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Welcome

Pubblicato il 10 dicembre 2009 da Gaetano Maiorino


Welcome

Un uomo, una donna, un ragazzo, una ragazza. Due storie d’amore che si intrecciano e che si specchiano l’una nell’altra. Due utopie, per certi versi, due tentativi estremi di recuperare se stessi e di ritrovare chi si ama. Sullo sfondo, una tragedia di oggi, la dolorosa realtà dell’immigrazione clandestina. Welcome è l’ironico titolo dell’ultimo lavoro di Philippe Loiret. Il regista francese sceglie di parlare di sentimenti e di cronaca, mostrando le emozioni del più abusato dei temi, prendendolo come pretesto per realizzare un vero e proprio film di protesta e a tratti addirittura di denuncia. In Francia è stata infatti, da poco tempo, promulgata una legge che punisce chi presta aiuto agli immigrati clandestini, che prevede per chi la vìola addirittura la detenzione. Nessun “benvenuto” quindi, anzi, una dura presa di posizione del governo transalpino, che ha indignato Lioret e che l’ha spinto a cercare, attraverso il linguaggio delle immagini, una storia che parlasse delle conseguenze di una norma dal taglio decisamente xenofobo.
A Calais, Simon, ex nuotatore professionista ma mai del tutto realmente esploso, sta divorziando da Marion, insegnante elementare e volontaria nel centro di raccolta per clandestini, luogo di transito prima dell’espulsione. La donna lo accusa di essere egoista e insensibile, duro e privo di umanità. Incrocia la strada di Simon, un ragazzo diciassettenne, Bilal, fuggito dall’Iraq per raggiungere la sua ragazza, Mina, appena ricongiuntasi con il padre a Londra. Bilal è un irregolare che ha tentato la traversata della Manica a bordo di un camion, ma, scoperto, è ora in attesa del rimpatrio. Il desiderio di raggiungere Mina, però, è talmente intenso, da fargli meditare una follia: varcare lo stretto a nuoto. È per questo che inizia a prendere lezioni, proprio nella piscina in cui insegna Simon. L’incontro cambia radicalmente la vita dell’uomo, rimette in discussione il suo modo di essere. Simon si identifica in parte con Bilal, entrambi nel tentativo disperato di ritrovare la persona amata, e decide di aiutarlo allenandolo. L’amore è la motivazione che spinge il giovane iracheno a tentare l’impresa, e la sua caparbietà è ciò che trascina tutta la narrazione. Ma Lioret non fa del sentimento del ragazzo l’unico motivo di riflessione, ed è bravo a non trasformare questa storia in un romanzo d’appendice con finale strappalacrime. La bellezza e la compiutezza del suo film, stanno proprio nel riuscire a mescolare melodramma e film sociale, cronaca individuale e attualità. È dalla realtà infatti, che prende forma il film di Loiret, apprezzato e premiato dal pubblico alla Berlinale e passato con successo anche al recente Festival di Torino. C’è chi ha provato questa estremo tentativo spinto dalla disperazione, nella speranza di cambiare la propria vita. A Calais è frequente trovare clandestini alla ricerca disperata di un modo per attraversare la Manica e raggiungere quell’Eldorado che ai loro occhi sembra essere l’Inghilterra. Il dramma, in cui lo spettatore italiano può compenetrarsi vista la storia recente dell’immigrazione nel nostro paese, viene proposto in tutta la sua crudezza ed è evidente la volontà del regista di non ripiegarsi su una facile compassione. Il suo film è duro, non risparmia critiche e sarcasmo nei confronti di tutori della legge troppo accaniti nel compiere il proprio lavoro, presi come esempio di un’estremizzazione della diffidenza nei confronti dello straniero, che sfocia spesso in odio, a volte ingiustificato. E allo stesso tempo si fa in alcuni passaggi quasi un reportage, per descrivere momenti della vita dei clandestini, bestie in gabbia in impotente attesa del proprio destino. Ma Lioret è capace di muoversi anche su un piano più poetico. La piscina dove lavora Simon, assume i contorni di uno spazio etereo, finalmente innocente, dove Bilal cerca di nutrire l’amore che sta inseguendo con tanta forza e si sente allo stesso tempo protetto. Quasi un ventre materno dal quale è necessario ma traumatico uscire, nel quale ci si prepara ad affrontare il mondo. E quel mondo è il mare, lo Stretto con le sue correnti e l’acqua gelida, la fatica e il pericolo. Il luogo dove la dimensione privata di Bilal (rimasta tale nella piscina) si ricongiunge a quella collettiva.
Un film che fa soffrire e pensare grazie anche alla magnifica prova di Vincent Lindon e al volto sporco e innocente dell’esordiente Firat Ayverdi.


CAST & CREDITS

(Welcome); Regia: Philippe Lioret; sceneggiatura: Philippe Lioret, Emmanuel Courcol, Olivier Adam; fotografia: Laurent Dailland; montaggio: Andréa Sedlackova; musica: Nicola Piovani, Wojciech Kilar, Armand Amar; interpreti: Vincent Lindon (Simon), Firat Ayverdi (Bilal), Audrey Dana (Marion), Derya Ayverdi (Mina); produzione: Nord-Ouest Films, Studio 37, France 3 Cinema, Mars Films, Fin Auot Productions; distribuzione: Teodora Film; origine: Francia, 2009; durata: 110’.


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