X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Whores’ glory

Pubblicato il 3 settembre 2011 da Giovanna D’Ignazio


Whores' glory

Il mestiere più antico del mondo in tre culture differenti: dagli "acquari" thailandesi di Bangkok ai bordelli bangladesi di Fridpur, sino alle minuscole stanze messicane di Renosa, Whores’ glory si propone come uno sguardo antropologico sulla prostituzione, la quale sembra quasi essere un universale etnologico che travalica ogni geografia, lingua o religione. Raccontata da chi la vive quotidianamente, i volti e i corpi, le lacrime e le risate, di queste prostitute, che lo siano per scelta o loro malgrado, si sovrappongono e fondono ponendo come centrali le questioni, sin troppo ignorate, del ruolo e della condizione della donna nelle fallocratiche società patriarcali e in particolare in quelle definite "terzo mondo".

«Bellissimo corpo, ottimo servizio, può pagare alla cassa» è lo “slogan” del compiaciuto tenutario del bordello-acquario di Bangkok, dove dietro il vetro, numerate, le ragazze sono esposte per essere scelte dai vari clienti, che invano trattano sul prezzo, nella speranza di uno sconto, prima di optare per la 201 o per la 150, o anche, perché no, per entrambe. Preghiera quotidiana al tempio e messa in piega, e le ragazze sono pronte a guadagnarsi l’agognata indipendenza. Meno possibilità sembrano avere le giovanissime bangladesi, che spesso ereditano il lavoro dalla madre o dalla miseria, e si sforzano di accettare con fatalità un destino al quale non possono sfuggire e una sessualità lacerante perchè culturalmente castigata, che rende la loro posizione ancor più paradossale. Molto più libere e disperatamente divertite sono le messicane, che descrivono e mostrano sino all’ostentazione, le più intime e particolari pratiche sessuali delle quali sono esperte conoscitrici.

Sacre e profane, queste donne, che abbiano dodici o quarant’anni, pregano (magari di avere più clienti, soldi e successo, come le tailandesi o di essere amate e avere una buona morte, come le messicane) e si vendono, si svelano e raccontano tra disperata allegria e dolorosa rassegnazione. Colpisce la leggerezza dello sguardo di Glawogger che tratta un argomento non facile con spensierata costernazione riuscendo a divertire, commuovere e forse anche scandalizzare, pur denunciando una drammatica verità che andrebbe necessariamente affrontata.


CAST & CREDITS

(Whores’ Glory) Regia: Michael Glawogger ; sceneggiatura: Michael Glawogger; fotografia: Wolfgang Thaler; montaggio: Monica Willi; musica: D.A.A.U; produzione: Filmförderungsanstalt, Programme Media de la Communauté Européenne, Lotus Film, Eurimages Council of Europe, Filmfonds Wien, Deutsche Filmförderfonds, Filmförderung Baden-Württemberg, Östereichisches Filminstitut, Quinte Film GmbH; origine: Germania, Austria; durata: 110’.


Enregistrer au format PDF