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20 sigarette

Pubblicato il 7 settembre 2010 da Edoardo Zaccagnini


20 sigarette

20 sigarette è un film autobiografico, drammatico. Il ricordo raccontato di una strage vissuta in prima persona. Quella famosa, terribile e politicamente cavalcata di Nassirya. Chi lo ha diretto è un uomo che oggi ha 35 anni, e che all’epoca dei fatti ne aveva ventotto. Si chiama Aureliano Amadei, zoppica e ha molte schegge ancora conficcate in corpo. Ha subito una decina di inteventi chirurgici, e nel 2003 era un ragazzo come tanti. Sentimentalmente confuso, vitale, il figlio di una certa borghesia romana un pò svampita, di larghe vedute e ovvie fragilità. Era uno di quei giovani che amano esprimersi con l’arte, che hanno imparato a comunicare i loro sentimenti, i loro stati d’animo, le proprie idee. Ragazzi vivaci che passano la loro buona gioventù, nella lenta e generazionale attesa di diventare adulti, a lungo tempo precari diversi da altri precari, ad esprimere il proprio punto di vista sulle cose e sul mondo, ovviamente circondati di persone affini ai loro desideri e alle loro esigenze esistenziali.
Non era un soldato, tutt’altro, anzi, la guerra era per lui uno schifo. e lo è tutt’oggi. Una delle peggiori cose che l’uomo possa concepire. Orrore puro.
Aveva studiato da attore a Londra, aveva costruito un documentario sul pugile Tiberio Mitri, piuttosto interessante, passato pure sulla Rai, e aveva fatto anche altre altre cose. A Nassirya, quel terribile giorno di novembre, ci stava quasi per caso, perchè un suo amico, un regista più grande di lui, più esperto, lo aveva invitato a dargli una mano per un lavoro che doveva fare in Iraq. Aureliano c’era andato, un pò scettico un pò curioso. Ne aveva discusso con gli amici, era volata pure qualche battuta, ci avevano scherzato su con una birra.
Si definiva anarchico, conosceva la realtà dei centri sociali, era un convinto antimilitarista. Borsa da viaggio, il look di uno che parte per un viaggio culturale. Felpa, andatura ciondolante, il pacchetto di sigarette che avrebbe finito di fumare tutto insanguinato, lo stesso che avrebbe dato il titolo prima a un libro e poi ad uno spettacolo teatrale. Oggi a un film presentato a Venezia 67, nella sezione Controcampo italiano. Sette anni dopo che la vita di Aureliano Amadei è diventata diversissima da come era prima. Per le ferite fisiche e per quelle morali. Per il terrore impresso addosso, per gli attacchi di panico in agguato.
Abbiamo raccontato i primi minuti di un film che non vorrebbe essere politico, che rifiuta ogni ideologia, che vuole raccontare un’esperienza personale incredibile, dolorosissima. Ma anche dire di più sui militari italiani in Iraq. E scavare, senza ambire a chissà quale qualità cinematografica, o a chissà quali profondità contenutisitiche, dentro le pieghe di una realtà raccontata, si fa per dire, soltanto dai media frettolosi e attenti a caricare i contenuti di valore politico. 20 sigarette è un film per questo interessante, libero, rispettabile, che non vorrebbe essere tanto, o almeno non solo, un film di guerra, quanto un film sui sentimenti. Lo sostiene l’autore, per chiarire le emozioni vissute a contatto con una realtà particolare, ma fatta di persone diverse l’una dall’altra. Lo ha scritto, insieme a Volfango De Biasi, Gianni Romoli e Francesco trento (già co-autore del libro) per raccontare prima di tutto la sua maledetta vicenda, e per mostrare una realtà un pò più complessa rispetto alla sua descrizione ufficiale. Ma è chiaro che raccontare attraverso i sentimenti un punto di vista irregolare, svincolato, sobriamente nuovo sulla guerra in Iraq, e sulla strage che ha ucciso molti connazionali, dà il là a una danza politica, per fortuna breve, nelle stanze del potere del nostro paese. Chissenefrega, effetti inevitabili, che magari danno pure una mano al film, alla vigilia del suo rapporto con la sala. L’opera rimane interessante, non tanto come costruzione registica, anche se il film sta in piedi sempre, seppur didascalico a momenti, seppure eccessivamente bipolare nello stile. E’ interessante l’accattabile reportage personale sul disastro. C’è una gran voglia di raccontare la propria esperienza, insieme ad una migliore verità, da parte di Amadei. che non cerca una verità piena di chissà quali colpi di scena, una verità scandalosa e pericolosa, ma una verità sottile che ribadisce i lati pessimi e quelli più nobili di una situazione problematica e discutibile.
Si sorride, in questo film dignitoso che non è un gran film, come in uno di quei tanti film sui trentenni romani di Prati o del Flaminio. Poi si è costretti a distogliere lo sguardo dallo schermo, tanto crude sono certe immagini. Non senza rimanere colpiti da una sequenza cinematografica alla Salvate il soldato Ryan. Poi, e questo te lo aspetti meno, e non sei troppo convinto che sia stata una scelta azzeccata, si torna spesso a sorridere, perchè la realtà, dice ancora il regista, è troppo piena di momenti di ironia. Il che è vero, ma il cinema cattura le emozioni e suscita le riflessioni anche se ci si attiene a certe regole. Punti di vista, pensieri che non eliminano il rispetto per un film che racconta di ragazzi di qualità e di altri più furbetti e meno valorosi. Che ricorda con affetto il regista Stefano Rolla (interpretato da un sempre in forma Giorgio Colangeli), che ribadisce i viscidi interessi di stato, ed abbraccia il dolore privato delle famiglie delle vittime. 20 sigarette, che è anche un romanzo di formazione last minute, unico e paradigmatico, è il racconto di un incontro tra mondi diversi. E’ il reportage articolato e libero di quell’incontro, di quei due mondi distanti che non si parlano quasi mai. I ragazzi colti e precari da una parte, borghesi metropolitani di oggi, con le tasche piene di progetti, di cultura, di comunicazione, e i militari italiani, dall’altra, con la divisa attillata e i capelli a quasi zero, l’abbronzatura, il fisico, il baschetto, i gradi e le armi in mano, i cognomi meridionali. L’autore racconta quello che ha visto, che ha sentito, che ha provato. Perchè, probablilmente, era libero ed attento il suo sguardo.


CAST & CREDITS

Regia: Aureliano Amadei; Sceneggiatura: Aureliano Amadei, Francesco Trento, Volfango De Biasi, Gianni Romoli, Montaggio: Alessio Doglione; Fotografia: Vittorio Omodei Zorini; Interpreti: Vinicio Marchionni, Giorgio Colangeli, Carolina Crescentini; Produzione: R&C produzioni; Distribuzione: Cinecittà Luce


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