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VOD: 17 volte Cécile Cassard

Pubblicato il 10 febbraio 2011 da Alessandro Izzi


VOD: 17 volte Cécile Cassard

Cécile Cassard ha perso il marito. Le è morto in un incidente stradale, di notte, mentre lei era a casa con il figlioletto Lucas.
Il lutto è, per la donna, devastante. Il senso di sgomento per la morte della persona amata, il dolore che le deriva dalla consapevolezza di dover ora continuare da sola, il senso di responsabilità nei confronti del figlio più piccolo, sono annichilenti.
Incapace a continuare a vivere in un appartamento che per ogni dove ricorda il marito, finanche nelle camicie di lui mai lavate e che ora sono da buttar via in un anonimo sacco di plastica nero, Cécile comincia a sentirsi una minaccia anche per il piccolo Lucas. Il ricordo del marito vive ormai in lei e la apparenta al regno dei morti e non a quello dei vivi. In una fiumana di gente vociante, la donna è quella che va controcorrente, silenziosa come un fantasma d’altri tempi. Eppure le è negata anche l’apparente consolazione del suicidio che potrebbe se non altro mettere a tacere i ricordi e l’orrore di vedersi scomparire nell’oblio il volto del marito o il timbro della sua voce. Non che non ci provi, a buttarsi nel fiume con la sabbia nelle tasche, ma le acque la restituiscono alla terra lasciandola senza un perché. Né viva, né morta come una foto ricordo che sbiadisce alla luce del sole.
È per il bene del figlioletto che pur continua ad amare, che Cécile decide di lasciare casa, lavoro e affetti per andarsene a smorire altrove. Come un gatto investito da una macchina che cerca il ciglio della strada, lontano dai fari dei passanti. E nella ricerca di un altrove qualsiasi città va bene, purché abbia un cimitero con una tomba che sonnecchia sotto un albero a cui poter portare spesso una sola rosa gialla per non far morire il ricordo museificandolo nella ripetizione di un rito.
Ma la vita è come il fiume che non accetta suicidi con troppa poca sabbia nelle tasche perché le intenzioni hanno bisogno di sassi e non di polvere. E così la vita respinge Cécile come l’acqua del fiume, la spinge a riva dove ci sono ragazzi in piena tempesta ormonale che in lei vedono l’amante mamma e amici omosessuali che in lei vedono fragilità e dolore.
Christophe Honorè, che aveva battezzato questo film nel fiume di Un certain regard di Cannes, è regista di un certo talento.
La cosa che gli riesce meglio non è tanto la struttura narrativa del film che resta alla proiezione un poco oscura (quali sono le diciassette volte di Cécile ci resta irriconoscibile come la serie di una composizione musicale dodecafonica: è più per la lettura che per l’esecuzione), quanto piuttosto l’atmosfera.
Coadiuvato da una direzione della fotografia di grande ispirazione, il regista inventa un quadro dolentemente straziato dal buio. L’assenza di luce corrode l’immagine come l’assenza dell’amato scarnifica il dolore della protagonista. E l’invenzione trova la sua più chiara espressione nella felice intuizione della scena dei tre desideri natalizi, quando il nuovo amico di Cécile (ottimo Romain Duris) la invita, sotto l’albero, a tornare al mondo sfregando fiammiferi la cui luce dia calore ad un cuore più freddo della morte.
Le scelte migliori sono proprio legate, quindi, alla restituzione di questo mondo di frontiera, al limitare tra luce e buio che, per assonanza, è anche quello degli incontri clandestini di amanti sulle rive del fiume.
Una scelta che in parte risolve il problema di Cécile che, nel cupo cipiglio del labbro di Beatrice Dalle ricorda una divinità africana, ma che soffre di un eccesso di fissità dall’interprete con troppe poche corda da pizzicare.
Inedito in Italia, 17 volte Cécile Cassard resta opera di un certo respiro che merita senz’altro la visione (ora in streaming), ma che alterna momenti di grande suggestione visiva a momenti in cui il simbolo è troppo gridato per essere veramente dolente.


(17 fois Cécile Cassard); Regia: Christophe Honoré; sceneggiatura: Christophe Honorè; fotografia: Rémy Chevrin; montaggio: Chantal Hymans; musica: Alex Beaupain; interpreti: Béatrice Dalle, Romain Duris, Jeanne Balibar, Ange Ruzé, Johan Oderio-Robles, Tiago Manaïa; produzione: Philippe Jacquier, Béatrice Mauduit; origine: Francia, 2002; durata: 90’

Il film è visibile in streaming su www.QueerFrame.tv.


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