Vitriol

“Et in Arcadia ego”
L’Arcadia, ossia quel luogo idilliaco ricco di conoscenza e saggezza, seguendo uno degli assunti del film, sarebbe l’Italia stessa, con la sua tadizione alchemico-esoterica fatta di leggende, pratiche e scritti, tra le più antiche e consolidate d’Europa. Non dimentichiamo Torino o Volterra considerate città magiche per antonomasia. Durante i secoli, soprattutto durante l’Umanesimo, molti studiosi, filosofi e letterati, finanziati dalle corti, realizzano opere e ricerche d’argometo esoterico. Pico della Mirandola, ad esempio, scrisse della Cabala. Pittori come Parmigianino e Dosso Dossi, vengono ricordati oltre che per le loro splendide opere, anche perché abili alchimisti. Per quanto complesso cinematograficamente parlando, l’argomento permetterebbe di realizzare almeno un centinaio di film. La cosa però non sembra interessare registi, sceneggiatori o produttori nostrani. Ad intervenire a questa mancanza è il giovanissimo Francesco Afro De Falco (già autore di un documentario e di un bel cortometraggio sulla figura di Giordano Bruno), con un film curioso: Vitriol.
Lola sta per laurearsi in architettura all’univesità Federico II di Napoli, con una tesi impegnativa: simboli e riferimenti massonici negli edifici del periodo borbonico. Con l’aiuto del fidanzato Davide e di una piccola handycam, inizia la sua ricerca. Il ritrovamento di un antico manufatto dal simbolismo criptico, all’interno di una vecchia villa abbandoanta, introduce i due ragazzi in un’avventura complessa e forse anche pericolosa, tra antiche sette, strane leggende e personaggi misteriosi e poco affidabili.
Vitriol, è un progetto audace e coraggioso, anche se non completamente riuscito. Fin da subito si percepisce come l’autore si trovi perfettamente a suo agio tra vecchi cimiteri e misteri esoterici partenopei, riuscendo a trattare il tutto con il giusto tono, evitando di appesantire una materia sì affascinante, ma forse un po’ ostica per un film di finzione, che decide di seguire una strada diversa dal documentario o dal solito horror fine a se stesso. Non solo, coadiuvato dallo sceneggiatore Giovanni Mazzitelli, De Falco tenta la carta della sperimentazione sul piano visivo, scegliendo di raccontare la storia secondo quattro diverse modalità di messa in scena: la ricostruzione fittizia degli eventi (quella classicamente cinematografica per intenderci), le riprese in soggettiva effettuate di volta in volta dai protagonisti durante le ricerche, la camera fissa in cui Lola fa il resoconto della situazione, e delle immagini amatoriali (?) spacciate per la vera ricerca da cui muoverebbe le fila il film stesso. Da un punto di vista tecnico, il regista ha la mano sicura (non a caso è artefice anche del montaggio assieme ad Alessio Perisano), riuscendo a gestire abbastanza bene la complessità visiva. Anzi è abile nello sfruttare a suo favore questo innesto di diversi piani e stili di immagine, per ovviare a quella che poteva essere un’evidente carenza, la penuria di mezzi. Certo non siamo più nel 1980, quando il geniale Ruggero Deodato tentò di far passare per reali le sue finte riprese amatoriali in Cannibal Holocaust, e il gioco del regista napoletano diverte, ma si ferma lì. Non tutto funziona alla perfezione in questo Vitriol. Gli attori ad esempio, per quanto si sforzino ed impegnino, non riescono sempre a reggere i ruoli e a far passare per credibile quello che dicono, rischiando di far naufragare il buon lavoro di regia. Anche a livello di verosimiglianza narrativa, vi sono alcune “licenze poetiche”: irreale ad esempio che una città come Napoli, appaia praticamente disabitata, o che in pieno giorno, tre persone all’interno di un cimitero monumentale, riescano ad aprire la porta di una cappella (a forma di piramide) e ad introdursi al suo interno senza che nessuno se ne accorga. La storia stessa, per quanto gestita in maniera sapiente, poteva essere a tratti allungata e maggiormente dettagliata, ma probabilmente gli autori, dato anche il budget limitato, avranno preferito fare meno, per fare bene. Nonostante questo però, il film va premiato. Fosse solo per il coraggio di mettere in piedi un progetto ambizioso che non è la solita commediola giovanilistica, tentando di fare qualcosa al di fuori dei canoni del cinema italiano contemporaneo, e per l’ambizione e l’estro che è percepibile dalle scelte formali e stilistiche del giovane e bravo regista. Apprendisti stregoni, maghi e non, accorrete!
(Vitriol); Regia: Francesco Afro De Falco; sceneggiatura: Giovanni Mazzitelli; fotografia: Luca Cestari; montaggio: Alessio Perisano, Francesco Afro De Falco; musica: Claudio Luongo; interpreti: Roberta Astuti, Yuri Napoli, Leonardo Bilardi, Stefano Jotti, Gabriella Cerino; produzione: Salvatore Mignano Communication; distribuzione: Salvatore Mignano Communication; origine: Italia, 2012; durata: 80’; webinfo: Sito Ufficiale
