Jean-Noël Delfanne (Serge); produzione: Take Five, Possibles Média; origine: Belgio, Canada, 2018; durata: 87’