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Fuecu e cirasi

Pubblicato il 20 ottobre 2018 da Alessandro Izzi
VOTO:


Fuecu e cirasi

Giacinto torna in paese dopo un lunghissimo periodo di assenza.
L’occasione è il pranzo che dovrebbe sancire il suo fidanzamento con Lena, figlia di un boss locale proprietario degli ampi appezzamenti di terreno in cui crescevano i ciliegi da cui i ragazzini di paese rubavano i frutti con autentico sprezzo del pericolo.
Cosa trovi Lena in Giacinto non è facile a dirsi. Lei, in fondo, se non altro per il peso del nome di famiglia, potrebbe pretendere ben altro. L’uomo che si è portata in casa, invece, è massiccio, un po’ sovrappeso e ha il volto candido di uno che è rimasto un po’ bambino, soprattutto negli occhi sempre attraversati da un lampo di tenero stupore. Lo interpreta Nick Nocella in una delle più azzeccate scelte di casting che ci sia mai capitato di vedere tanto a bravo a reggere sulle spalle un personaggio che deve risultare in qualche modo dolce anche nelle calcolate ambiguità.
Cosa cerchi, infatti, questo personaggio teneramente incongruo in un covo di criminali non è chiaro fin da subito, ma si capisce che non è nulla di buono.
Fuecu e Cirasi di Romeo Conte è il racconto di una vendetta consumata fredda, a distanza di tanti anni dai fatti che l’hanno cagionata. Ce la racconta alternando a bella posta due piani temporali che si incrociano e poi sovrappongono in un crescendo inarrestabile. E la cala in un cotesto, quello della Puglia più bella e solare, che ha il respiro dei campi che si perdono pigri all’orizzonte, appena attraversati da qualche muretto a calce viva che marca proprietà.
La location è il cuore più pulsante del corto. Una natura indifferente ai fatti nella sua esplosione di gialli e di azzurro, tripudio di un’estate della vita in cui le occasioni andrebbero raccolte come le ciliegie, ma tenendo sempre a mente che alla fine c’è un proprietario cui dover dare conto. L’importanza dell’ambiente nel piano drammaturgico è evidente sin dalle prime inquadrature aeree e respira forte in ogni fotogramma, pur nel peso di una post produzione in cui la color correction interviene forse un poco più del dovuto. È la location a dare a questa storia di passato e presente che si rincorrono il tono epico di certo western alla Leone, rivissuto però in una chiave meno espressionistica e con un occhio maggiormente in cerca di poesia.
Sostanziato da una scelta linguistica e regionale senz’altro coraggiosa per un corto, Fuecu e Cirasi sembra ambire quasi al respiro del lungometraggio. Non solo per l’importanza del campo lungo (ma anche i primi piani hanno la loro forza), ma soprattutto per l’articolazione narrativa che, nell’arco piano di pochi minuti, sta anzi costretta e un poco soffre.
Come soffrono un poco anche i personaggi di contorno, sacrificati all’altare della durata, ma in cui si intuiscono possibilità narrative che sceneggiatura e regia avrebbero senz’altro esplorato se ci fosse stato appena un poco più di spazio.
Fuecu e Cirasi è quindi un corto da vedersi rigorosamente su grande schermo: un’anomalia interessante nella produzione italiana del piccolo formato.

Tweeting: Più che un corto, un’autentica promessa di cinema.

Where to: Visto al Festival Filoteo Alberini di Orte


(Fuecu e Cirasi); Regia: Romeo Conte; sceneggiatura: Romeo Conte, Valentino Mario Conte; fotografia: Duccio Burberi; montaggio: Valentino Mario Conte; musica: Mimmo Epifani; interpreti: Nicola Nocella, Giorgio Colangeli, Valentina Corti, Vittorio Salonna, Samuele Leo, Monica Negro; produzione: Coar Cooperativa Artisti S.C.R.L., Events Production; origine: Italia, 2017; durata: 15’


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