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Alza la testa

Pubblicato il 6 novembre 2009 da Edoardo Zaccagnini


Alza la testa

Sergio Castellitto è Antonio Mero, un single-father, come si dice adesso, con un figlio adolescente che tira di boxe e non fa altro. Vivono entrambi su una fetta di mondo ai margini, soli, perché la madre del ragazzo, una donna albanese, ha abbandonato la famiglia da molto tempo. Entrambi "combattono" a testa bassa a ridosso di un mare triste e fuori stagione, freddo e mai limpido. Litorale romano, Fiumicino, tra reti metalliche, integrazione forzata, avanzata e quotidiana. Lavori manuali, case abusive, segrete e tenaci speranze attaccate a quel poco che possono sognare i protagonisti. Antonio Mero è un bel personaggio: spinoso, rabbioso, fallito, inconsapevole e testardo. Un uomo senza qualità, attaccato patologicamente al figlio che tira su da solo, con attenzione maniacale e gravi mancanze. Delega alla vita in costruzione del giovane la pericolosa speranza di un riscatto personale, disperato e cieco. Attraverso il figlio conserva intatta la sua incapacità di comprendere la giusta direzione e rinnova ogni giorno la sua irresistibile tendenza all’errore. Vive al posto dell’adolescente, non permette che nulla entri nella sua vita se non quello che lui/padre ha deciso che deve entrarci. E cioè un percorso esistenziale programmato istintivamente, e tutto patologicamente costruito sulla boxe. Mero sogna che suo figlio vada in nazionale, e tira fuori tutta la sua ossessionata energia per “difenderlo” dalla vita. Senza mai riuscire a capire che la "difesa" passa per il confronto libero con la vita stessa, un contatto obbligato che questo padre mezzo amico e mezzo padrone, non permette mai a suo figlio. Il quale esegue, a sua obbediente volta, e con rassegnata devozione, gli ordini affettuosi e severi del genitore, tra un suo rimprovero deciso ed un improvviso e tenero sorriso. Un figlio esile e delicato, questo Lorenzo balbettante e talentuoso, rispettoso e timoroso, silenzioso, mai cattivo. Un “bambino” che sente confusamente i propri bisogni, magro, che se il padre decide di si, allora si mangia, altrimenti dieta ferrea, innaturale e pericolosa, per rispettare il peso, per accontentare quella figura onnipresente, nella relativa convinzione che egli abbia ragione. E’ la parte più bella del film, quasi quaranta minuti di durata: la descrizione efficacissima di un ambiente fisico e culturale, la fotografia pedinante delle creature ultime, sconfitte o mai in gara, che ci sono dentro. Funzionano gli sguardi, pregevoli, i brevi sorrisi, le poche precise parole, le inquadrature, azzeccate, il ritmo, veloce ma non forsennato, le battute degli uomini anonimi che popolano quel microcosmo: freddure da quartiere popolare, semplici, immediate, di bassa lega, vere, perfettamente contestualizzate. Realismo di ottima qualità nella prima frazione di gioco cinematografico, la continuazione/miglioramento di tanti momenti già presenti in un esordio solido e compatto, quel L’Aria salata che sempre a Roma, tre anni fa, aveva fatto conoscere e apprezzare Alessandro Angelini dalla critica e da parte del pubblico italiano. Il filo non troppo sottile che lega questi primi due lavori del regista è un rapporto sofferente tra padri e figli, in una cornice desolante e attiva, ma c’è anche la presenza transfilmica del sempre bravissimo Giorgio Colangeli: co-protagonista nella prima pellicola e qui calato con misurata passione e professionalità in un ruolo minore. Fino a qui tutto bene, anzi benissimo. Pensieri e parole super positive per questo secondo film italiano in concorso. Emozioni forti di fronte a cotanto aspro ed asciutto racconto, fatto respirare quando serve con una battuta da palestra, da cantiere, subito affogata in un momento drammatico, oppure con una canzone, alzata all’improvviso come qualche volta ha fatto Paolo Sorrentino. Qui è la voce di Fred Bongusto, che avvolge fantasticamente l’unico momento di piccola felicità per quel pezzettino infinitesimale di mondo sofferente: la cena al ristorante, dopo l’incontro vinto dal ragazzo, prima della tragedia, e dell’inizio di un film