Al Pacino: voglio trasmettere la passione di Oscar Wilde

Venezia, 4 settembre 2011
Al Pacino è regista, produttore, sceneggiatore e protagonista del documentario/film/spettacolo teatrale tratto da Salomè di Oscar Wilde, presentato fuori concorso al Festival di Venezia, a cui il grande attore americano si trova anche per ricevere il premio Jaeger-LeCoultre. Con lui la coprotagonista Jessica Chastain.
Il suo non è un documentario, ma un progetto molto più ambizioso e complesso
Non sapevo di preciso cosa stessi facendo, avevo una visione in mente ma non qualcosa di strutturato. Credo che ciò che ho provato a fare fosse costruire una storia, ma non so ancora come il mio lavoro si possa definire. Mi piace chiamarlo documentario eppure non lo è del tutto. Ho fatto una specie di puzzle che solo alla fine dà un’idea chiara di cosa stessi facendo, della strada che ho percorso. Il tutto molto più intensamente di come farebbe un documentario. Le interconnessioni tra le varie parti sono rivelate solo alla fine del film. Credo che si tratti di qualcosa che rivela anche degli aspetti di me stesso, del mio processo creativo. L’idea alla base del mio Riccardo III era semplicemente vedere se riuscivo a far relazionare maggiormente il pubblico con Shakespeare. In Salomè invece si tratta di dare un’idea di ciò che ho provato e di che grande scrittore e genio fosse Oscar Wilde: lo stile del suo lavoro teatrale, quanto fosse appassionato, quanto interessanti fossero gli argomenti trattati dalla sua opera.
Le ci sono voluti anni per realizzare questo progetto
Ci ho messo così tanto perché, come ho detto, non avevo ben chiaro dove stessi andando, e poi ho fatto molti altri lavori contemporaneamente. Ad un certo punto ho pensato che non ce l’avrei fatta, ho temuto di dovermi fermare. Una delle difficoltà maggiori è stata lavorare senza sceneggiatura: raccomando a tutti, anche a me stesso, di averne sempre una. E poi io non sono un regista: ho fatto cinque o sei film per conto mio, ma nessuno li ha mai visti né li vedrà mai. Conosco i registi e ciò che comporta il loro lavoro, quello che fanno, e io non sono uno di loro. Ma con Salomè ho voluto provare, si è trattato di esporsi in modo inusuale per me.
Jessica Chastain, com’è stato recitare in un film che è anche un documentario e un’opera teatrale?
Wilde Salomè è stato il mio primo film in assoluto. Quando sono stata scritturata abbiamo fatto un lavoro di preparazione di quasi un anno e quindi per tutto quel periodo pensavo costantemente a Salomè, ho preso lezioni di danza e fatto qualsiasi cosa che mi potesse aiutare ad avvicinarmi a lei. Quando poi abbiamo iniziato a girare quasi non ci accorgevamo della presenza della macchina da presa, al momento dell’inizio delle riprese stavamo provando lo spettacolo già da un mese e ci siamo trovati a dover girare il film in solo una settimana e mezzo.
Al Pacino, Come mai nel suo film interviene anche Bono?
Bono è irlandese, ed è un vero appassionato di Oscar Wilde. Inoltre è stato talmente generoso da donarci la canzone per il film.
Quando ripensa alla sua carriera c’è qualcosa di cui si pente o che avrebbe fatto diversamente? E quali sono i suoi progetti per il futuro?
Ci sono ovviamente delle cose che non avrei mai voluto fare, dei film che spererei di non aver mai accettato. Mi dico sempre che sarò selettivo, ma poi non lo sono mai, finisco sempre per fare qualcosa perché mi piace lavorare costantemente. Quindi questo è il mio futuro, una pagina da scrivere.
