Vulcano (DVD)

Anno domini 1949: il cinema italiano è neorealista. Visconti ha appena consegnato agli annali La terra trema, De Sica e Zavattini gironzolano per Roma con un povero pensionato di nome Umberto e Rossellini si guarda intorno, consapevole che una stagione finisce quando ancora non è cominciata per davvero.
Quel che è certo è che l’America guarda all’Italia con interesse. Quel paese che era stato in guerra nemico e poi alleato, in una confusione strana di ruoli e identità, sembra aver trovato una ricetta di cinema degna della pizza e dei maccheroni col ragù. Per cui quando la Panaria, una delle tante piccole realtà cinematografiche del tempo, chiama con un’idea a suo dire interessante, Hollywood non attacca subito il telefono come in genere fa coll’ennesimo sceneggiatore di buone speranze.
Le premesse suonano strane, ma non poi tanto se si pensa quanto il neorealismo flirti col documentario: siccome i produttori della nuova pellicola sono gli stessi di alcuni intriganti corti subacquei che hanno fatto il giro dei festival europei, l’idea sarebbe di utilizzare quella tecnica di riprese sotto il mare per un film di finzione a tinte fosche. L’Italia ci mette tutto: attori, sceneggiatura mezzi di riprese e una buona fetta di capitale, l’America dovrebbe rispondere con un regista e il suo mercato col quale anche gli italiani spererebbero di incassare.
Il nome dell’attrice principale, del resto, è di quelli che dovrebbero aprire ogni porta: Anna Magnani, fresca di abbandono da parte di Rossellini che gli ha preferito la Bergman in trasferta italiana.
Anzi: è risaputo che questo film l’avrebbe dovuto girare proprio Rossellini, sempre con la Magnani. Non si sa bene come e non si sa bene quando, ma pare che Rossellini stesso avesse in parte collaborato alla stesura del soggetto e, se non altro dovette essergli piaciuta molto l’idea di un film su un’isola vulcanica, in mezzo a gente amara come rocce e volubile come un terremoto. Anzi più che piaciuta visto che, a Stromboli, sognava di dirigere la sua nuova fiamma, la Bergman, appunto, in un film che la vedeva, sola sola, salire sul vulcano in cerca di redenzione dall’orrore del consesso sedicente civile.
Il gossip si sa, alza le quotazioni anche se a far progetti sono le formiche. Hollywood accetta e manda in Italia William Dieterle che veniva dalle ombre dell’espressionismo e che s’aspettava un set e si trovò, come sempre in Italia, a improvvisare.
Non che il regista si sentisse in vacanza, questo mai, ma gli strani pescatori che preparavano per i tonni la camera della morte e che rincorrevano i pesci spada su buffe imbarcazioni, gli parvero, prima che umani, pittoreschi e per questo diresse il neorealismo come fosse una cartolina. Bella per di più.
In fondo tutto quel che succedeva sopra l’isola, con la Magnani a farla da padrona incontrastata aveva un suo senso dolente di laico martirio, mentre quel che succedeva sott’acqua (il motivo in fondo per cui il film era nato) stava appiccicato al film come un corpo estraneo. Era bello, abbastanza spettacolare anche, ma si portava dietro una storia che sapeva più d’appendice che di neorealismo. E come l’appendice, si ha il sospetto, a toglierla succede poco se non allontanare il rischio che faccia male poi.
La Magnani, che probabilmente girava pensando alla Bergman e al non più suo Roberto, tirò fuori dal cappello almeno due scene da manuale e tutto il film lo si vede con piacere nel suo cupo e chiuso pessimismo d’altri tempi quando anche il riscatto doveva comunque passare per il dolore senza lo scivolio della melassa che Hollywood (specie quella di oggi) tende a mettere sul percorso.
Ma il film fu visto per quello che, alla fine, non era: una guerra contro Rossellini, destinata a fallire in partenza. Così sfuggì che, forse per la prima volta, le tonnare si aprissero allo sguardo di una macchina da presa, come si stenta a ricordare, con sguardo retroattivo, che questo film mise in scena la caccia al pesce spada e le isola di fuoco almeno sei anni prima di De Seta (anche se 4/3 e in bianco e nero).
Quel che si ricorda solo è che, a qualche chilometro di distanza, Rossellini superava di volata il neorealismo puntando gli occhi dritti al cielo.
La qualità audio-video
Il quadro, in un filologico 1,33:1, è stabile e pressoché perfetto. Il bianco e nero, restituito ad uno splendore nuovo, mantiene le sue promesse sia nelle scene in piena luce, sia in quelle precarie della notte e delle complicate riprese subacquee. Il film gode, quindi, di una vera e propria edizione di riferimento.
Anche l’audio è pulito e nitido. Alcuni fruscii contribuiscono al fascino della proposta e non si dimentichi che la scena in cui Anna Magnani canta Sciuri sciuri è (unica nel film) in rigorosa presa diretta.
Extra
Il booklet di Alberto Anile è decisamente esaustivo e bello, ma il vero contenuto speciale di questo DVD è la riproposta di una puntata de Il club con protagonista Francesco Alliata di Villafranca, produttore del film e pioniere delle riprese subacquee in esso utilizzate. Quasi quaranta minuti di storia del cinema italiana dalla fine della guerra (il principe fu tra i fautori delle troupe foto cinematografiche al fronte) a Vulcano.
(Vulcano); Regia: William Dieterle; interpreti: Anna Magnani, Rossano Brazzi, Geraldine Brooks; distribuzione dvd: Ripley Home Video;
formato video: 1,33:1; audio: italiano (Digital 2.0); sottotitoli: francese;
Extra: 1) l Club: conversazione con Francesco Alliata di Villafranca 2) Trailer 3) Brochure a cura di Alberto Anile
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Conferenza stampa con Francesco Patierno, autore di La guerra dei vulcani
