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10 Canoe

Pubblicato il 1 giugno 2006 da Giampiero Francesca


10 Canoe

In un tempo antico, il giovane Dayindi (Jamie Dulpilil, figlio del performer e attore australiano David Dalpilil) desidera ardentemente la moglie più giovane di suo fratello Minygululu. Per far capire al ragazzo quali leggi imprescindibili governino il mondo e la tribù Minygululu narra, durante la raccolta delle uova d’oca, una storia ancestrale, la storia di un amore proibito, di stregoni, di vendetta e di morte...

Quattro anni dopo The Tracker (2002) Rolf de Heer torna nell’Australia profonda con uno sguardo e un’attenzione completamente diversa dalla sua opera precedente. Negli occhi del regista è sparita ogni traccia di critica sociale o riferimento, anche velato, all’attuale condizione delle popolazioni aborigene in Australia. Lo spirito che lo anima è lo stesso di Donald Thomson l’antropologo che, nel 1937, iniziò a studiare la popolazione Yalungu. Raccontare una gente, le sue origini, le sue tradizioni, così come gli stessi aborigeni vorrebbero fosse fatto. Uno spirito che rasenta il documentarismo richiamato alla mente dalla continua voce narrante che accompagna le immagini. Un’anima ben riconoscibile nel racconto della caccia alle oche, nella descrizione meticolosa della costruzione delle canoe, nella rappresentazione precisa delle usanze locali dal Makaratta (rito del castigo) alla danza della morte. All’interno del racconto la divisione dei piani narrativi è sottolineata da chiare scelte stilistiche. Da un lato il bianco e nero di Dayindi rievoca le foto e l’anima antropologica di Thomson, dall’altro il colore del l’esposizione di Minygululu manifesta il riferimento ad un immaginario, ad un universo mitologico, in cui gli elementi reali si fondono con la fantasia. Su tutto la voce del narratore (David Dulpilil), unico elemento di contatto con l’oggi, sola fra tutte ad esprimersi in inglese.
L’occhio di Rolf de Heer si posa su ogni singola inquadratura come per riprodurre la realtà, scevra da ogni finzione scenica, riproponendo alla perfezione la mentalità aborigena. Solo ciò che è reale è degno di essere raccontato. Semmai, l’unico accenno polemico, riguarda lo stretto legame che univa, nell’epoca arcaica, la legge della natura a quella dell’uomo. Un contatto ormai dissolto le cui ripercussioni sono manifeste davanti ai nostri occhi.

(Ten Canoes) Regia: Rolf De Heer; soggetto e sceneggiatura: Rolf de Heer in collaborazione con la popolazione di Ramingining; fotografia: Ian Jones; montaggio: Tania Nehme; scenografia e costumi: Beverly Freeman; interpreti: Crusoe Kurddal (Ridjiimiraril), Jamie Dayindi Gulpilil (Dayindi/Yeeralparil); produzione: Fandango/Vertigo; distribuzione: Fandango; origine: Australia 2006; durata: 90’

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