388 Arletta Avenue

Ciò che appare essere il titolo di un documentario o di una commedia italiana con protagonista Lino Banfi, 388 (B)Arletta Avenue, in realtà è un Thriller/horror molto particolare perchè narrato tutto dalla prospettiva di un maniaco che tormenta una giovane coppia (James e Amy) appena trasferitasi nella casa corrispondente al civico di quella via. Attraverso telecamere di controllo (ampio spazio è stato dedicato all’horror e alle telecamere di controllo nel numero 1 di close-up carta di settembre/ottobre) sparse nella casa, nella macchina e nell’ufficio dei due protagonisti, quest’uomo dall’identità misteriosa li spia e li spaventa a morte, spostando oggetti all’interno della loro abitazione, mettendo musica a tutto volume e uccidendo il loro gatto. Gioco che diventa ancor più spaventoso quando improvvisamente Amy scompare da casa e James si trova tra mille dubbi e sospetti a dover indagare completamente solo.
Un’idea non originalissima se non nel finale, davvero interessante, che però ha due pecche molto grandi. La prima è quella di avere una sceneggiatura poco coinvolgente, dove per lunghi tratti non accade quasi nulla facendo nascere la speranza nello spettatore che si tratti di un cortometraggio di venti minuti e non di un lungo di un’ora e mezza (speranza purtroppo infranta non appena scatta il ventunesimo minuto di proiezione). La seconda è quella di lasciare sulle spalle di un attore poco dotato e piuttosto impacciato come Nick Stahl (già deludentissimo John Connor in Terminetor 3: le macchine ribelli), il difficilissimo compito di portare avanti la storia da solo per oltre sessanta minuti. Le scene sono ripetitive e piuttosto noiose, non c’è trasporto, non ci sono colpi di scena nè picchi degni di nota fino all’epilogo (che insieme all’incipit resta la cosa migliore del film). Persino le trovate sonore sono piuttosto banali e quasi disturbanti nel loro pedante proporsi e riproporsi come vere protagoniste dei momenti di "suspense". Le inquadrature son poco ricercate e l’uso di telecamere di controllo non giustifica la bruttezza estetica di alcune immagini. Inoltre l’unico personaggio indiziato come probabile maniaco è poco credibile non facendo altro che allungare un brodo già scotto e prolungare l’agonia dello spettatore.
Secondo film, dopo quello di Balaguero, presentato qui al festival di Torino su violazione di domicilio e maniaci psicopatici e seconda delusione. Anche se tra i due film c’è davvero un abisso, perchè il cineasta canadese non ha la potenza visiva nè tanto meno l’humour del collega spagnolo. Un vero peccato per un regista, Randall Cole, che con il suo precedente lungometraggio, Real Time, aveva fatto davvero ben sperare. Ancor più un peccato veder trasformare una brillante idea in un’opera piatta e facilmente dimenticabile. Bocciato!
(id.); Regia e sceneggiatura: Randall Cole; fotografia: Gavin Smith; montaggio: Kathy Weinkauf; interpreti: Nick Stahl, Mia Kirshner, Devon Sawa, Aaron Abrams; produzione: Copperheart Entertainment; origine: Canada, 2011; durata: 86’;
