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Woody

Pubblicato il 21 settembre 2012 da Antonio Valerio Spera
VOTO:


Woody

Prima ancora che fosse ufficializzata una data d’uscita per To Rome with Love, in molti avevano ipotizzato un’anteprima in grande stile del film al Festival di Cannes. Così non è stato: il film è arrivato ad aprile nelle sale italiane e Woody, atteso come quasi ogni anno sulla Croisette, ha fatto il suo red carpet con tanto di cast internazionale al seguito all’Auditorium di Roma. Ma Allen a Cannes non può mai mancare, e nonostante dal Festival abbiano ormai dato per certa la sua assenza, è stato comunque protagonista. E’ stato presentato, infatti, fuori concorso Woody Allen: a documentary, film firmato da Robert Weide che ritrae come mai è stato fatto la figura del regista di Manhattan in ogni suo sfaccettatura, dall’ambito privato a quello pubblico, ripercorrendo tutta la sua vita e la sua carriera. Ma mettendo da parte le scontate interviste ai suoi storici collaboratori (da Diane Keaton a Gordon Willis fino a Penelope Cruz, passando per l’amico e collega Martin Scorsese), che aiutano con le loro testimonianze dirette a scoprire il Woody Allen artista, sagace commediante, battutista eccezionale, ciò che colpisce di più e rimane più impresso di questo documentario è l’ingresso della macchina da presa nel privato del regista, nel suo appartamento newyorkese, nella sua stanza da letto, nel suo studio. Allen si apre davanti all’obiettivo senza aver bisogno di una sceneggiatura, di un personaggio, della finzione che ne faccia da filtro. Non è Woody Allen quello che vediamo sullo schermo, ma Allan Koninsberg (questo il suo nome all’anagrafe), che spiega il suo modo di lavorare, racconta la sua infanzia, mostra gli oggetti del suo mestiere, scopre il dietro le quinte della sua straordinaria arte. Lo vediamo quindi davanti alla sua vecchia macchina da scrivere, lo osserviamo passeggiare per le strade della grande mela indicando il palazzo dove è cresciuto, la sala (che non c’è più) dove è nata la sua passione per la Settima Arte, dove ha scoperto i grandi autori del cinema american ed europeo. Lo ammiriamo mentre lavora sul set grazie a splendide immagini d’archivio, e soprattutto lo seguiamo anche mentre, seduto sul suo letto, apre il cassetto del suo comodino e tira fuori un ammasso confuso di fogli: si tratta dei primi destinatari dei suoi spunti narrativi, delle sue battute istantanee. Allen, come raccontano anche la sorella e i suoi collaboratori, è sempre in fase di scrittura, ha sempre un pezzo di carta pronto per essere calcato dalla sua penna; ogni idea, in qualunque momento balzi nella sua testa, viene stesa immediatamente e poi riposta in quel magico cassetto. E’ da quei fogli ammucchiati a caso che nascono i film di Woody Allen, film che il documentario di Weide passa in rassegna dal primo all’ultimo, raccontandone e mostrandone aneddoti della lavorazione, descrivendone la genesi, riportando le opinioni della critica e i gradimenti del pubblico.
Woody Allen: a documentary è Woody Allen a 360°, l’autore di Io e Annie visto da se stesso e dagli altri. Uno sguardo critico e storico completo su uno dei maggiori registi della storia del cinema, montato con un ottimo ritmo e strutturato su una ricerca e una selezione di materiale veramente notevole.


CAST & CREDITS

(Woody Allen: a documentary); Regia, sceneggiatura: Robert Weide; montaggio: Robert Weide, Karoliina Tuovinen; interpreti: Woody Allen, Diane Keaton, Jack Rollins, Gordon Willis, Leonard Matlin, Penelope Cruz, Larry David; produzione: B PLUS PRODUCTIONS, LLC., WHYADUCK PRODUCTIONS, RAT ENTERTAINMENT, MIKE’S MOVIES, INSURGENT MEDIA, THIRTEEN’S AMERICAN MASTERS; distribuzione: BIM; origine: USA; durata: 113’.


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