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VHS - Stephen King’s Rose Red

Pubblicato il 28 marzo 2003 da Alessandro Izzi


VHS - Stephen King's Rose Red

Arriva sempre, per ogni scrittore horror che si rispetti, il momento di doversi confrontare con uno degli archetipi del genere: la casa infestata. Resta però difficile, se non impossibile, dire qualcosa di realmente nuovo sull’argomento dopo che Shirley Jackson ha dato alle stampe quel capolavoro epocale che è The haunted, un romanzo di intatta fascinazione psicologica già portato sugli schermi cinematografici per ben due volte: la prima sotto l’illuminata regia di Robert Wise (che ha prodotto per sua e nostra fortuna un autentico gioiello di rara potenza), la seconda, ad opera di Jan De Bont (un mero incidente di percorso). Scritta, prodotta e persino interpretata da Stephen King (lo scrittore si ritaglia una comparsata di lusso nei panni di un commesso della pizzeria che compare all’inizio della seconda puntata) la miniserie Rose red si impone, allora, come una sorta di fastosa rielaborazione del capolavoro narrativo della scrittrice americana riletto e rivissuto, però, secondo tutti quei cliché e quei temi narrativi cari allo scrittore del Maine. Quella che lo spettatore si trova di fronte durante la visione è, allora, una sorta di opus magus, un volume fitto di immagini e suoni che non nasconde una sua specie di vocazione enciclopedica e che fonda tutto il suo interesse nell’inesausto tentativo di inventariare e mettere in bel risalto tutti i topoi narrativi che secoli di produzione romanzesca hanno fatto sedimentare nella nostra memoria collettiva. La storia prende il via quando Joyce Reardon, docente universitaria, assume una squadra di persone dotate di variegati poteri psichici (dalla pura e semplice lettura del pensiero, alla telecinesi, fino alla precognizione) per risvegliare quello che a prima vista apparirebbe un cellula morta nel tessuto delle attività paranormali: la magione di Rose Red. Inutile dire che i poteri paranormali dei componenti di questa strana combriccola non faranno che risvegliare questo sito che, lungi dall’essere morto, era solo dormiente e non aspettava di meglio che delle fresche menti per riavviare le sue nefande azioni. Come aveva detto Shirley Jackson nel suo splendido romanzo: “Alcune case nascono cattive” e Rose red sembra nascere come magnificazione di questa massima di adamantina chiarezza. In questo senso è da dire che lo spazio televisivo (a tale ambito è destinata questa piccola miniserie in tre puntate) si rivela, per Stephen King un luogo ideale per continuare, su un media totalmente diverso, la riflessione che, da anni ormai, si esplica nel più tradizionale campo del romanzo. Non più ostacolato dai limiti temporali (un massimo di due ore, due ore e mezza) e stilistici del cinema, lo scrittore trova nell’ambito televisivo tutti gli elementi ideali per operare una sorta di traduzione per immagini di quei temi e di quelle ossessioni che avevano, fin qui, potuto trovare asilo solo sulla pagina scritta. La vocazione romanzesca che deriva da questo ideale di traduzione fedele dei suoi modelli narrativi, conduce la miniserie su inaspettati lidi sperimentali. Anche se come sceneggiatore, infatti, King si piega di buon grado a quelle che sono le regole inviolabili della sceneggiatura televisiva (divisione rigorosa in atti autonomi, tutti culminanti in un preciso colpo di scena che ricade immediatamente in quel vuoto che sarà poi deputato all’interruzione pubblicitaria), il risultato finale del suo complesso lavoro di scrittura brilla per il suo essere in contro tendenza rispetto a quel processo di semplificazione e di linearità che risulta vincente nel contesto televisivo. La narrazione di Rose red non segue assolutamente un andamento lineare, si rivela da subito densa di flash-back, flash-forward e sequenze di inganno che destabilizzano la percezione del pantofolaio spettatore televisivo. Sembra come se la storia della magione vittoriana fosse stata inserita all’interno di un poliedro di cristallo che ne scompone ad arte la cronologia riflettendosi all’infinito nel buio. Per il resto ci sono, in bella fila, tutta una serie di citazioni interne che alludono con simpatici ammiccamenti, a tutta la produzione kinghiana: dalla pioggia di pietre indotta dalla telecinesi che apre il film (analoga situazione si trovava nelle prime pagine di Carrie), alla radio che si accende da sola (Christine), al nido di vespe assassino (Shining) fino al frigorifero insanguinato (It). Tra tutte le mini serie fin qui scritte da Stephen King questa è, senza dubbio, la più riuscita e ci sono qua e là alcuni momenti di autentica poesia (tutta la scena della prima notte a Rose red con il suo montaggio suggestivo e le atmosfere morbidamente ambigue). Un film che è meglio vedere in videocassetta o in DVD piuttosto che nello scempio (pubblicitario) delle reti televisive italiane che renderebbero ancor più cubista lo splendido aggrovigliarsi narrativo della fabula.

(Stephen King’s Rose red); regia: Craig R. Baxley; sceneggiatura: Stephen King; fotografia: David Connell A.C.S.; montaggio: Jonny Baskin; musica: Gary Chang; interpreti: Nancy Travis, Matt Keeslar, Kimberly J. Brown, David Dukes, Matt Ross, Kenin Tighe, Julian Sands; produzione: Thomas H. Brodek per ABC; distribuzione VHS: Warner bros

[marzo 2003]


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