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Opera senza autore

Pubblicato il 4 ottobre 2018 da Anton Giulio Onofri
VOTO:


Opera senza autore

Florian Henckel Von Donnersmark è il rampollo dorato di una delle famiglie più antiche della Germania; è uomo di considerevole statura (il che gli conferisce un’istintiva attitudine al dominio, che sui set cinematografici può aiutare parecchio), e giunto al suo terzo film può già vantare un Oscar e un David di Donatello – oltre a una cospicua manciata di altri premi sparsi – per la sua opera prima, quel celebre Le vite degli altri, che nel 2006 diventò un singolare caso di film d’autore capace di richiamare al botteghino masse di spettatori adoranti, poi un’opera seconda quantomeno discutibile come The Tourist, che tuttavia gli ha aperto le porte di Hollywood, e questo terzo film, lungo (troppo: tre ore e otto minuti!) e ambizioso, in concorso a Venezia 75: Werk Ohne Autor, ‘opera senza autore’ (titolo internazionale inglese: ‘Never Look Away’). Il risultato è purtroppo un feuilleton televisivo destinato a un pubblico femminile, anche piuttosto maturo, per l’eccessiva morbidezza con cui Donnersmark illustra eventi che vanno dal 1937 agli anni ’60 nella Germania prima nazista e poi divisa in due, senza mostrare un gran polso di narratore, poco aiutato anche dalla modestia dell’aspetto visivo del film, nonostante il calibro di collaboratori come Caleb Deschanel alla macchina da presa e altri più che seri e rispettabili professionisti addetti alle scenografie e ai costumi. Questa epopea tedesca che prende le mosse da una mostra di Entartete Kunst (Arte degenerata) in pieno regime hitleriano, viene raccontata attraverso gli occhi di un bambino che via via crescendo definirà una vocazione artistica destinata, dopo gli inizi stentati e incerti, a farlo diventare uno tra i maggiori artisti della nuova arte tedesca degli anni ’60. Ma è solo quando il giovane Kurt (interpretato da un volenteroso Tom Schilling, la cui generosa interpretazione lo porta a mostrarsi spesso senza veli davanti alla macchina da presa impegnato con la splendida Paula Beer in scene di sesso esornative e ridicole) riesce a spezzare l’inerzia di un lungo blocco creativo e trova finalmente ‘l’ispirazione’, che sullo schermo si affaccia un minimo accenno di ‘cinema’, e il racconto acquista, anche grazie alla potenza espressiva dei dipinti del massimo artista tedesco vivente, Gerhard Richter, un passo interessante sotto il profilo della regia. Regia che invece è, altrove, piatta, scialba, e trascinata a fatica spingendo l’acceleratore di un’enfasi poetica mai capace di sollevarsi al di sopra del velleitario, con la complicità delle roboanti musiche dell’ormai onnipresente Max Richter. Eppure, Werk Ohne Autor troverà un suo pubblico, certo non tra i cinefili, ma in chi sullo schermo (della sala o del maxischermo domestico) cerca emozioni di lana grossa ammantate da una patina di presunta qualità intellettuale e artistica.


CAST & CREDITS

(Werk Ohne Autor); Regia: Florian Henckel von Donnersmark; sceneggiatura: Florian Henckel Von Donnersmark; fotografia: Caleb Deschanel; montaggio: Patricia Rommel; musica: Max Richter; interpreti: Tom Schilling, Sebastian Koch, Paula Beer, Saskia Rosendahl, Oliver Masucci; produzione: Pergamon Film Production, Wiedemann & Berg Film Production; origine: Germania, 2018; durata: 188’


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