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Vic+Flo Saw a Bear - Concorso

Pubblicato il 10 febbraio 2013 da Matteo Galli

VOTO:

Vic+Flo Saw a Bear - Concorso

Alla conferenza stampa un giornalista ha chiesto al regista canadese Dennis Côté – da una decina d’anni sulla breccia, vincitore a Locarno col suo primo lungometraggio Les états nordiques nel 2005 – se il titolo fosse da leggersi come un omaggio al festival e se, qualora il film fosse stato presentato a Venezia, l’animale, in quel caso, sarebbe stato il leone. La domanda, al di là della battuta, sorge spontanea perché né le protagoniste, né tanto meno gli spettatori vedono un orso. Forse il conto con gli animali Côté lo aveva chiuso l’anno scorso, allorché nella sezione “Forum” aveva presentato un originale documentario intitolato Bestiaire. Quest’anno invece il film è stato accolto nel Concorso. Si tratta di un film che fin dalla primissima sequenza afferma il proprio status di pellicola non priva di derive grottesche che oscilla almeno fra tre diversi generi (o modalità): il gay-movie, il thriller sadico à la Haneke e qualche suggestione magico-fiabesca legata all’ambientazione naturale. La storia è presto raccontata: Vic, ex galeotta non più giovanissima, va a stabilirsi in una casetta nel bosco, dove vegeta un vecchio zio paralizzato e muto, viene presto raggiunta da una sua compagna Flo (si sono forse conosciute in galera?), non esattamente entusiasta di andarsi a seppellire in quel posto sperduto, abitato da inquietanti individui. Due personaggi ruotano intorno alla coppia: il poliziotto incaricato di vigilare sulla sua rieducazione, re-integrazione o più semplicemente sul fatto che non scappi. E una terza donna che si presenta con il nome di Marie St. Jean e dichiara di voler fare dei prelievi sul terreno circostante per stabilire eventuali danni subite dalle falde acquifere. La cosa sembra all’inizio virare verso una storia di rivalità e di gelosia fra le tre donne, ma ben presto capiamo che Marie è venuta a regolare i suoi conti (non sapremo mai quali) con Flo e senza andare troppo per il sottile, di lì a poco, le spacca una gamba. Non paga di ciò, non appena Flo si è tolta il gesso (e ancora zoppica) dissemina nel bosco, insieme al suo attendente nero, un bel po’ di trappole; trappole, per orsi, immaginiamo, dove restano impigliate sia Flo che Vic. Ed entrambe, dopo una straziante agonia, ci lasciano la pelle. In mezzo a questa storia esile esile: noiose dinamiche relazionali fra le due donne, il trasferimento del vecchio zio in un ospedale (e conseguente morte), qualche scaramuccia con i paesani, qualche dialogo col guardiano, diversi inserti surreali, fra cui il finale, allorché appena morte e seppellite, le due donne riprendono comodamente a camminare sul limitar del bosco. Lo spettatore che non si sia messo a pensare alle proprie vicende si sarà costruito le proprie ipotesi. La commistione dei generi non funziona affatto, i personaggi – tutti – fanno l’impossibile per non essere simpatici. E ci riescono. Vic+ Flo non hanno sicuramente visto un orso. Né crediamo, che con questo film, lo abbiano vinto.


CAST & CREDITS

(Vic+Flo ont vu on ours); Regia, sceneggiatura: Dennis Côté; fotografia: Ian Lagarde; montaggio: Nicholas Roy; interpreti: Pierrette Robitaille (Victoria), Romane Bohringer (Florence); Marc-André Grondin (Guillaume); Marie Brassard (Jackie/Marie St.Jean); produzione: La Maison de Prod. Montreal; origine: Canada, 2013; durata: 90’.


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