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30 e lode

Pubblicato il 10 marzo 2013 da Alessandro Izzi
VOTO:


30 e lode

In università, poco prima di iniziare una sessione d’esame, i professori chiedono un minuto di silenzio e poi un applauso per una studentessa morta in una rapina.
La cerimonia improvvisata è già rappresentazione di un contrasto tra Istituzioni e individuo.
Il gioco delle inquadrature isola i personaggi in una dialettica di principi opposti: da una parte i docenti, figure investite del loro ruolo, allineati a far fronte comune e muro da fronteggiare, dall’altra i ragazzi disposti in piccoli gruppi, a sancire la mancanza di un riconoscimento di classe.
In poche semplici inquadrature il senso di un discorso è già abbondantemente definito. La frattura è insanabile. Non c’è ombra né ricordo di contestazioni studentesche e di fantasia al potere. Qui l’Università è organismo statico, granitico e incomprensibile. Luogo di giochi di potere, punto di arrivo di professionisti dell’esame che vedono l’insegnamento come carriera e le prove di verifica come fabbriche di soldi. Dall’altro lato, invece, i ragazzi, rassegnati al silenzio, sono condiscendenti e un poco complici nella loro accettazione di una posizione subalterna imposta dall’alto. Anche quando commemorano una di loro, lo fanno svogliatamente, senza tanto sentimento, come atto dovuto al mantenimento di uno status quo.
L’atmosfera è qui già horror. Perturbante e disturbante anche da prima che rapidi flash-back ci portino a comprendere il perché della morte della studentessa aiutandoci a scoprire una dolorosa coincidenza di colpevoli per crimini diversi.
Non siamo dalle parti del thriller, dove la scoperta del colpevole riconduce il racconto alla quiete del punto di partenza, ma veramente in un racconto orrorifico dove la presa di consapevolezza dello stato delle cose coinvolge il solo spettatore portandolo se non altro a sperare in un futuro migliore.
30 e lode racconta tutto questo nello spazio aureo di dieci minuti. Cede alle lusinghe del genere per muoversi nel terreno della denuncia.
Ad essere sotto la lente di in gradimento è la realtà universitaria degli atenei di famiglia, delle collusioni mafiose, del clima di diffusa illegalità che, alla fine, passa pure in mezzo agli esami.
30 e lode è il voto che si danno l’un l’altro i colpevoli di un diffuso cancro di clientelismi grandi e piccoli, è il voto che il professore dà al figlio dell’amico a sua volta professore, è il volto che l’assistente giovane riesce spesso a dare alla studentessa che sa essere compiacente. Ed è triste che si guardi a questo status quo con pesante rassegnazione.
Il corto, forte nei contenuti, non è altrettanto sorvegliato nella forma. Tecnicamente discreto, si concede con troppa grazia ad un gusto di genere caricato e marcato con poco occhio agli equilibri (troppo piano l’inizio della commemorazione, troppo enfatiche le scene della rapina e della successiva e più visivamente risaputa, fuga). Abbastanza bravi, gli interpreti. Nel complesso è una visione comunque interessante.

Tweeting: Università, meritocrazie e fatti di sangue in un corto volutamente di genere.

Where to: Il corto è stato "Menzione Speciale" nel Festival “Popoli e religioni” di Terni.


(30 e lode); Regia e sceneggiatura: Salvatore Romano; fotografia: Elio Bisignani; montaggio: Andres Arce Maldonado;interpreti: Stefano Muroni, Walter Cordopatri, Eliana De Marinis, Antonio Tallura; produzione: Loading Production; origine: Italia, 2012; durata: 10’,15’’


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