diverso, di viaggio non solo fisico verso una nuova conoscenza. Un film meno risolto e meno preciso di quello dinamicamente statico e nervoso della prima parte. Ecco la svolta del film: il figlio annusa la propria coscienza, incontra la madre e poi si lascia andare ad un amore limpido e bellissimo, girato con maestria dall’autore e stangato dall’ostacolo ennesimo che il padre gli mette davanti, e che Lorenzo tenta di superare perdendo le staffe e la sua placida impotenza. Ma, soprattutto, dando un calcio letale alla sua tenera e trattenuta vita: è la sera di un nuovo incontro, ma stavolta Lorenzo non combatte, si lascia picchiare, e poi se ne va via per protestare contro suo padre, che ha superato il limite andando dalla giovane romena, appena amata dal figlio, a dirle, minacciandola ed aggredendola non solo verbalmente, di lasciare in pace quel ragazzo promessa, amore folle, strumento di riscatto. Piove forte, Lorenzo parte in motorino e sta per lasciare se stesso e un film che sta per cambiare paesaggio, per non abbandonare mai storie di sofferenza, ma incontrando temi densi, “delicati” e “pericolosi” come la diversità sessuale e la tratta di immigrati clandestini. Qualche metro e poi lo schianto fatale, coma irreversbile, morte cerebrale per Lorenzo. Rimane un cielo plumbeo sopra un vicenda umida e dolorosa, ma si perde il ritmo e l’aderenza al reale che regnavano straordinariamente in precedenza. I dialoghi risultano più “scritti”, sembrano meno leggeri ed incisivi, le stesse azioni del pur bravissimo protagonista principale, un Sergio Castellitto preziosissimo, un’altra volta ancora ad altissimo livello, non sembrano i gesti poeticamente meglio rappresentativi di un padre che ha appena perso l’unica sua, smodata, ragione di vita. L’accorta gestione della materia girata si perde nell’elaborazione primaria del lutto paterno, coi piani suggestivi del regista che non riescono a cogliere la profondità del concetto e quindi del personaggio. Può essere il primo momento meno fortunato ed efficace del film, e ci può stare perchè l’opera è giovane come il regista che l’ha fatta. Ma quella prima ampia sezione di film non la ritroveremo quasi più nemmeno quando sappiamo che il cuore di Lorenzo è stato donato ad un ragazzo di trent’anni che vive chissà dove. Assistiamo alla tragica colpa paterna che trasforma Mero in un proletario buono buono, anche se ancora ruvido e sballatissimo nel rapporto con la vita. Inizia la sua nuova silenziosa, dannata e solitaria vita, resa tale dall’unica via che il suo dolore silente sente respirabile: l’andare alla ricerca di quel cuore pulsante che adesso abita dentro un altro corpo. Road movie verso un non luogo di frontiera, simbolo estremo di marginalità, dove altrettanta sofferenza lo attende, e insieme a questa un pacchetto carico di colpi di scena spiazzanti e discutibili che testano e provocano la sua insperata ed avvenuta formazione. Riscopriamo tratti di cinema interessante e comprendiamo il percorso esistenziale del protagonista, ma sentiamo la sovrabbondanza indesiderata di tanta carne al fuoco, e la troviamo malcotta, confusa di sapore e capace di allontanare il film dal suo gusto iniziale di amara compattezza, di uno stile efficace incastonato in una sceneggiatura fino ad un certo punto impeccabile. Siamo comunque soddisfatti della potenzialità espressa dall’autore, ben consapevoli di quanto il secondo film sia delicato per ogni regista. Per questo lo attendiamo fiduciosi alla sua terza prova, memori delle emozioni provate e solo in parte offuscate dall’evoluzione della storia narrata in Alza la testa.

Guarda il Videodiary della CloseUp Tv dal Festival del Film di Roma 2009 con l’intervista al regista Alessandro Angelini.


CAST & CREDITS

Regia: Alessandro Angelini; Sceneggiatura: Alessandro Angelini, Angelo Carbone, Francesca Marciano; Montaggio: Massimo Fiocchi; Fotografia: Arnaldo Catinari; Interpreti: Sergio Castellitto, Gabriele Campanelli; Giorgio Colangeli, Anita Kravos; Produzione: Donatella Botti per Bianca Film, Alien Produzioni, Rai cinema; Distribuzione: 01distribution; Origine: Italia 2009


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