Arturo e il gabbiano
CARPE DIEM
Arturo è un uomo anziano e non ha più nulla da chiedere alla propria vita: sua moglie non c’è più, i suoi figli sembrano essersi dimenticati di lui e i giorni scivolano via lenti e inesorabili. Finché, seduto sulla solita panchina, con lo sguardo disperso verso l’orizzonte e gli sbiaditi ricordi di una vita vissuta, l’attenzione di Arturo viene catturata dalle buffe movenze di un gabbiano intento a mettersi in posa, insieme a una divertita coppietta, pronta a scattare un selfie. In quel momento, Arturo, uomo anziano e malinconico, capisce che ha un’”ultima” cosa da chiedere alla propria vita.
Il cortometraggio Arturo e il gabbiano, nato dalla penna di Alessandro Izzi e diretto da Luca Di Cecca si presenta come un colorato divertissement sulle imprevedibilità della vita, ma nasconde molto più di quanto potrebbe raccontare una semplicistica storiella su un uomo anziano impegnato a fotografare goffamente un uccello dispettoso.
Dal punto di vista della messa in scena, Di Cecca spezza sapientemente il corto in due parti, procedendo quasi in modo soporifero nella prima parte, dilatando la quotidianità dell’anziano Arturo, riuscendo a trasmettere un senso di rassegnazione misto a dolcezza; una volta sopraggiunta la svolta, ecco che Arturo e il gabbiano si affida a una montaggio più dinamico e acquisisce una brillantezza visiva che tiene incollati allo schermo.
Ma racchiusa in una confezione oculata, si sviluppa una storia appassionata, che non ha il semplice scopo di strappare qualche lacrimuccia, tutt’altro: Arturo e il gabbiano è un turbinante richiamo alla vitalità, un sorriso abbagliante contro il grigiore dell’immobilità spirituale, prima ancora che fisica. Izzi ha bene in mente il fine verso cui la sua penna lo condurrà, ma ci tiene a mettere in chiaro che l’unica cosa che conta non è ciò che la vita ha in serbo per noi – l’incontro casuale tra Arturo e il gabbiano -, ma la consapevolezza che da ogni più piccolo evento, da ogni distrazione camuffata, è necessario sapere e riuscire in tempo a coglierne l’importanza, la dimensione, per continuare a vivere, piuttosto che sopravvivere.
Arturo e il gabbiano è anche un’operazione ben ponderata dal punto di vista estetico, grazie alla scelta di uno stile grafico che richiama esplicitamente e volutamente Up di Pete Docter e Bob Peterson, sfruttando diversi elementi in comune, dalla presenza di un protagonista anziano, al rimando “sensoriale” del volo – dai palloncini a un gabbiano, in questo caso, il passo è breve -, stuzzicando la fantasia grazie a una concatenazione narrativa di eventi che spinge all’interpretazione, anziché a narcotizzare lo spettatore con trovate addomesticate e sdolcinate.
Vincitore del “Premio Migliore Animazione” al N.I.F.F. – Noto International Film Festival 2020, del “Premio Pevecorto” all’AmiCorti Film Festival 2020, del “Premio Mejor Animaciòn” al Pet Film Festival Tepozlan 2020 e destinatario della “Menzione Speciale Animazione” al Premio Cinematografico Palena 2020, Arturo e il gabbiano ha partecipato e continua a partecipare a numerose kermesse, tra cui alla prima edizione del Capri Film Festival, al Sarayevo Film Festival, al Supertoon e, ancora, all’Anibar Film Festival, al Florida Film Festival e al Cartoon on the bay.
A buon ragione.
(Arturo e i gabbiano); Regia: Luca Di Cecca; sceneggiatura: Alessandro Izzi; montaggio: Lorenzo Conte; musica: Manuel Contreras; produzione: Luca Di Cecca; origine: Italia, 2020; durata: 5’