Dopo il matrimonio
Dopo il matrimonio perché dopo il matrimonio succede di tutto: svelamenti, maternità biologica e maternità acquisita, malattie mortali, desideri inespressi. Isabelle (Michelle Williams) se ne sta tranquilla a Kolkata in India a gestire la struttura che ospita bambini orfani (quale è stata lei alla loro età). Li conduce a fare meditazione sul ciglio di un laghetto, gioca con loro, ha un suo preferito, Jai (Vir Pachisia), piccoletto sveglissimo e legato a lei più degli altri in un rapporto speciale che si avvicina al materno. Ma arriva una telefonata: da New York qualcuno vuole conoscerla per fare una corposa donazione all’orfanotrofio. Isabelle tutto vorrebbe piuttosto che allontanarsi dalla pace indiana ma è obbligata a farlo: quei soldi servono. A New York con i chapals (sandali tipici) ai piedi entra nel lussuoso albergo a cinque stelle che le hanno prenotato, appoggia la sua sacca da viaggio minimale su un mobile con specchio e osserva perplessa la grande suite bianca e linda che ha un’area più grande di tutto l’istituto. A breve la vengono a prendere e la conducono da Theresa Young (Julianne Moore), potente capo di azienda che sta per vendere e vuole fare una cospicua sovvenzione alla struttura dove lavora la bionda e apparentemente ingenua Isabelle. L’incontro tra le due donne avviene il giorno prima del matrimonio della figlia maggiorenne della manager, Grace (Abby Quinn). L’invito va da sé e dunque alla cerimonia Isabelle vede Oscar (Billy Crudup) da lontano, lo riconosce e si avvicina. È la madre biologica di Grace, una bimba avuta insieme da molto giovani, che si erano accordati di dare in adozione ma che, all’ultimo momento, l’uomo aveva preso con sé. La faccenda si complica. Grace, neo sposa, capisce. Vuole conoscere meglio il corpo che l’ha contenuta nove mesi. Theresa intanto tiene sul filo la rivale riguardo ai soldi da investire nella struttura per bambini abbandonati.
Il tira e molla si svolge su più piani, finanziari e sentimentali. Oscar, nel tempo che è passato, è diventato un artista famoso che usa elementi della natura nelle sue creazioni, legni del bosco, pietre, foglie. Mostra il lavoro alla lontana ex: a tratti, riemerge un’affinità rinnegata in giovinezza. La ragazza si invaghisce della dolcezza della madre biologica, Isabelle è confusa perché scissa in due: si trova intrappolata a New York dove ha conosciuto una donna fresca di matrimonio, forse affrettato, bisognosa di chiarezza e appoggio; dall’India viene richiamata come presenza per i bambini ma anche come sostegno economico per la ristrutturazione della struttura. Isabelle è divisa, soffre ma si sforza di stare, di avere la mente aperta, di offrire e di ricevere. I due gemelli della coppia formata da Oscar e Therese si affezionano alla nuova arrivata come doveva essere, secondo una grande macchinazione generosa e altruista di uno dei personaggi.
Fedele remake dell’omonimo film girato nel 2006 da Susanne Bier, modificando però i generi sessuali dei personaggi principali - Jacob tornava dall’India alla Danimarca per sovvenzionare l’orfanotrofio in bancarotta dove incontra Jørgen l’industriale la cui moglie è la ex di Jacob e madre di Anna - il film prodotto da Susanne Moore (che si ritaglia un ruolo da premio) e diretto da Bart Freundlich, suo marito, nelle sue opere solito scandagliare i temi delicati delle relazioni umane e sentimentali. Tutto giocato intorno alle performance attoriali di Moore e Crudup (Michelle Williams ha quasi sempre un’aria spaesata, a parte una scena madre drammatica da sola nella stanza d’albergo), una regia piana senza colpi di testa, una fedele ricostruzione di un sentimento di paternità/maternità aggrappato non solo ai legami di sangue. Piacevole e commovente tra commedia e dramma.
(Dopo il matrimonio); Regia: Bart Freundlich; sceneggiatura:Bart Freundlich; fotografia: Julio Macat; montaggio: Joseph Krings; musica: Mychael Danna; interpreti: Julianne Moore, Michelle Williams, Billy Crudup, Abby Quinn; produzione: Harry Finkel, Bart Freundlich, Joel B. Michaels, Julianne Moore, Silvio Muraglia; distribuzione: Lucky Red; origine: USA, 2020; durata: 110’