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Yes Man

Pubblicato il 9 gennaio 2009 da Gaetano Maiorino


Yes Man

Provate a dire di no alla vita una prima volta e tutto intorno a voi sembrerà trasformarsi in un grigio quadro, una sfocata fotografia. Provate a pronunciare invece, forte e squillante, il vostro sì e per magia vi troverete immersi in fantastiche avventure e un arcobaleno di felicità farà da cornice alla vostra esistenza. La filosofia spicciola dell’ultimo film di Peyton Reed, Yes Man, si può così riassumere in poche parole: affronta la vita con ottimismo e voglia di fare e tutto prima o poi tornerà a tuo favore. Se ne accorge Carl, annoiato impiegato di banca, mollato dalla moglie e in difficoltà anche a tenersi stretti gli amici, a causa del suo atteggiamento costantemente negativo. Trascinato da un suo ex compagno di scuola ad assistere a un seminario di una sorta di santone moderno che predica la filosofia del SI’, il personaggio interpretato da Jim Carrey, si renderà conto che questa brevissima parola può cambiargli la vita, sovvertire il corso della sua esistenza, fargli provare nuove emozioni e fargli incontrare l’amore. Si regge precariamente in equilibrio l’idea che fa da motore a questa commedia, vittima di continue e pericolose oscillazioni verso il ridicolo. Banale, scontata, prevedibile nell’esito, la storia di Carl è già segnata e fortemente stereotipata. Dopo Abbasso l’amore e Ti odio ti lascio ti…, Reed cambia punto di vista e decide di mettere da parte le coppie in crisi per dedicarsi a un solo protagonista. La dialettica è sempre la stessa però: da una situazione problematica, grazie a una svolta inattesa, si passa a una riscoperta di un se stesso migliore. Evoluzione classica delle storie a lieto fine hollywoodiane. Per i film precedenti si trattava di un incontro “forzato” o di una rottura, per Carl è una sorta di rivelazione (pseudo)divina, un po’ come succedeva al Bruce di Una settimana da Dio. Manca però quel pizzico di cattiveria e cinismo che faceva proprio di Bruce un personaggio molto reale. Carl è semplicemente stanco della sua vita, ma è fondamentalmente un buono e il suo accettare incondizionatamente ogni proposta gli venga fatta dopo aver deciso di dire di sì al mondo, rasenta la stupidità. I continui sì (dalle lezioni di coreano al pagare da bere per una notte intera allo sposare una donna mediorientale via internet) diventano solo il pretesto per creare una gag dopo l’altra e forzatamente trovano una loro logica nella struttura del film. Ma per fortuna di Reed c’è Jim Carrey. È infatti grazie a lui che ogni scena del film acquista valore. Il suo Carl è costruito sulle smorfie di Ace Ventura e The Mask e si regge in piedi proprio grazie alla riscoperta di quella mimica corporea e facciale che Carrey aveva un po’ limitato nelle ultime apparizioni. Lasciato a briglia sciolta, l’attore canadese ritorna a fare il comico tout court e fa comprendere come tutto il film possa reggersi soltanto grazie al suo talento. Diventano irresistibili anche le situazioni più assurde e surreali, quelle inspiegabili, quelle in cui da ridere ci si potrebbe trovare poco, ma che grazie a un gesto, a uno sguardo a un movimento del corpo di gomma di Carrey, si rivelano efficaci. Carrey non interagisce con i personaggi di contorno, agisce su di essi, li usa, e li usa bene, per raggiungere l’obiettivo, la risata, come i migliori attori di cabaret tormentano la propria spalla. Ogni sequenza ha un’impostazione tale che ad emergere è la vis comica del solo protagonista in un film dichiaratamente costruito su di lui. A parte una lieve critica al “metodo” dei numerosi seminari di autostima che proliferano oltreoceano, e al cinismo della società attuale, che basa tutto sulla realizzazione personale trascurando la solidarietà verso il prossimo, Reed mantiene il suo standard, realizzando un altro facile prodotto di intrattenimento. Carrey d’altro canto, torna a divertirsi, a innamorarsi della bella ti turno e a fare da istrione valorizzando una pellicola appena sufficiente. Ogni altro attore avrebbe fallito.


CAST & CREDITS

(Yes Man); Regia: Peyton Reed; sceneggiatura: Nicholas Stoller, Jarrad Paul, Andrew Mogel; fotografia: Robert D. Yeoman; montaggio: Craig Alpert; musica: Mark Everett e Lyle Workman; interpreti: Jim Carrey (Carl Allen), Zooey Deschanel (allison), Bradley Cooper (Peter), Terence Stamp (Terrene Bundley); produzione: Warner Bros. Pictures, Heyday Films, Villane Roadshow Pictures, The Zanuck Company; distribuzione: Warner Bros; origine: USA, 2008; durata: 104’.


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