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Anna Karenina

Pubblicato il 20 febbraio 2013 da Luca Lardieri
VOTO:


Anna Karenina

Mettere insieme uno dei più importanti sceneggiatori della storia del cinema, Tom Stoppard (Brazil, L’impero del sole, Shakespeare In Love per citarne alcuni), e uno dei registi più talentuosi dell’ultimissima generazione, Joe Wright, per portare sullo schermo il capolavoro di Lev Tolstoij, Anna Karenina, era, già sulla carta, un’operazione che suscitava notevole interesse e grandi aspettative. Aspettative ricompensate pienamente perché questo dramma in costume viene trasposto sullo schermo con trovate registiche e visive che appagano sia occhi che cuore di ogni spettatore.
La messa in scena, a metà strada tra metacinema e metaracconto, trasporta il proprio pubblico all’interno della pellicola trasformandolo in una comparsa/attore attivo di una vicenda dolorosa che offre spunti e riflessioni a più livelli. L’idea di aprire con la macchina da presa fissa sul sipario chiuso di un teatro, che nel corso degli eventi cardine della storia diventa il fulcro di ogni azione, quasi a voler dire che ognuno di noi è un attore che recita una commedia già scritta dalla quale non può in alcun modo sottrarsi, è davvero notevole. Un gioco continuo tra sguardi visivi e sguardi morali che trasformano tutti in manichini in cui quasi nulla ha senso se non la veridicità delle proprie azioni mosse dai propri istinti. Se così da una parte la regia di Wright e, forse ancor di più, la sceneggiatura di Stoppard sembrano attrarre il giudizio dello spettatore verso l’indignazione nei confronti di Anna e di ammirazione nei confronti di Karenin (ma potremmo citarne almeno altri 4 o 5 di personaggi/giudizi), in realtà è come se il tutto, compresa la macchina da presa, venisse rivoltato verso di noi tirando fuori le nostre idee preconcette di giusto e sbagliato e "l’involontaria" attitudine dell’uomo a ergersi a giudice supremo. Così la macchina sinuosa che scivola tra i volti e gli sguardi immobili delle persone presenti al primo ballo tra Anna e Vronsky e di quelle presenti all’Opera che di fatto chiude il film, in realtà simula un passaggio in mezzo a noi spettatori e alla società di cui facciamo parte. Il non detto nella regia di Wright funziona ancor meglio delle parole di Tolstoy, che trascende per rendere un omaggio ancora più fedele a ciò che probabilmente era il pensiero dello scrittore. La musica, i rumori e tutto il lavoro compiuto sull’audio dal regista di Londra non fanno che confermare il suo stile, ormai inconfondibile, iniziato con Espiazione e maturato col bellissimo e sottovalutato Hanna. Non solo il sodalizio col nostro Dario Marianelli e la loro scelta di caratterizzare i personaggi con un motivetto ben preciso, ma i sospiri, i rumori e soprattutto i silenzi diventano coprotagonisti di questa storia. Sospiri resi con estrema intensità da tutto lo straordinario cast (Jude Law e Keira Knightley su tutti) dove forse l’unica nota meno intonata è rappresentata dal giovane Aaron Taylor-Johnson. Una menzione speciale poi meritano costumi e scenografie. Queste ultime nel loro continuo alternarsi tra "realtà" e ricostruzione teatrale stupiscono per fascino e originalità. Bellissima poi l’idea di chiudere il tutto in una sorta di mondo delle fiabe in cui Mosca e San Pietroburgo si raggiungono a bordo di un piccolo trenino di latta.
Anna Karenina è davvero un gran bel film che iscrive di diritto il quarantenne Joe Wright nell’Eden degli Autori con la A maiuscola.


CAST & CREDITS

(Id.) Regia: Joe Wright ; sceneggiatura: Tom Stoppard tratto dall’omonimo romanzo di Leo Tolstoy; fotografia: Seamus McGarvey; montaggio: Melanie Oliver; musica: Dario Marianelli; scenografia: Katie Spencer; interpreti: Keira Knightley (Anna Karenina), Jude Law (Karenin), Aaron Taylor-Johnson (Vronsky), Matthew Macfadyen (Oblonsky); produzione: Universal Pictures, Focus Features, Working Title Films; distribuzione: Universal Pictures; origine: USA 2012; durata: 129’.


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