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Americana - Girls

Pubblicato il 19 novembre 2012 da Eleonora Piquereddu


Americana - Girls

Mettiamo insieme questi tre ingredienti: quattro ragazze, New York, HBO. Sebbene il primo pensiero vada (ovviamente) a Sex and the City, è di una nuova serie che stiamo parlando, una scommessa che la stessa emittente americana ha messo in onda ad Aprile 2012 e che dall’11 Ottobre è arrivata anche in Italia, su MTV.
Girls, di cui è già stata confermata la seconda stagione (di dieci episodi come la prima), racconta le vicende di quattro ragazze poco più che ventenni che, arrivate a New York dopo il college, cercano faticosamente il loro posto nel mondo. Sebbene il concept non abbia nulla di innovativo, c’è un elemento essenziale che rende la serie originale e autentica allo stesso tempo: chi scrive è ciò di cui si scrive.
La giovanissima Lena Dunham, già premiata per il lungometraggio Tiny Furniture (che ha scritto, diretto ed interpretato) al South by Southwest e agli Indipendent Spirit Awards, rispettivamente per il miglior lungometraggio e per la migliore sceneggiatura d’esordio, si ricala nella triplice veste di sceneggiatrice, regista e attrice protagonista, creando una serie fresca e decisamente attuale.
Girls racconta infatti senza alcun filtro la realtà di una ragazza “normale” che vive nel mondo di oggi. Dimentichiamoci la New York glamour e patinata, le scarpe Jimmy Choo, i vernissage e Mr. Big, e prepariamoci ad un piccolo ma accogliente appartamento di Brooklyn, scarpe da tennis, feste in capannoni abbandonati e a uno pseudo fidanzato tanto perverso quanto tenero. Le quattro protagoniste Hannah (Lena Dunham), Jessa (Jemima Kirke), Marnie (Allison Williams) e Shoshanna (Zosia Mamet), interpretate tutte da attrici semi-sconosciute al grande pubblico ma perfettamente calzanti il loro personaggio, sono infatti alle prese con le problematiche che un qualsiasi venticinquenne di oggi è costretto ad affrontare: il limbo tra l’università e il mondo del lavoro, il doversi mantenere accettando qualsiasi occupazione, il rapporto difficile con genitori e coinquilini e ovviamente le vicissitudini amorose. Oltre l’attualità degli argomenti raccontati è la genuinità, l’assenza assoluta di orpelli a caratterizzare la serie: la protagonista stessa è una ragazza qualsiasi, cicciottella ma molto carina, insicura e spaventata, auto-ironica e spiritosa, un personaggio autentico, che mette a nudo se stesso e in cui è decisamente più facile riconoscersi rispetto ad una bellona in limousine alla Gossip Girl.
Gli stessi dialoghi sono finalmente vicini ad un qualsiasi discorso di un ragazzo del 2012 e non delle analisi filosofiche su “chi siamo” e “da dove veniamo” o delle indagini psicologiche dettagliate che si pretende di affibbiare ad un quindicenne di nome Dawson che dimostra evidentemente dieci anni in più e vive a Capeside. Intendiamoci, ogni serie che voglia raccontare il mondo dei giovani deve trovare una chiave di lettura che catturi il pubblico, passando dall’innocenza di Dawson’s Creek, appunto, alla trasgressione estrema di Skins, solo per citarne alcune. E quella di Girls è proprio il realismo, il voler dare un quadro di questa generazione senza bisogno di dipingerla a tutti i costi impazzita, tossica e disinibita, ma scegliendo di trattare la “normalità” - se così la possiamo chiamare - il quotidiano, ciò che di solito sembra essere meno interessante ma fa parte della vita di ognuno di noi. A tutto questo aggiungiamo che la scrittura della Dunham è piacevole e divertente, il suo stile strizza l’occhio a Juno e a tutto il cinema indipendente degli ultimi anni, mantenendo però una sua identità. Girls è sicuramente una novità interessante nel panorama televisivo, una serie il cui titolo è indicativo non solo della “materia” di cui si parla, ma del pubblico a cui è indirizzata, ma che può piacere anche alla controparte maschile, la quale potrebbe imparare qualcosa di più sulle piccole donne di oggi.


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