Workshop con Bill Plympton

Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il mondo dell’animazione conosce questo grande uomo nato a Portland, Oregon il 30 Aprile del 1946. Un personaggio capace di un umorismo terribilmente salace secondo solo all’assurdità delle situazioni che ritrae. Un cartoonist indipendente che, attualmente, non ha rivali. Bill Plympton, signori e signore, presenta, durante l’undicesima edizione dei Castelli Animati di Genzano, il suo spettacolo: The Bill Plympton Show.
Microfono alla mano e lavagnetta per gli schizzi accanto, Plympton enumera quelli che sono i temi della sua ora col pubblico: si spazia dai suoi inizi, passando per dei video in anteprima e finendo con alcuni consigli per avere successo con l’animazione indipendente. Un tratto sicuro contorna, sul foglio A3, un corpo femminile: è una Marylin Monroe. Uno dei momenti fondamentali nella vita dell’animatore americano. Ricorda, il buon Bill, quando, negli anni del College un suo amico, candidato per le elezioni della scuola , gli chiese di disegnare un poster per la sua campagna elettorale. Senza farselo ripetere, l’allora piccolo Plympton, usò l’effige di Marylin per pubblicizzare l’amico. Il risultato fu, in primis, un severo richiamo dal preside del College, che si trasformò, in un secondo momento, in una etichetta: era diventato un disegnatore radicale ribelle, un mito per i suoi compagni di classe. Con un sol colpo aveva capito il potere del disegno, la sua capacità di impressionare le persone e quale sarebbe stato il suo futuro. Ancora oggi rendiamo grazie a quel preside dell’Oregon City High School. A seguire questa introduzione vengono proiettati tre video: un videoclip, realizzato per Weird Al Yankovic (famoso negli USA per le sue canzoni umoristiche) dal titolo Don’t Download this song; e due teaser di altrettanti progetti che sta ultimando, ossia Idiots and angel e Shut Eye Hotel. Il primo della lista è un geniale clip che ha come fulcro una canzone di Yankovic sul tema del download illegale di MP3 e ci mostra, in pochi minuti, come un adolescente stregato dalle sirene del download pirata diventi un fuorilegge alla stregua di assassini, spacciatori e feccia di tal genere. Plympton, racconta di come fosse stato facile lavorare con Yankovic, il quale fidandosi ciecamente di lui, non volle vedere nemmeno uno storyboard. Il risultato di questa piena libertà d’espressione è un video sullo stile dei musical americani anni ’30 di Bubsy Berkeley, ovviamente filtrato dal tratto plymptoniano, capace di metamorfosi improvvise quanto irreali. (Per chi fosse interessato, il video è disponibile in streaming qui) Gli altri due video, sono invece interessanti per le storie narrate. In Idiots and angel il protagonista è un uomo terribilmente egoista a cui crescono delle ali: queste gli permettono di compiere buone azioni. Il problema è che lui non vuole! Vorrebbe rubare denaro dalle tasche altrui e per questo, cerca di disfarsi del prezioso dono. Shut Eye Hotel è invece la storia di una stanza d’Hotel (lo Shut Eye appunto) dove vengono commessi efferati delitti: le vittime vengono ritrovate senza testa e l’assassino non lascia tracce. In un’atmosfera cupa, da film noir, una poliziotta cercherà di svelare il mistero ed arrestare il killer a scapito della sua stessa vita; ci riuscirà, ma non del tutto.. I temi che Bill Plympton predilige sono essenzialmente due: sesso e violenza (da cui anche il titolo di due serie di corti animati, Sex & Violence). La scelta è dovuta al fatto che, entrambi, permettono innumerevoli spunti umoristici, e se c’è una cosa che Plympton adora è proprio far ridere il pubblico. Questi due temi mancano nei suoi due ultimi lavori, in uscita nel prossimo anno (gennaio il secondo, autunno il primo): il sesso è un ricordo, la violenza è decisamente minore, abbondano invece le atmosfere dark ed una certa tendenza alla serietà; come afferma Plympton "sono vicini allo stile di Lynch". A noi, però, i quadri ricreati ricordano più certe atmosfere hard-boiled degli anni ’40, specialmente Shut Eye Hotel: un vero e proprio poliziesco della belle époque del noir americano.
A terminare il suo intervento, l’uomo di Portland ci illustra i suoi dogma riguardo la vendita dei propri lavori d’animazione indipendenti (applicabili da qualsiasi animatore in erba), riassumibili in tre punti: 1. devono essere corti, è infatti molto difficile vendere opere più lunghe di cinque minuti; 2. devono essere economici, altrimenti diventano troppo costosi da vendere; 3. devono far ridere, perchè la gente quando vede l’animazione vuole ridere (anche se in realtà non si capisce bene il perchè!). Oltre a specificare che queste possono essere anche le caratteristiche della sua donna perfetta, Plympton indica quello che secondo lui è il cartoon perfetto, quel quid che cerca di ottenere nei suoi lavori. Il corto in questione si intitola Bambi meets Godzilla, dura poco più di un minuto ed è di una semplicità esilerante: Bambi, che bruca tranquillamente alcuni fili d’erba viene schiacciato dal piedone di Godzilla. Fine. Pochi disegni, molto economico, molto divertente e vendite alle stelle. Un’equazione perfetta. Ulteriore dogma nel motteggio plympotoniano è quello che riguarda la proiezione dei film ai festival: per vendere un lavoro bisogna mandarlo ai festival dove gli addetti ai lavori potranno osservarlo attentamente, decidendo poi se comprarlo o meno. A seguire cita poi quelli che per lui sono i festival migliori a questo fine: si parte dagli Academy Awards, e poi via via, Cannes, Sundance, Annecy e Clermont-Ferrand. Il prontuario del perfetto animatore indipendente si conclude con un consiglio: "mantenete i diritti sui vostri lavori, perchè le forme di introiti possono essere le più svariate (pubblicità, DVD, internet, ecc.) e più si va avanti più le vostre opere aumentano di prezzo; pensate che continuo a vendere Your Face a prezzi sempre maggiori... e sono passati 20 anni!"
Finisce qui l’incontro con Bill Plympton e, noi come il resto della sala, non possiamo che sospirare: avremmo voluto ascoltarlo ancora per ore, guardarlo disegnare, mettere a nudo la sua essenza, farci raccontare della sua vita e dei suoi lavori. E la passione. Lo ringraziamo per averci passato la sua passione per l’animazione, così come fanno tutti gli animatori che da undici anni, ormai, si alternano nella sala del cinema Modernissimo di Genzano, mai come in questo Festival, ricolma di una componente impagabile, che pochi altri festival propongono. Per questo non smetteremo, mai, di ringraziare anche i Castelli Animati: quello che Raffaelli&co ricreano in quella sala è un piccolo angolo di paradiso, per tutti coloro che amano l’animazione, beati, infine, di poter entrare in contatto con il cuore pulsante di ogni animatore. La passione.
