Americana – Sons of Anarchy

Vi è una dicotomia forse inconciliabile, una profonda e incontenibile frattura che con la sua violenza dilania lo schermo, lungo la scia tracciata dalle motociclette che solcano le strade di Charming, California. Da una parte un passato che si dibatte per affiorare e venire a galla, così da poter squarciare il velo di ipocrita assuefazione che intristisce il presente: tutto per prospettare un futuro diverso che abbia come obiettivo il cambiamento, contro l’insostenibile peso dell’eterna staticità e della coazione a ripetersi, nell’errore morale. Da un lato la giovinezza e una presa di coscienza del proprio essere e divenire; dall’altro la vecchiaia e la fine degli ideali, soldati che sono stati venduti al migliore offerente. Infine l’ideale contro il disagio contemporaneo, laddove, però, proprio grazie a quel disagio l’ideale è riuscito a farsi scorgere, viatico necessario affinché si possa intravedere un mito di (ri)fondazione morale.
SAMCRO è l’acronimo di ’Sons of Anarchy Motorcycle Club, Redwood Original’, un’associazione di motociclisti (altresì conosciuti come ’Sam Crow’) dediti ad attività soprattutto illecite, la cui sede principale si trova nella cittadina di Charming; a tale club ne sono affiliati vari altri.
A Charming, come professione di copertura, i ’Sons of Anarchy’ gestiscono un’autorimessa. Tuttavia chissà quanto è larga la fetta della popolazione locale che ignora quale sia la reale fonte di sostentamento per i meccanici motociclisti. Di sicuro tale verità è ben conosciuta dall’ormai anziano sceriffo Wayne Unser, malato terminale che da tempo immemore ha rapporti di pacifico vicinato con i Sam Crow, per lui non solo un male necessario che mantiene l’ordine a Charming e tiene lontana la droga da una cittadina la cui economia non è particolarmente florida, ma anche un aiuto personale per la sua piccola azienda. Comportamento, questo, che di certo non va a genio al più giovane Vice-sceriffo David Hale.
Presidente dei SAMCRO è Clarence ’Clay’ Morrow (Ron Perlman) che, anni prima, ha raccolto il testimone da John Thomas Teller, veterano del Vietnam morto nel 1993 e fondatore del club nel ’67, in piena epoca Hippie, ispirato dalla temperie culturale e ribellistica di quel periodo. Clay ha poi anche sposato Gemma Morrow (Katey Sagal), moglie di J.T., e allevato Jax (Charlie Hunnam), il loro orfano. Ma Jax, ormai uomo, quando troverà il diario del padre aprirà sempre più gli occhi su quello che i SOA sono diventati.
Creata da Kurt Sutter (già parte del team di sceneggiatori di The Shield) Sons of Anarchy è un’opera dagli esiti finora sorprendenti, in particolare lungo la prima stagione (andata in onda nel 2009 prima su FX e poi su Cielo; la seconda, invece, è giunta in Italia in novembre, mentre in America si concludeva la terza).
La sua estrema fisicità si sposa a un’approfondita ricerca dei moti umani, colti all’interno di un universo chiuso che taluni cercano di far aprire. Giacché Charming è un’isola che tenta di preservare la sua (im)morale integrità contro l’intervento di elementi sia esterni che interni i quali, positivi o negativi che siano, rappresentano comunque una messa in discussione delle fondamenta della comunità. Senso di continuità che è alla base di un progetto che pone al centro del suo interesse tematiche strettamente connesse al tema della comunità: ossia la famiglia, la fratellanza, il sistema, la lealtà, la giustizia, la fede negli altri, il tradimento, le bugie, la punizione e il perdono. Da tali elementi, dalla loro esposizione come dallo loro messa in crisi, nasce quella frattura tra la stasi e il movimento, tra la conservazione e il cambiamento, di cui si parlava inizialmente.
Sons of Anarchy è una tragedia moderna, ambientata tra personaggi da bassifondi, le mani dei quali sono sporche di sangue e di un’estrema violenza, per un’opera che si dibattende tra dolore, crudeltà e sofferenza. Una materia, questa, che la televisione negli ultimi quindici e passa anni (da NYPD a Oz a I Soprano) ha saputo affrontare, spesso con grande coraggio, trovando un veicolo di raffigurazione nei generi legati al crime. Si pensi, in proposito, al portato di una rivoluzione che ha investito pure l’Italia, perlomeno attraverso gli (unici) esempi incarnati da Romanzo criminale, Donne assassine e Il mostro di Firenze, prodotti notevoli proprio perché nati per lo schermo sperimentale di Sky e che, grazie a ciò, hanno potuto spingersi al di là dei limiti della rappresentazione canonica.
Parlando di tragedia occorre sottolineare come Sons of Anarchy si sia ispirato all’Amleto shakespeariano, richiamandolo con una certa evidenza fin dall’inizio. Si pensi, a riguardo, al personaggio - anzi al ’fantasma’ - di J.T. il quale, attraverso il suo diario, comunica col figlio, (qui) indirettamente esortandolo a riportare la sua comunità al passato (Jax è il Vice-presidente dei SOA, per cui ne è il Principe), in un certo senso col fine di rendere giustizia alla memoria e agli ideali del Padre, traditi da Clay-Claudio e Gemma-Gertrude (ritratti come esempi della generazione che ha venduto i propri sogni).
Però la grandezza della serie ideata da Sutter, al di là dei dubbi esistenziali e delle ambiguità dei personaggi, risiede nella capacità di osservare la stessa problematica da opposti punti di vista, riuscendo a donare un senso di realistica umanità ai suoi personaggi, comunque combattuti e inquieti, a volte travolti dalle circostanze, spesso ambigui. Si pensi, in particolare, alla grandezza della matriarca Gemma, colonna portante dei Sam Crow e figura che risalta ancor più grazie all’interpretazione di Katey Sagal.
Inoltre, sempre col fine di mostrare l’altra faccia del mondo, frequenti sono gli inserti umoristici: sboccati e quasi grotteschi, sanno raggiungere elevate vette espressive, andando a confluire in quel magma inquieto che è alimentato principalmente dalla violenza della rappresentazione, la quale sa colpire senza risultare gratuita o inutile. Quest’ultima, piuttosto, sa come sconvolgere: come è accaduto in 1.08 (Comincia la guerra, in orig. The Pull) dove una coppia, che si è ritrovata dopo anni, fa l’amore, con passione, nella medesima stanza dove uno dei due ha appena ucciso un uomo, uno stalker. E tale scena può ben essere considerata come l’emblema di un lavoro che vuole oltrepassare i limiti, per un racconto che porta in scena le vite di persone che i limiti li hanno valicati, fin da giovani. Confini che continuano a essere varcati, in una serie molto americana che proprio l’America raffigura.
