Voilà
Catapultati in un sogno, un buio che trascina e colori della crudeltà che si animano per raccontare l’altra faccia dell’esistenza, quella interiore, che viviamo senza vedere.
Frutto di sogni e visioni che sono stati accuratamente raccolti e legati assieme in una logica quasi ermetica, ma che ha saputo rivelare molto allo spettatore. Vincenzo Schino, appena trentenne, con già al seguito 4 lavori, gli attori e la produzione di Officine Valdoca si sono uniti per portare in scena lo spettacolo VOILÁ, risultato di un laboratorio che ha avuto come colonna portante un lavoro di ricerca meticoloso e impegnativo. Prima il bagaglio culturale e le esperienze del regista, poi il ragionamento su cose viste, vissute o immaginate, magari anche nelle notti di insonnia, infine il collaudo di tutti questi tasselli, per raccontare il mondo visto con altri occhi. Tutto parte da una famosa intervista in cui Carmelo Bene parla di Buster Keaton, un micro frammento da cui si dipana l’ondata di immagini che si rivelano sulla scena come allucinazioni blasfeme, che però svelano la purezza dell’animo umano; il tutto approda in quel “teatro della crudeltà”, di cui parlava Artaud, che ha inevitabilmente influenzato i “sogni” di Schino, ma soprattutto la sua realtà. Si tratta di un teatro che scuote e che rivela qualcosa di nuovo, mai visto prima, perché nello smascherare l’animo di un individuo, parla di tutti gli esseri umani e ci fa leggere l’esistenza da un punto di vista nuovo e sconosciuto.
La crudezza delle immagini, il colore macabro della tragicità, che fa parte della vita e che è rappresentato dalle continue cadute, mai abbandonate da lamenti stridenti e insopportabili all’ascolto. Diversi i personaggi in scena, un Clown che ricorda “Valentine”, Mr Punch personaggio preso da un fumetto anglosassone del teatro tragico, un Pulcinella insolito: ognuno ha compiuto il suo percorso personale, naturale l’intersezione di percorsi avvenuta attraverso il lavoro, tutti esploratori di strade diverse, ma di uno stesso mondo, in cui ci si scontra con gli stessi ostacoli, metaforicamente rappresentati dalle continue cadute da cui ci si rialza sempre con un VOILÁ, per ricominciare tutto da capo.
Melodie classiche, scelte in connessione con le icone utilizzate nella rappresentazione, non hanno fatto altro che rendere la rappresentazione ancora più invasiva e difficile da accogliere, ma proprio in questa capacità di smuovere l’interiorità, che rischia di assopirsi troppo spesso, sta la grandezza di questo spettacolo. Si cade continuamente, su una “terra sferica e unta di sapone”, si domina per un po’ per poi finire ad esser dominati, come animali da circo; la vita a volte si rivela una gabbia, altre volte le sbarre cadono e si decide di scappare oppure di restar fermi; una vita sintetizzata, incorniciata dietro alle urla scomode di esseri a metà tra uomo e animale. Tutto è stato così svelato, la parte buona e quella cattiva dell’animo, la razionalità dell’uomo e il suo istinto selvaggio, siamo fatti di tante cose e a volte alcune non vogliamo vederle. Schino e gli attori che hanno lavorato a VOILÁ hanno scelto di mostrare tutto e così è come se avessero lacerato la carne che copre le viscere, per metterle di fronte al proprio pubblico, facendole vedere attraverso il gioco intelligente della rappresentazione scenica. Un lavoro che ha avuto le stesse dinamiche di un viaggio, partito da un luogo, passando per differenti mete, fino ad arrivare a quella finale, diverso da come era partito. Appunti di un diario, che ha fatto da “culla” a pensieri notturni, che si sono trasformati in parole, sensazioni e movimenti, che gli attori hanno accolto e poi plasmato su sé stessi come cera calda, che una volta solidificata, è giunta sul palco sottoforma di paradosso visivo e concettuale, infatti è il regista stesso che ha dichiarato di esser partito da elementi biografici, ma non della sua vita, bensì della Vita. Questo processo ha fatto sì che ogni concetto abbia assunto la veste dell’universalità, rendendosi quasi tautologico, fissato dai colori forti e dalle melodie soavi, scandite da un violino onnipresente. Uno spettacolo che non vuol dare alcun messaggio al pubblico, ma che vuole semplicemente mostrare una visione della vita. Poi sarà lo spettatore a compiere il suo viaggio.
Voilà ; Cura della visione e regia: Vincenzo Schino; interpreti: Emiliano Austeri, marta Bichisao, Riccardo Capozza Gaetano Liberti,H.E.R; foto: Andrea Boccalini;produzione: Teatro Valdoca e Officina Valdoca, Festival delle Colline Torinesi, Ass. Demetra