Animanera

Una premessa. Scrivere non proprio bene di un film italiano difficile - sostenuto tra l’altro da associazioni come Prometeo - che prende di petto un tema vischiosissimo come la pedofilia, può apparire se non oltraggioso quantomeno irrispettoso nei confronti di un progetto dalle intenzioni di certo non discutibili, ideato e realizzato due anni fa e distribuito con difficoltà solo ora. Ma quanto la ricezione critica (o meno) di un film può e dovrebbe essere influenzata da tutto ciò che di extracinematografico prepotentemente la pellicola suggerisce e che - in questo caso più che in altri, visto il tema - non può lasciarci indifferenti? Purtroppo o per fortuna, al cinema si fanno i conti coi risultati, non con le intenzioni.
Animanera, dell’esordiente (per il cinema) Raffaele Verzillo, sceglie non solo di raccontare la storia di un serial killer che stupra e fa a pezzi decine di bambini, ma tenta pure la strada della spiegazione psicanalitica, cercando di dimostrare come e cosa fa muovere il pedofilo e le modalità di avvicinamento ai ragazzini. Il tutto imbrigliato, malamente, nelle maglie più che sbrindellate di una sorta di psycho-thriller, che è insieme film di denuncia e poliziesco.
Sulle tracce dell’introvabile psicopatico lavorano il tenebroso Luca Ward, commissario di polizia, e la bella psicologa Giada Desideri, entrambi frustati dalle prove che non hanno e dalle notizie di omicidi di bambini che continuano ad arrivare. (Stereo)tipicamente contrapposti, i nostri due protagonisti rappresenterebbero l’uno, l’uomo di legge rude, che sull’onda delle proprie emozioni di sdegno nei confronti di un uomo che si comporta come una bestia, sembra disposto per la causa ad agire anche oltre la legalità e reprime il suo nervosismo giocando maldestramente con gli anelli a fascia che ama indossare e far tintinnare uno sull’altro; l’altra, invece è la donna di cervello che in onore della propria razionalità e dei propri studi cerca risposte di senso nei comportamenti e quindi nella mente dello psicopatico, che è pur sempre un uomo.
Ma se siamo disposti a perdonare a Verzillo questi personaggi da (pessima) fiction televisiva, come pure il cliché - tanto evidente da apparire totalmente fasullo - della famiglia del piccolo Andrea (prossima vittima dello stupratore) tutta presa tra riti mondani e telefonino che non smette di squillare, proprio non siamo disposti a digerire scelte registiche e di montaggio parecchio scricchiolanti. La via psicologica del film pretenderebbe di ispessirsi per mezzo di allucinazioni, sogni e ricordi malamente raccordati, all’insegna di un montaggio di dissolvenze da filmino amatoriale. La scelta peggiore rimane la sequenza che vede in montaggio alternato il bacio dei due protagonisti e la violenza dello psicopatico sul bambino. Che Verzillo c’abbia voluto dire che è l’amore l’origine e insieme la conseguenza di tutto? Peccato che il risultato riesce ad essere (involontariamente) ancor più straniante e disturbante di quanto volutamente dovrebbero esserlo le scene in cui gabbie, torture e volti minacciosi dai versi sinistri si impongono sulle povere piccole vittime, raggomitolate su se stesse. Su tutto una colonna sonora il cui uso più didascalico non si potrebbe, sempre alla ricerca dell’effetto facile e, per di più, una risoluzione del caso che ha del ridicolo.
Bene la svolta nel comportamento del killer che ritrova la propria infanzia terribile nei gesti e nei disegni di Andrea, ma possibile che tra tutti i bambini stuprati non ce ne fosse nemmeno uno che prima d’allora avesse disegnato un albero, il più banale dei soggetti per ragazzini delle elementari? E se pure fosse, possibile poi che i nostri investigatori trovino immediatamente e a colpo sicuro quell’albero nelle campagne romane?
Animanera subisce tutto il peso della materia trattata, ma la vera zavorra di questo film non è altro che se stesso, nel difficile mixaggio tra una sceneggiatura mai onesta e scelte registiche votate all’eccesso e mai all’equilibrio. Tenere conto delle intenzioni non può bastare, forse stavolta più che in altri casi, visto quanta sensibilizzazione su questo tema il nostro belpaese ha disperatamente bisogno. Animanera, invece, dimostra quanto il potere del cinema diventi nullo in mano a chi non è in grado di farne un uso puntuale.
(Anumanera) Regia: Raffaele Verzillo; soggetto: e sceneggiatura: Raffaele Verzillo e Pier Francesco Corona ; fotografia: Giovanni Brescini; montaggio: Elisabetta Marchetti; musiche:16 BIT; interpreti: Antonio Friello (Enrico Russo), Giada Desideri ( Dott.ssa Anna Polito), Luca Ward (Commissario Masciandaro), Luigi Santoro (Andrea); produzione:MARCO VERZILLO PER SCRIPTA PROGEDA S.R.L.; distribuzione: MEDUSA; origine: Italia 2006; durata: 95’
