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White Light / White Heat: perceiving the impending doom

Pubblicato il 8 novembre 2012 da Emiliano Paladini


White Light / White Heat: perceiving the impending doom

FINE. Shaken Frenzy. Uomini e donne allo specchio in cerca di qualcosa. La verità siamo noi. Subconsci modificati. La verità è dentro di noi. Il regno dei morti è dentro di noi. Ognuno è la sua verità. Dentro quelle parti del nostro corpo che non comunicano con le parole. Neurovegetazione. Linguaggi neurovegetativi modificati da quello che non riusciamo a coprire coi nostri sensi, che slitta nel sublimine della nostra percezione verso lo stupore sublime di un atto ipnotico che parla non ai nostri sensi ma ai nostri organi di senso. La verità è dentro di noi. Non esiste. E’ la corrispondenza con qualcosa che non capiamo ma che ci fa stare bene. La verità è un atto. E’ il dio della rappresentazione. E’ un concetto spirituale, quasi prodromico, introduttivo a qualcosa d’altro. La verità è altrove, non dove la vita ma forse là dove la vita svolta. E conosce la vita. E vista così potrebbe sembrare che la verità, se la verità è davvero un atto, è un gesto, una promessa. E la promessa si infrange. Il cammino si interrompe. La comunicazione si rompe. La verità è la promessa potrebbe sembrare in un secondo momento. La verità è la promessa e la promessa di rispettare la promessa. Per cui ancora una volta la verità è un gesto, torna ad essere un atto di comunione, una via di comunicazione. I morti sono dentro di noi e non ci possono dire niente oltre a tutto quello che sappiamo già da tempo. In ogni cosa c’è qualcosa. E una delle cose più assurde molte volte è che una di queste cose possa essere l’aldilà abitato da anime senzienti, consenzienti e coscienziose. Sapienti che sanno che qualcosa noi non lo sappiamo e non lo sapremo mai e che ci spingono a cercarli e a cercare cose in ogni angolo della nostra mente se queste non si riesce a vederle né a trovarle al di fuori di noi stessi in questo o in altri mondi - Il Delirium Tremens: dovesse essere mai stato registrato il suono di un Irish Jig, questo avrebbe probabilmente lo stesso suono di White Light / White Heat.
INIZIO. The Perfect Adrenergic Storm. Nel 1963 moriva Aldus Huxley, 22 Novembre. Nello stesso anno usciva The Psichedelic Experience di Timothy Leary - We saw ourselves as anthropologists from the 21st century inhabiting a time module set somewhere in the dark ages of the 1960s. On this space colony we were attempting to create a new paganism and a new dedication to life as art.
Questi sono esploratori delfici (orfici, eleusini, dionisiaci o altro che sia) joyceani - To ourselves... new paganism... omphalos - e come sempre nell’Ulisse, sono il punto di riferimento geografico simbolico equivalente all’HCE di Finnegans Wake, hanno contribuito in maniera massiccia alla creazione di una nuova arte, e continuando con la doppia lettura di Joyce, c’è il successo cibernetico, pragmatico ed ecologico, ambientale, di Bateson, Watzlavich, e soci (Shannon, another Ann Arbor Top Class, con Madonna e Iggy Pop, e anche questo è Detroit Sound, a cui con U-Mass risposero i Pixies - e anche Shannon trasferendosi a Boston), del cambiamento, della realtà del viaggio e dei panorami, e della rinuncia a mettere le mani sul cervello che ancora oggi si conosce per molto meno della sua metà funzionale.
Il punto è che nemmeno Hofmann era favorevole a un loro uso così massiccio e già nel gennaio del 1966 con la presentazione del lavoro di Warhol coi Velvet Underground all’interno di un importante convegno di analisi mentale, gli psichedelici in qualche modo vengono declassati. Per cui la voce dei morti a cui i miti e gli psichedelici si rivolgono sempre per qualcosa per farci stare meglio e verso un inspiegato dentro di noi o un bizzarro fuori di noi, dovesse esistere sul serio, forse deve essere solo un monito, come le allucinazioni, non l’impostazione di un dialogo. Per arrivare a quel loro secondo disco i Velvet Underground hanno svolto un percorso massacrante, un’overdose di scena, dal teatro, le arti di scena, le arti performative, con quella storica rappresentazione alla società di neuropsichiatria, al cinema, The Velvet Underground And Nico, alla musica, perifrasi di una colonna sonora, The Velvet Underground And Nico. Poi solo musica e i suoni dei territori modificati del subconscio della nuova estate di Millbrook naufragati da un’indeclinabile spazio-temporale - White Light / White Heat - la distorsione acrobatica del colore, del tempo e lo spazio, il pensiero, del suono e l’ascolto, quel suono bianco di luce e calore. Il suono della morte di Edgar Allan Poe.


A differenza de I Paradisi Artificiali, in questi studi c’era anche una spiccata riconoscenza antropologica e sociologica, e una fermezza di ricerca molto maggiore. Non è solo arte o poesia. Ma c’è ancora molto da leggere: http://www.holybooks.com/, http://www.psychedelic-library.org/, http://psypressuk.com/2011/03/21/li..., http://www.freudfile.org/cocaine.html, http://www.freud.org.uk/events/7417.... Il secondo dei Velvet Underground è del 30 gennaio 1968. In foto la formazione originale dei Velvet Underground.


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